C’è questo groviglio micidiale di trame, di infedeltà, di opacità, di ricatti incombenti, che si va dipanando davanti ai nostri occhi. Che si è piantato nel cuore delle istituzioni e leminaccia. E alla fine anche quel poco di credibilità che rimaneva alla politica, si vede sempre più degradata, agli occhi dei cittadini più consapevoli (non dei qualunquisti) . È da circa un anno che il Bubbone ha iniziato a prendere forma, una tessera del puzzle dopo l'altra, una scoperta e un'ammissione dopo l'altra. E se muoversi con prudenza e circospezione è, in questi casi, è sempre cosa buona e giusta, ora appare giunto il momento delle soluzioni radicali. Quelle che, di fronte all'annuncio di clamorose rivelazioni, possono comportare costi ma salvano la dignità della Repubblica e dei suoi cittadini.È evidente che è accaduto qualcosa di grave nel corpo dello Stato e nelle sue adiacenze. Qualcosa che va oltre le «normali» patologie legate, anche nelle democrazie più solide, all'esercizio del potere o all'impazzimento di alcune sue propaggini. Siamo davanti invece ai segnali di un fenomeno tumorale che per fortuna non si è ancora mangiato le istituzioni ma è stato sul punto di trasformarle in un campo di battaglia. Vogliamo ricordarlo, l'abicì dello Stato democratico moderno? a) Il potere politico, di natura elettiva, governa e dirige lo Stato. La burocrazia, i corpi militari e di polizia, hanno natura rigorosamente neutrale e obbediscono al potere politico nel rispetto della Costituzione. b) L'opposizione ha il pieno diritto di esistere e di svolgere la propria funzione, anch'essa nel rispetto dei principi costituzionali, sicché nessuna azione può essere svolta o dettata dal governo per controllarne e limitarne ruolo e prerogative. c) Nessun uso dei corpi militari e di polizia può essere fatto altresì per colpire i diritti costituzionali dei cittadini e delle loro libere associazioni, comprese quelle partitiche, e nemmeno per colpire il diritto all'informazione, caposaldo di ogni Costituzione democratica. Infine, d) i magistrati sono indipendenti dal potere politico ed esercitano verso tutti, anche verso il potere politico, un controllo di legalità; anch'essi, ovviamente, assoggettati alle leggi.Forse lo schema è troppo sintetico, ma disegna a sufficienza i fondamenti di una democrazia. Che prevedono poi, come è noto, una serie complessa di equilibri tra i differenti poteri. E prevedono, inoltre, che in ogni caso nessun esercizio della forza, nessuna facoltà investigativa lesiva dei diritti personali, possano essere usurpati da associazioni o da poteri privati. Ora lo scenario che si va delineando ai nostri occhi nega in radice quel disegno democratico. Ci mostra un'opposizione, ma soprattutto una società controllata in forma incostituzionale dal potere politico. Dove chi deve esercitare - per Costituzione - il controllo di legalità, ossia la magistratura, viene sottoposto ad attività di controllo e di spionaggio. Dove chi non è compatibile con le logiche di dominio o di governo viene schedato e trattato alla stregua di soggetto eversivo (con i limiti posti all'uso pratico di questa nozione dal fatto che la sanzione penale non può scattare in mancanza di reati e in presenza di una magistratura indipendente). Dove insomma, un po' come avviene nei sistemi autoritari, l'etichetta di «comunista» o di «amico dei comunisti» viene usata per legittimare la rottura del quadro costituzionale. Per carità, non voglio tornare qui a polemizzare con chi rideva delle denunce sul regime negli anni montanti del berlusconismo. Ma certo gli storici più neutrali troverebbero nelle carte ulteriori elementi per sostenere che negli anni passati gli impulsi al regime ci sono stati eccome. Così come la vicenda Telecom-Tavaroli. Ora sono davvero molti i punti da cui si può convergere verso la consapevolezza che il sistema che abbiamo descritto non esprime una «semplice» sensazione o intuizione (che difficilmente autorizzano in una democrazia garantista soluzioni radicali). Ma è il frutto di una montagna concordante di dati. Ora bisogna intervenire, con forza, senza indugi/inciuci. Anche per evitare - vogliamo dire la verità? - quel che già avviene: e cioè che si diffonda in alcuni strati della popolazione l'idea che non si «possa» intervenire per via della capacità di ricatto che questo sistema illegale esprimerebbe verso uno o l'altro dei settori della politica o dell'economia più legati al governo.(P.S. Una volta in un discorso pubblico Silvio Berlusconi rivendicò tra i suoi meriti anche quello di non avere mai usato i servizi segreti per spiare l'opposizione. Fui colpito da quella rivendicazione. Perché la sola ipotesi, il solo averlo pensato, come «merito» da esibire agli italiani, mi sembrò terrificante. Ora si capisce qualcosa di più...).Visto che i bersagli de SISMI entravano ipso facto nel mirino di Berlusconi e della sua band. L'episodio più grave tra quelli finora emersi, dunque il più ignorato dai minimizzatori, è quello rivelato due giorni fa da Francesco Grignetti su la Stampa: il falso dossier di Pompa per screditare l'allora capo del Sismi, ammiraglio Gianfranco Battelli, poi sostituito dall'amico (di Pompa e di Berlusconi) Niccolò Pollari. Un caso da manuale di «tecnica di un colpo di mano», che fa il paio con quello gemello avvenuto in casa Telecom negli stessi giorni dell'estate 2001: la prima estate del secondo governo Berlusconi. Nell'agosto 2001 Berlusconi ha appena insediato il suo governo e già rischia di tracollare per la sciagurata gestione del G8 di Genova. Pompa produce «report» a getto continuo sui presunti nemici del Cavaliere, un vero e proprio «network internazionale» da «disarticolare» anche con «metodi traumatici». Il nemico - avverte - si annida ovunque, financo a Palazzo Chigi, dove urge «bonificare». Cioè, anzitutto, cacciare l'ammiraglio Battelli, noto comunista.Il 27 settembre Berlusconi decapita i servizi: al Sismi esce Battelli ed entra Pollari, con Pompa al seguito. Intanto l'operazione si ripete pari pari alla Telecom. Qui la patacca non è un dossier fasullo, ma una cimice-bufala. Protagonista il trio Tavaroli-Mancini-Cipriani.Solo cinque anni più tardi, indagando sul fallimento della Verzoletto, si scoprirà che la cimice era fasulla (un telefono cellulare smontato, senza display, tastiera e involucro esterno e dotato di un'antenna e un cavetto artigianale) e, per giunta, a infilarla nell'auto di Bondi era stata la stessa ditta indicata da Tavaroli per la «bonifica». Fu così che nel settembre 2001, mentre Pollari e Pompa s'insediavano al Sismi, Tavaroli si installò alla security Telecom. La Banda Bassotti aveva preso il potere. E non era la sola.
Ma cosa risponde la destra ?
«FALSE ACCUSE DELLE TOGHE POLITICIZZATE» «Dopo avere indebolito e smantellato i nostri servizi segreti, ora la sinistra solleva un polverone polemico infondato e assurdo.Ma tutto questo serve al Paese?». A chiederselo è il coordinatore di Forza Italia, Sandro Bondi. «Sono disperato - sostiene l'esponente azzurro- nel vedere l'irresponsabilità di una classe politica che cerca di sfuggire ai propri doveri verso il Paese con delle polemiche e delle accuse totalmente prive di fondamento e istigate ancora una volta dalla magistratura politicizzata».
La politica è sempre stata un gioco di interessi «particulari» contrapposti. L'età d'oro della politica disinteressata non è mai esistita. Però la politica mette in gioco anche ideali, e tra questi il perseguimento del bene pubblico e di un interesse generale. Se non lo fa, è inaccettabile «bassa politica». E questo è il punto al quale il vecchio modo di fare politica è oramai arrivato. Che è caratterizzato da un doppio gioco nel quale i politici sono insinceri, o mentono, quando spiegano al popolo bue quello che fanno, mentre sono muti come pesci sulle vere ragioni del loro fare. La vecchia politica, la politica che pratichiamo, funziona così. Non è una politica fondata sulla trasparenza, come ci viene spudoratamente raccontato, ma invece sull'inganno, sul dire una cosa e farne un'altra.
Non gli deve essere consentito di farla franca.
Ma cosa risponde la destra ?
«FALSE ACCUSE DELLE TOGHE POLITICIZZATE» «Dopo avere indebolito e smantellato i nostri servizi segreti, ora la sinistra solleva un polverone polemico infondato e assurdo.Ma tutto questo serve al Paese?». A chiederselo è il coordinatore di Forza Italia, Sandro Bondi. «Sono disperato - sostiene l'esponente azzurro- nel vedere l'irresponsabilità di una classe politica che cerca di sfuggire ai propri doveri verso il Paese con delle polemiche e delle accuse totalmente prive di fondamento e istigate ancora una volta dalla magistratura politicizzata».
La politica è sempre stata un gioco di interessi «particulari» contrapposti. L'età d'oro della politica disinteressata non è mai esistita. Però la politica mette in gioco anche ideali, e tra questi il perseguimento del bene pubblico e di un interesse generale. Se non lo fa, è inaccettabile «bassa politica». E questo è il punto al quale il vecchio modo di fare politica è oramai arrivato. Che è caratterizzato da un doppio gioco nel quale i politici sono insinceri, o mentono, quando spiegano al popolo bue quello che fanno, mentre sono muti come pesci sulle vere ragioni del loro fare. La vecchia politica, la politica che pratichiamo, funziona così. Non è una politica fondata sulla trasparenza, come ci viene spudoratamente raccontato, ma invece sull'inganno, sul dire una cosa e farne un'altra.
Non gli deve essere consentito di farla franca.
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