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martedì 24 giugno 2008

L'AMICO DI TUTTI


CARI COMPAGNI, FEDELI ALLA LINEA PUBBLICHIAMO ALCUNI STRALCI DI INTERCETTAZIONI TRA L'AMICO ( RODOLFO GRANCINI )DELL'AMICO DI TUTTI ( MARCELLO DELL'UTRI ) E L'AGENTE DI POLIZIA FRANCESCA SURDO.

LA COSA CHE PIÙ ADORO DEI CORROTTI È LA LORO VISIONE REALISTICA DELLA POLITICA ITALIANA.

"E' la politica, è una cosa sporca, è tutto un ricatto, un dare avere, non c' è niente di pulito..."


Temeva di essere intercettato il faccendiere Rodolfo Grancini, l' uomo che secondo la Procura di Palermo pilotava i processi in Cassazione per conto dei boss mafiosi, considerato il crocevia del patto tra massoni ed esponenti di Cosa Nostra emerso dall' indagine siciliana. Lui che si muoveva spesso tra Roma e la Sicilia, teneva gli incontri più riservati in un luogo sicuro: le sacrestie di Sant' Ignazio di Loyola, la chiesa-madre dei gesuiti romani. Lì riceveva e parlava, al riparo da eventuali microspie. Anche per conto (e forse con) il senatore di Forza Italia Marcello Dell' Utri. Col quale ostentava grande amicizia. I carabinieri li hanno visti insieme, anche con altre persone, in un bar del centro e altrove. Ma la rivelazione sugli incontri nelle stanze secentesche di Sant' Ignazio l' ha fatta lui stesso, parlando al telefono con l' agente di polizia sua amica Francesca Surdo (pure arrestata nell' indagine palermitana), mentre gli investigatori registravano. «Mercoledì vedo Marcellino, alle 10 al Senato», dice Grancini alla poliziotta in un colloquio del 3 luglio 2006, agli atti dell' inchiesta. «Tornava questa sera o domani - continua - perché stiamo mettendo su gli uffici bellissimi al Tritone, dove c' è il Messaggero, e ci va a lavorare mio figlio».


Subito dopo arriva la sorpresa per chi ascolta:


«Lì da lui ci vedo generali, colonnelli dei carabinieri, mi sono venuti a parlare dentro la chiesa, due, un colonnello di Asti, uno di Prato, un altro del ministero di Grazia e Giustizia, per parlare con lui». «Con lui chi?» , chiede l' agente. «Con Marcello - risponde il faccendiere -. E io li ricevo nelle sacrestie della Chiesa... Dove non ci sono microspie lì, hai capito?», e ride. Poi di seguito: «Oppure li porto sopra, nelle stanze segrete». Grancini fa il nome di un colonnello che voleva scendere in politica, con l' Udc,


«però non è stato eletto. Perché per essere eletto ci vogliono un sacco di soldi, perché non ti devi fidare degli amici, hai capito? Ti devi fidare dei nemici, che si comprano e diventano fedeli... E' la politica, è una cosa sporca, è tutto un ricatto, un dare avere, non c' è niente di pulito...».


La chiesa di Sant' Ignazio è quella retta dal gesuita settantanovenne Ferruccio Romanin, che si ritrova indagato per concorso esterno in associazione mafiosa dopo aver scritto, su indicazione del faccendiere, lettere di raccomandazione in favore di alcuni detenuti tra cui il figlio del boss trapanese Mariano Agate, condannato a 18 anni di carcere per traffico di droga. Nel 2004 il superiore di padre Romanin aveva pregato Grancini di non frequentare più la chiesa (e la sacrestia). Senza troppo successo, evidentemente, se le lettere sono di due anni dopo, così come la conversazione sugli incontri a Sant' Ignazio. In un' altra telefonata del 2006, a ottobre, Grancini e la Surdo «commentano soddisfatti» l' assoluzione del senatore Dell' Utri (già condannato in primo grado a 9 anni di pena nel processo per mafia) in un altro dibattimento palermitano dov' era accusato di calunnia aggravata. Mentre nella telefonata del 3 luglio, quando la poliziotta rivela al faccendiere di aver saputo che anche sul suo conto pendeva un processo «per una storia di assegni», il faccendiere ribatte: «Ah! Ma quello perché ho coperto Marcello». Secondo i carabinieri che ascoltano, «anche in ragione delle ulteriori risultanze investigative, il "Marcello" per conto del quale il Grancini stava asseritamente subendo il processo si identificava nel senatore Marcello Dell' Utri». Nel carcere di Rebibbia, ieri, Grancini e la Surdo - accusati di concorso in associazione mafiosa, corruzione in atti giudiziari e altri reati - hanno preferito non rispondere al giudice che li ha fatti arrestare, rinviando la loro versione dei fatti a un altro momento.

venerdì 20 giugno 2008

MENZOGNE & POTERE SPA


La convulsa attività legislativa dell’attuale maggioranza ha una caratteristica particolare: ogni provvedimento emesso è preceduto e giustificato da bugie.Non è vero che esista un problema sicurezza pubblica: il numero dei reati commessi è in costante flessione. E tuttavia il problema sicurezza pubblica è percepito dai cittadini come un problema grave perché tutti i giorni, a pranzo, cena e colazione, televisioni di Stato e private (le 6 reti controllate dal Presidente del Consiglio) e giornali di partito spiegano che c’è un grave problema di sicurezza pubblica e avvalorano questa "denuncia" con minuziosi racconti di scippi, furticiattoli e qualche reato grave, morbosamente esibito.Se adottassero la stessa tignosa diligenza per raccontare le migliaia di corruzioni che vengono scoperte ogni giorno in Italia, le decine di migliaia di frodi fiscali che impoveriscono l’Italia di centinaia di milioni di euro, le decine di morti sul lavoro che insanguinano ogni giorno fabbriche e cantieri, i milioni di abusi edilizi che deturpano il Paese, gli inquinamenti, le frodi nei finanziamenti UE, insomma tutti quelli che per la classe dirigente italiana non sono reati degni di attenzione; ebbene, è certo che i cittadini italiani avrebbero del loro Paese una percezione diversa, assai più preoccupante del preteso problema sicurezza e certamente assai più realistica.Non è vero che sono gli extracomunitari o i rumeni che commettono il maggior numero dei reati: in realtà questa categoria di persone commette il maggior numero di piccoli reati, furti nei supermercati, nei cantieri, sugli autobus; le rapine, il traffico di droga, gli omicidi sono commessi in percentuale maggiore da italiani; e naturalmente i reati di cui non si deve parlare, quelli che è bene che non preoccupino l’opinione pubblica, quelli citati sopra, la corruzione, la frode fiscale, il falso in bilancio, gli infortuni sul lavoro, i reati ambientali ed edilizi, gli inquinamenti, quelli sono commessi soltanto da italiani.Non è vero che, per quanto riguarda gli extracomunitari e i rumeni che delinquono, la soluzione giusta consiste nell’espulsione: la soluzione giusta, come ognuno può capire, consiste nel metterli in prigione, proprio come si deve fare con chiunque commetta reati.Naturalmente per fare questo occorre un sistema giudiziario che funzioni; quindi bisognerebbe cambiare in fretta e furia il 90 % della legislazione penale e processuale italiana.Quella penale, eliminando una sterminata quantità di reati inutili (mi vengono in mente l’omesso versamento di ritenute INPS, l’omesso versamento delle ritenute d’acconto, l’ingiuria, la minaccia lieve, la sosta con biglietti prepagati (i vouchers) falsificati, l’omessa esposizione negli esercizi di ristorazione della tabella dei giochi leciti; non continuo perché dovrei riempire un paio di fogli).E quella processuale, eliminando un centinaio di adempimenti formali del tutto irrilevanti, rendendo obbligatoria l’elezione di domicilio presso il difensore, riformando completamente il regime delle notifiche (obbligatori fax o e-mail per gli avvocati), abolendo l’appello, abolendo il giudizio collegiale di primo grado (un solo giudice è più che sufficiente).E poi, naturalmente, bisognerebbe abolire tutti i tribunali inutili, quelli formati da meno di 20 giudici, rivedendo tutte le circoscrizioni giudiziarie, dividendo i tribunali delle grandi città in 2 o 3 o 4 tribunali (perché tribunali enormi funzionano malissimo).E poi bisognerebbe ridurre nella misura da 10 a 1 tutti gli istituti premiali che fanno si che una pena di 10 anni significhi, nei fatti, poco più di 4 anni di prigione vera e propria.E, per finire, bisognerebbe costruire molte carceri nuove e assumere un sacco di cancellieri, segretari e personale amministrativo in genere; e naturalmente ammodernare e far funzionare una struttura informatica disorganizzata e sottoutilizzate.E’ ovvio che, piuttosto che mettersi a fare tutto questo, è più comodo far finta di aver trovato la soluzione miracolosa: li espelliamo tutti.Un po’ come i tanti miracolosi rimedi contro il cancro che avevano il vantaggio di far a meno di lunghe costose e faticose ricerche mediche e farmacologiche.Non è vero che gli extracomunitari espulsi, quando vengono riacchiappati, vengono poi assolti da giudici comunisti e sabotatori: è vero che nessuno Stato che ha frontiere con l’Italia accetta di ricevere stranieri privi di documenti; e, se gli extracomunitari espulsi non collaborano e nascondono i documenti e dicono di non averli e non si riesce a provare che invece ce li hanno, c’è poco da fare, il non aver obbedito all’ordine di espulsione non è reato per via dell’articolo 40 del codice penale: nessuno può essere punito per un fatto costituente reato se non è conseguenza della sua azione; e qui il non aver obbedito all’ordine di espulsione è conseguenza della condotta dei doganieri spagnoli, francesi, svizzeri etc..Per quanto può dire il giudice italiano, l’extracomunitario espulso "ci ha provato" ma non è riuscito ad andarsene.Non è vero che il reato di clandestinità costituisce una soluzione idonea a ridurre il numero, stimato troppo elevato, di immigrati nel nostro Paese; prima di tutto un vero reato di clandestinità, che consiste nel trovarsi illecitamente in territorio italiano, cioè senza documenti e/o senza permesso di soggiorno, significherebbe dover celebrare centinaia di migliaia di processi, tanti quanti sono gli immigrati clandestini nel nostro Paese; il che è assolutamente impossibile, visto che non si riesce nemmeno a fare i processi che ci sono ora che terminano per l’85 % con la prescrizione.E poi, per come è scritto (ma è ancora un progetto), questo reato di clandestinità consiste in realtà in un ingresso illecito nel nostro Paese: che viene commesso da chi vi mette piede per la prima volta in violazione delle leggi sull’immigrazione e viene acchiappato proprio mentre lo sta commettendo; per intenderci sul bagnasciuga della spiaggia di Lampedusa o mentre sta scavalcando la rete al confine tra l’Italia e la Croazia. Perché, se viene acchiappato 10 minuti dopo, mentre passeggia sulla spiaggia di Lampedusa o su un viottolo del Veneto, gli basterà dire che lui è in effetti clandestino e che però è entrato in Italia circa un mese fa (fra un anno dirà che è entrato circa un anno e un mese fa); e sarà assolto perché la legge, un mese fa (o un anno e un mese fa), ancora non c’era e nessuno può essere punito per un fatto che, nel momento in cui viene commesso, non è previsto dalla legge come reato: lo dice l’articolo 2 del codice penale.Certo, i poliziotti, i giudici e molte altre persone di buon senso potranno immaginare che questa dichiarazione (sono entrato clandestinamente un mese fa) non è vera; ma tra immaginare e provare, nel processo penale di uno Stato di diritto (quello che l’attuale maggioranza sta distruggendo) c’è un’enorme distanza: immaginare, supporre, sospettare non basta per condannare.Non è vero che occorre limitare le intercettazioni perché se ne è abusato, come sarebbe dimostrato dal fatto che – così dicono gli affannati esponenti della maggioranza che qualche giustificazione al loro operato debbono pur trovarla – il numero degli intercettati è elevatissimo: in realtà le intercettazioni sono disposte in una ridottissima percentuale dei processi penali (a Torino 300 processi su 200.000); quindi sono pochissime.E’ però vero che, tra gli intercettati, vi è un numero ridotto ma importante di appartenenti alla classe dirigente.Così, quando qualche politico racconta che vi è un numero troppo elevato di cittadini intercettati, in realtà sta dicendo che vi è un numero troppo elevato di politici e amici dei politici e amici degli amici che sono intercettati; e, certo, dal suo punto di vista, questa cosa è abbastanza grave: perché gli affari dei politici e degli amici dei politici e degli amici degli amici in genere sono un po’ sporchi.Non è vero che le intercettazioni costano troppo; la spesa denunciata dal Governo per giustificare il disegno di legge che riduce le intercettazioni, circa 300 milioni, è una piccolissima parte del bilancio della giustizia che è pari a 7 miliardi; e comunque è comprensiva delle somme pagate per i periti e i consulenti del PM, per le spese di missione della polizia giudiziaria, per le trascrizioni degli interrogatori e via dicendo.E poi sarebbe semplice diminuire ulteriormente questo costo addossandolo ai gestori telefonici che agiscono in regime di concessione (è lo Stato che gli "concede" di fare il loro business): lo Stato potrebbe pretendere che le intercettazioni venissero fatte gratis. O almeno, potrebbe pretendere che venissero fatte al costo, senza guadagnarci (enormemente, come avviene oggi).Infine le intercettazioni fanno scoprire un sacco di reati economici e fanno recuperare un sacco di soldi; succede così che quasi sempre le intercettazioni "si pagano da sole".Non è vero che le intercettazioni vengano pubblicate abusivamente e che quindi bisogna intervenire per bloccare questo malcostume: esse compaiono sui giornali quando è caduto il segreto investigativo, cioè quando l’imputato e i suoi difensori le conoscono, ad esempio perché sono riportate in un provvedimento del giudice che li riguarda (ordinanza di misura cautelare, di sequestro, di perquisizione etc.).Quindi, quando vengono pubblicate, sono pubbliche: non c’è nessun abuso.Non è vero che le intercettazioni e le altre notizie che riguardano il processo vengono passate ai giornalisti dai giudici.Per prima cosa non è mai stato provato. E poi basta chiedere ai giornalisti; che spiegheranno a chi vuole starli a sentire che le informazioni che essi pubblicano lecitamente le ricevono dai difensori degli imputati, subito dopo che loro stessi le hanno conosciute.Certe volte le ricevono dagli stessi imputati che poi sfruttano la pubblicazione per mettersi a strillare che la loro privacy è stata violata e che il giudice (in realtà il PM) ce l’ha con loro, che deve essere trasferito, che il processo deve essere celebrato da un’altra parte e insomma tutto il manuale del perfetto impunito.Quanto alle informazioni illecitamente conosciute, non si capisce perché tra cancellieri, polizia giudiziaria, traduttori, trascrittori, interpreti, avvocati di parti offese e parti offese interessate a sputtanare gli imputati, si debba pensare che l’autore delle fughe di notizie sia il giudice, che del resto è proprio quello che da queste fughe di notizie riceve un danno: sia per se stesso, ché è lui ad essere immediatamente additato come la fonte; sia per il processo.Non è vero che i giudici parlano dei loro processi in televisione o sui giornali: i giudici parlano (quando lo fanno, quando possono, quando qualcuno glielo chiede) delle difficoltà del processo italiano, dello stato disperato del sistema giudiziario italiano, delle pressioni o minacce o avvertimenti che ricevono, di leggi sbagliate o funzionali ad assicurare l’impunità a questo o quel potente, a questa o quella casta.Gli stessi giudici Forleo e De Magistris hanno parlato del loro isolamento, delle pressioni e minacce ricevute, delle difficoltà della loro situazione: mai dei loro processi, delle prove raccolte, delle dichiarazioni rese da imputati o testimoni.Non è vero che le notizie che non hanno rilevanza penale non debbono essere rese note all’opinione pubblica: se queste notizie riguardano uomini pubblici, gente che si è assunta la responsabilità di governare o gestire il Paese, l’opinione pubblica ha diritto di sapere tutto di loro, anche se si tratta di cose non costituenti reato.Se un onorevole che firma una legge contro la liberalizzazione della droga è, nella vita privata, un cocainomane; se un ministro favorisce suoi conoscenti o compagni di partito con incarichi ben remunerati; se un giudice frequenta persone poco raccomandabili, è necessario (non giusto, necessario) che i cittadini lo sappiano.Non è vero infine che lo Stato italiano abbia necessità di un’occupazione militare del territorio.Prima di tutto 2.500 militari sono una quantità di uomini ridottissima rispetto a quanto ne mettono in campo Polizia, Carabinieri, Guardia di Finanza e Vigili Urbani che, tutti insieme, assommano a più di 200.000 uomini.E poi una forza di Polizia non addestrata, anzi addestrata ad operare in territorio nemico, in una situazione di guerra, con mezzi e mentalità incompatibili con la vita civile di un Paese democratico, non può che essere causa di danni e reati assai più numerosi e gravi di quelli che si vorrebbero prevenire o reprimere.Ricordo che, in una delle numerose occasioni in cui veniva sbandierata la ferma volontà di combattere l’evasione fiscale (ferma volontà più volte riaffermata e mai attuata seriamente), si pensò di assegnare ai funzionari delle imposte la qualifica di ufficiali di PG; e non si ritenne opportuno di farlo, proprio per la mancanza di uno specifico addestramento, di una specifica mentalità, dei rischi che un potere così grande e pericoloso (se male usato) venisse affidato a uomini non preparati ad usarlo e quindi inidonei.Allora, alla fine, la domanda è: perché questa gente mente?


E la risposta è ovvia: perché si tratta di leggi sbagliate, demagogiche, dirette a guadagnare popolarità e consenso e a procurarsi l’impunità.

giovedì 19 giugno 2008

ADESSO: ARRESTATECI TUTTI !!


Quelle riportate qui sopra sono parole del documento (consultabile nella sua interezza a questo link) APPROVATO ALL’UNANIMITÀ dalla Commissione giustizia del Senato della Repubblica meno di un anno e mezzo fa a conclusione della Indagine conoscitiva sul fenomeno delle intercettazioni avviata all’indomani degli scandali bancopoli, vallettopoli, calciopoli, ecc. per svelare a tutti quanto facili, eccessive, invasive, dannose fossero le intercettazioni in Italia e che si è dovuta concludere, invece, con la presa d’atto che la realtà è ben diversa: "LE GARANZIE CHE IL NOSTRO SISTEMA LEGALE ASSICURA AL CITTADINO NON HANNO L'EGUALE PRESSO ALCUN'ALTRA DEMOCRAZIA OCCIDENTALE".


Dunque, lo sanno benissimo che le cose non stanno come dicono e sanno benissimo che quella che intendono approvare "da qualunque parte la si guardi, è una legge salvacriminali".Nessuna emergenza nazionale dunque.L’unica emergenza reale è quella privatissima di impedire il controllo di legalità sui reati dei colletti bianchi.E vedrete che la soluzione sarà completata con l’emendamento dell’ultimo minuto, quello che – ovviamente spacciato per una necessità imposta da ineludibili ragioni di uguaglianza tra i cittadini – estenderà inequivocabilmente le limitazioni nell’utilizzo delle intercettazioni anche ai procedimenti in corso e nessuno, ovviamente, penserà più ai soldi già spesi, a questo punto inutilmente.Statene certi, ci proveranno e, quel che è più grave, è molto molto probabile che ci riescano.In questo spettacolo penoso, la tragedia è che, come già per il megaindulto e per le innumerevoli "riforme" che hanno reso il processo penale un colabrodo, allo scopo di ottenere l’impunità di pochi prìncipi si sta conducendo oltre il baratro – quello lo abbiamo già raggiunto – l’intero sistema. Come si sa, infatti, il diavolo fa le pentole ma non i coperchi e, come già è avvenuto in passato, anche queste norme gioveranno non solo ai criminali che, puliti e in doppiopetto, frequentano i palazzi del potere, ma anche a quelli che, sporchi, malvestiti e magari extra, girano per le strade frequentate da tutti.E adesso, benevoli lettori, non venite a dirci che siamo pregiudizialmente "antiberlusconiani".La verità è sotto gli occhi di tutti e, anche se molti non sanno, non possono o non vogliono vederla, è molto semplice: C’è del marcio in ITALIA ! Le intercettazioni non fanno che rappresentarlo.Si può scegliere di provare ad eliminare il marcio o di impedirne la rappresentazione.E’ una questione di gusti.Noi preferiamo la prima soluzione.Con questa proposta di legge, invece, si abbraccia decisamente la seconda, fornendo l’ennesima prova che la "sicurezza" tanto sbandierata da Berlusconi, per ora, continua a consistere esclusivamente nel mettere al sicuro sé stesso e Consorti.


Dunque niente intercettazioni e niente notizie. Magistrati nella rete. Giornalisti in galera. Politici schermati dalla legge. Periferie presidiate. Campi nomadi circondati. Clandestini passibili di arresto. Carceri sempre più piene di soli poveracci: tossici, extracomunitari, gli ultimi dell’ultimo girone.Mai più un banchiere molestato da indagini. Mai più un primario, né una clinica. Mai più un fabbricante di strade e di ponteggi pericolanti. Mai più i trafficanti di calciatori, di bond argentini e di sub prime. Mai più scalatori di banche e di assicurazioni.Giornali e giornalisti obbligati al silenzio. Editori passibili di immediati ricatti, con perigliose battaglie legali, ritorsioni economiche, guerriglie normative senza fine. Oppure gentilmente blanditi dalle dolcezze del quieto vivere. E dal veleno di dossier (veri o falsi) ma ugualmente clandestini e clandestinamente compilati per allestire ricatti ideati da tutti gli spioni disponibili nei sottofondi della repubblica.
Disobbedire. Scrivere quel che si riesce (e riuscirà) a sapere. Usando ognuno i propi mezzi, oppure l’ovunque planetario della Rete, oppure il ciclostile. Non piegare la schiena. Non rinunciare neanche un po’ a essere liberi.

Personalmente, annuncio fin d’ora che continuerò a informare i lettori del blog senza tacere nulla di quel che so. Continuerò a pubblicare, atti d’indagine e intercettazioni che riuscirò a procurarmi, come ritengo giusto e doveroso al servizio dei cittadini. Farò disobbedienza civile a questa legge illiberale e liberticida. A costo di finire in galera e di pagare multe.

Al primo processo che subirò, chiederò al giudice di eccepire dinanzi alla Consulta e alla Corte europea la illegittimità della nuova legge rispetto all’articolo 21 della Costituzione e all’articolo 10 della Convenzione europea sui diritti dell’uomo e le libertà fondamentali ( "Ogni persona ha diritto alla libertà d’espressione. Tale diritto include la libertà d’opinione e la libertà di ricevere o di comunicare informazioni o idee senza che vi possa essere ingerenza da parte delle autorità pubbliche…", con possibili restrizioni solo in caso di notizie "riservate" o dannose per la sicurezza e la reputazione).


RIVOLUZIONARI DELL'INFORMAZIONE UNITI !!!


E adesso…Arrestateci tutti.

LA VERGOGNA


Non ci voglio credere, non ci posso credere, ma c'è riuscito di nuovo. Di nuovo ci ha sacrificati tutti sull'altare della sua salvezza privata e personale. Di nuovo ha creato una legge ad personam, che blocca i processi per un anno. Mandando definitivamente all'aria quel poco che ancora funzionava della nostra già disatrata giustizia. Guarda caso tra un mese il processo che lo vede indagato per corruzione del giudice inglese Mills ( che guarda caso è anteriore al 2002 e quindi guarda caso, verrà fermato per un anno ), sarebbe arrivato alla fine, in tempo per non cadere in prescrizione. Forse per la prima volta nella sua vita avrebbe pagato con una condanna, non esemplare, ( da 6 a 8 anni ) ma semplicemente giusta per chi corrompe giudici. Se davvero la legge in Italia fosse ancora uguale per tutti. Ma grazie a lui non loè più. I mafiosi, forse gli unici a conoscerlo davvero, lo avevano già capito anni fa; Iddu pensa solo a Iddu.
Questi i Nobili precedenti
E’ dalla "discesa in campo" del ‘94 che si replica la stessa scena. Decreto Biondi per non far arrestare il fratello Paolo. Legge sulle rogatorie per cestinare le prove sulle tangenti ai giudici. Legge sul falso in bilancio per depenalizzare il reato. Legge Cirami per spostare i processi da Milano. Lodo Maccanico-Schifani per rendere ingiudicabile il premier. Legge ex Cirielli per dimezzare la prescrizione e salvare Previti dalla galera. Legge Pecorella per abrogare il processo d’appello Sme-Ariosto. Indulto extralarge per salvare Previti anche dai domiciliari. Ogni volta lo stesso copione. Tutti si domandano perché lo fa e lui, mentre gli altri dialogano, lo fa. Ci incula distruggendo le basi stesse della democrazia, e in più ci racconta che lo fa per noi. Questo è quello che non posso e non potete acettare. La continua ed illimitata PRESA PER IL CULO.


QUESTO È QUELLO CHE SCRIVONO I GIORNALISTI DEL PAIS IL PRIMO QUOTIDIANO SPAGNOLO:


Tras un mes de luna de miel con los italianos, un índice de popularidad del 68%, mucho diálogo con la oposición e iniciativas legislativas (basuras, inmigración, seguridad ciudadana...) diseñadas para cultivar su nueva imagen de estadista, Silvio Berlusconi vuelve a sus esencias. En sólo 24 horas, desencadena una ofensiva contra jueces y fiscales, presenta decretos para bloquear los procesos en los que está imputado, irrita al presidente de la República, escandaliza a la oposición y es acusado de legislar para sí mismo violando la separación de poderes.
Los abogados del jefe de Gobierno recusan a la juez del 'caso Mills'
Tras mandar al Senado dos enmiendas que paralizarán durante un año los procesos de los delitos cometidos antes de 2002, fecha que cubre aquellos en los que él está imputado, Berlusconi ha enviado una carta abierta al presidente del Senado donde acusa a los "magistrados de extrema izquierda" de "inventar acusaciones fantasiosas" contra él, y en la que anuncia que está ultimando una ley, versión mejorada de otra declarada inconstitucional en 2004 (la llamada lodo Shifani), que impedirá juzgar a las cinco más altas autoridades del Estado mientras estén en activo.
Pero el ataque no se queda ahí. En su carta, Berlusconi escribe que el decreto ha sido "pensado por el bien de toda la colectividad", aunque admite que paralizará "uno entre tantos procesos intentados contra mí". Se refiere al caso Mills, y acusa a la juez y al fiscal de "usar la justicia con fines mediáticos y políticos", y de "estar supinamente inclinados a la tesis acusatoria". Ayer, sus abogados recusaron a la presidenta del tribunal milanés, Nicoletta Gandus.
En el centro del proceso contra Berlusconi está la acusación de haber ordenado el pago de 600.000 dólares (unos 387.000 euros) al abogado inglés David Mills como recompensa por no revelar, durante dos juicios en los que participó en calidad de testigo, informaciones sobre dos empresas off-shore de Mediaset, abiertas según la fiscalía para lavar dinero negro.
El clima de concordia queda hecho trizas. En el Senado, la oposición monta la primera bronca de la legislatura. Algunos portan carteles: "Impunidad para el primer ministro, tolerancia cero para los demás". Hay abucheos, y decenas de peticiones de palabra para obstruir la aprobación del decreto que incluye las enmiendas salva-Berlusconi.
El Partido Democrático, la Unión de los Demócratas Cristianos e Italia de los Valores aparecen unidos por primera vez. Antonio di Pietro declara que "Berlusconi está desplegando una estrategia criminal". El Partido Democrático habla de "golpe de mano" y la Asociación Nacional de Magistrados le acusa de "denigrar y deslegitimar a los jueces".
En el Quirinal, el presidente de la República, Giorgio Napolitano, deja traslucir su indignación por el envío al Parlamento, sin consultarle, de las medidas para congelar los juicios. "Si hubieran estado en el decreto que me enseñaron, no lo habría firmado", declara. El conflicto institucional está servido.

mercoledì 11 giugno 2008

VENGA IL SUO REGNO

CARI COMPAGNI, CATTOLICI E NON, DA CRISTIANO QUALE SONO MA PRIMA ANCORA DA LAICO, PUBBLICO UNA LETTERA DI DON FARINELLA CHE CI PARLA DELL'INCONTRO TRA L'INNOMINABILE E COLUI CHE PARLA IN NOME DI COLUI CHE NON DEVE ESSERE NOMINATO ( INQUIETANTE SITUAZIONE ).
PRIMA COME LAICO, CITTADINO DI UNO STATO LAICO E POI COME CRISTIANO NON MI È PIACIUTO MOLTO QUESTO INCONTRO. DI BELLO C'È CHE A QUANTO PARE NON SONO L'UNICO.
APPELLO AI CATTOLICI, FATE QUALCOSA ( RAGIONARE È GIÀ FARE QUALCOSA ) PRIMA CHE :
VENGA IL SUO REGNO!!!

Come sarebbe bello se tutti i cattolici "dissidenti" prendessero carta e penna e scrivessero personalmente al proprio vescovo pregandolo di inoltrare al papa il proprio dissenso dall'orrenda visita di Berlusconi al papa con "baciamo-le-mani" incorporato. L'effetto sarebbe più grande che non una raccolta di firme perché sarebbe personale e spedita via posta, segno che si è pensato, scritto, andato alla posta e imbucato. Non importa se non risponderà nessuno. Ciò che importa è il gesto profetico in se stesso.PS. Il Giornale di Berlusconi questa volta con un titolo virgolettato "Farinella: Arsenico per il Papa", chiede alla gerarchia la mia sospensione a divinis. Non sapevo che il mio vescovo fosse Paolo Berlusconi, ma tutto è possibile, anche l'impossibile, se è possibile che Berlusconi Silvio sia ricevuto dal papa.L’immagine di Silvio Berlusconi che prende tra le sue la destra anulata del papa e, «inclinato capite», compunto, ne bacia l’anello, consapevole della dissacrazione che compie, ha fatto il giro del mondo e si è depositata nell’immaginario collettivo dei più come atto di devozione verso l’autorità, riconosciuta, del papa.
Il contrasto con le dichiarazioni di Romano Prodi, dopo il «fattaccio» della Sapienza di Roma è abissale e incolmabile. Il cattolico praticante appare il nemico e censore del papa, mentre l’inquisito per frode ed evasione, il condannato, il corruttore, il compratore di senatori a suon di attricette da strapazzo, il puttaniere, il Piduista, l’ateo divorziato difensore della famiglia, appare, di colpo, quasi per magia, l’umile figlio della Chiesa, «prostrato al bacio della sacra pantofola». Il gesto del bacia-anello è stato ripetuto ancora alla fine dell’udienza. «Repetita iuvant».Dicono i bene informati che il rito del «baciamo-le-mani, Santità!» non è stato spontaneo e istintivo, suggerito dall’emotività del momento che sarebbe stato comprensibile. E’ stato studiato a freddo da esperti psicologi e creatori di consenso d’immagine. Ciò aggrava il fatto e costituisce un doppio «vulnus» che difficilmente sarà riparabile. Peccato, che il papa sia stato al gioco e non abbia rotto il giocattolo fin dall’inizio.
A meno che tutto non fosse concordato, come fa supporre il fatto che il Vaticano abbia preteso, fatto unico nella storia della diplomazia vaticana, la presenza del «Gentiluomo di sua Santità», Gianni Letta, come «garante» e testimone dell’incontro. Segno che Berlusconi è tenuto al guinzaglio corto dal sistema clericale imperante.Come cittadino italiano, sono indignato che il presidente del consiglio dei ministri, che rappresenta la mia nazione, abdichi alla sovranità e alla dignità del mio paese, prostrandosi in baciamano che somiglia più a rappresentazione di stampo mafioso che non a un atto di devozione sincera.
Mi ripugna essere rappresentato da un uomo che pur di ingrassare il suo «super-ego», dimentica ogni parvenza di dignità e usa e strumentalizza qualsiasi cosa gli sia utile per i suoi perversi scopi. Egli «fa finta» perché è un finto uomo che ha sempre vissuto di finzione, costruendo sull’apparenza e sull’effimero un potente potentato economico e ora anche politico, «clero iuvante». A questo «homo parvus» dell’opportunismo e della strumentalizzazione si oppone la chiarezza fiera di un grande statista, integerrimo cattolico e anch’egli presidente del consiglio dei ministri, Alcide De Gasperi, che il papa Pio XII nel giugno del 1952, volle umiliare, annullando l’udienza privata con la famiglia, già programmata da mesi, perché si oppose all’ordine del papa di fare il governo con i fascisti.
De Gasperi convocò ufficialmente l’ambasciatore della Santa Sede presso l’Italia, e, stando in piedi, dietro la sua scrivania di capo del governo dell’Italia, disse: Signor Ambasciatore, riferisca al papa che come cristiano accetto l’umiliazione, come presidente del consiglio dei ministri della repubblica italiana, protesto energicamente e chiedo spiegazioni.
Come cattolico praticante, sono indignato e scandalizzato che il papa si presti al gioco mediatico di accreditare come modello di figlio devoto e pio della Chiesa un individuo come Silvio Berlusconi senza chiedergli previamente un atto di conversione e/o di penitenza. Egli è adoratore di «mammona iniquitatis» perché ha fatto l’ingiusta ricchezza con l’inganno, il furto, la corruzione, l’evasione fiscale. Egli è divorziato, abortista e i suoi figli convivono more uxorio, fatti che sarebbero questioni private, se il presidente del consiglio non si dichiarasse cattolico e non andasse dal papa «caram populo et mundo» a parlare in difesa della famiglia secondo la visione della Chiesa: allora anche le sue scelte private diventano fatti pubblici e criteri ermeneutici. Egli è implicato con la mafia (ne ha ospitato uno a casa sua ed è fratello germano di un altro, condannato in secondo grado per mafia).
Egli sta perseguitando gli immigrati, tra i quali vi sono migliaia e migliaia di uomini e donne di religione cattolica, di cui il papa dovrebbe essere padre, difensore e vindice, in forza della sua paternità universale. Ho visto latinoamericani, africani e orientali, cattolici, piangere di fronte allo scandalo del papa che accettava l’omaggio di un persecutore ateo e amorale.Il pastore riceve il lupo travestito da agnello, e abbandona gli agnelli al loro destino: anzi a molti, a tanti, pare che il pastore così sembra autorizzare il lupo a devastare il gregge. E’ ancora fresca nella memoria, la scelta del papa che, per opportunità di equilibri politici internazionali, non volle ricevere il Dalai Lama, premio Nobel per la pace, mentre a meno di tre mesi delle elezioni, riceve il predatore d’Italia, colui che con le sue tv ha degradato l’Italia in forza del principio, pubblicato sul giornale del papa, l’Osservatore Romano (6 giungo 2008), che «la televisione privata dovrebbe avere tra le sue funzioni quella di divertire, come seconda funzione quella di informare e soltanto successivamente, quella di formare». Egli ha detto queste cose alla radio e sul giornale del Vaticano e nessuno gli ha tolto la sedia di sotto e lo ha rimandato a casa. Di fronte all’opinione pubblica, il papa approva.
Santità, mi sento parte integrante della Chiesa-Sacramento e riconosco la sua autorità di papa in quanto vescovo di Roma, ma non mi sento parte di un sistema che pure lei rappresenta: un sistema di connivenza con i potenti che prosperano sui poveri, che affamano i poveri, che manipolano i poveri che nessuno difende.
Nemmeno il papa.
Note a làtere:1. Silvio Berlusconi ha regalato al papa una croce tempestata di pietre preziose fatta fare apposta: un pezzo unico e solitario. Nello stesso momento a due passi di distanza, la Fao ammetteva il suo fallimento sul dramma della fame del mondo: la croce tempestata di diamanti e il Crocifisso affamato. Mai stridìo di simboli fu più drastico. Il 6 giugno 2008 «fu vera gloria? Ai posteri l’ardua sentenza». Per me, resta un giorno di lutto per la Chiesa cattolica, un fallimento del papato, una vergogna per l’Italia ferita nella sua dignità di Nazione laica.

martedì 10 giugno 2008

IL MONDO CI ASCOLTA


CARI COMPAGNI CI TROVIAMO DI FRONTE ( un altra ? ) ALLA SOLITA EMERGENZA DEMOCRATICA, QUESTA VOLTA SI PARLA DI INTERCETTAZIONI.

VEDIAMO DI CAPIRE, O ANCORA MEGLIO, STIAMO AD ASCOLTARE, PERCHÈ STATE PUR CERTI DI UNA COSA :


IL MONDO CI ASCOLTA...

Sempreché non sia stato frainteso o non abbia parlato a titolo personale, basta prendere alla lettera l’annuncio dell'innominabile per prevedere le conseguenze della nuova legge. Qualche esempio. Tizio viene ammazzato. Nessuna traccia dell’assassino. Il giudice ordina di controllare i telefoni di parenti, amici e colleghi di lavoro, alla ricerca di un indizio. Ma l’omicidio (salvo che a commetterlo sia un mafioso, un camorrista o un terrorista) non è compreso tra i reati per cui sarà ancora lecito intercettare: dunque resterà insoluto, salvo che l’assassino si presenti spontaneamente a confessare. Rapina in banca: una telecamera riprende uno dei rapinatori. Gl’inquirenti riconoscono dalle immagini sfuocate uno dei rapinatori e gl’intercettano il telefono per accertarsi che sia proprio lui e individuarne i complici. Questo, oggi. Domani, non essendo le rapine reati di criminalità organizzata, niente intercettazioni: impossibile scoprire i malviventi, che la faranno franca, né tantomeno recuperare il bottino. Un imprenditore viene sequestrato. Le forze dell’ordine, oggi, mettono sotto controllo il telefono di casa per risalire dalle chiamate per la richiesta di riscatto - alle utenze dei sequestratori, pedinarli, scoprire il covo e liberare l’ostaggio. Domani niente intercettazioni e niente colpevoli. Ai familiari non resterà che pagare e sperare che il congiunto venga restituito tutto intero. Un misterioso molestatore perseguita una ragazza con telefonate oscene, o minaccia e insulta un suo nemico: gl’investigatori controllano il telefono della vittima e risalgono al disturbatore. Oggi. In futuro anche questo sarà impossibile. Una donna, picchiata e violentata dall’ex compagno, trova la forza di sporgere denuncia. Ma mancano le prove. Per trovarle, serve intercettare l’uomo per verificarne gli spostamenti. Con la nuova legge, niente intercettazioni e niente prove. Circa il 90% delle intercettazioni, in Italia, riguardano traffici di droga, molto spesso a opera di bande di italiani o di immigrati non affiliati alla criminalità organizzata. Bene, anzi male: non saranno più intercettabili, così lo Stato rinuncia a sgominare centinaia di pericolose gang e a sequestrare enormi quantità di stupefacenti. Anche per rintracciare i latitanti, sfuggiti alla giustizia dopo condanne per omicidio, rapina, traffico d’armi o di droga ecc., si intercettano i telefoni di parenti, amici e conoscenti per verificare chi li ospiti o li aiuti: salvo che si tratti di mafiosi o terroristi, la nuova legge impedirà di acciuffarli. Poi, naturalmente, ci sono i reati finanziari, fiscali e contro la Pubblica amministrazione. Che poi sono quelli che L'INNOMINABILE, avendone commessi parecchi ed essendo tuttora imputato per tutte e tre le categorie penali, spera di rendere impossibili da scoprire e da punire (magari con una norma transitoria che renda inutilizzabili le intercettazioni sin qui realizzate, tipo quella tra lui e Saccà per cui è imputato a Napoli per corruzione). Siccome nessuno li confessa spontaneamente, l’unico modo per smascherarli è intercettare chi è sospettato di commetterli. D’ora in poi sarà proibito: non commetterli, ma scoprirli. Così i miliardi di euro che ora lo Stato recupera ogni anno dai processi per bancarotta, falso in bilancio, corruzione, concussione, frode fiscale, aggiotaggio (solo dalle intercettazioni dei furbetti del quartierino, la Procura di Milano e Clementina Forleo hanno recuperato quasi 1 miliardo di euro) resteranno nelle tasche dei criminali. Chissà che ne dice Robin Hood Tremonti.


A questo vorrei aggiungere tre frasi appena ascoltate dal Tg1 (9 giugno) che sono segnali di pericolo.


1) On. Bocchino (Pdl): "I magistrati usano le intercettazioni perché hanno smesso di fare indagini". La frase è senza senso perché non ci possono essere intercettazioni senza indagini. Ed è dubbio che, salvo gli incidenti stradali, ci possono essere indagini senza intercettazioni. Ma lo sa L’on. Bocchino quante intercettazioni ha ordinato e utilizzato Rudolph Giuliani, quando era "U.S. District Attorney" a New York per portare in prigione (per gravissimi reati finanziari) mezza Wall Street, fra cui molti potenti insospettabili?


2) Sen. Quagliariello: (Pdl): "Occorre finalmente proteggere il diritto alla privacy di ogni cittadino". Mai uno specifico progetto politico è stato più lontano dall’interessi di "ogni cittadino", la cui privacy (sia pure per comprensibili ragioni) è dettagliatamente violata ogni volta che acquista un biglietto aereo per viaggi internazionali. La privacy è ormai violata al punto che – negli aeroporti americani – è già in funzione lo scanner che mostra i passeggeri (tutti) completamente nudi. In Italia solo qualcuno che è oggetto di indagini è disturbato nella sua privacy. Ma prima c’è un reato, o un grave sospetto. Come le ecografie in medicina- le intercettazioni confermano o negano. Se le intercettazioni sono così tante e le violazioni, vere o presunte, così poche (e sempre a carico di alcuni noti ) vuol dire che per la grandissima maggioranza dei casi c’è piena tutela e che l’interesse alla privacy dei cittadini non è in pericolo. O lo è meno che in molte altre situazioni.


3) On. Veltroni, segretario PD: "Intercettare sì, pubblicare no". Ma la legge già stabilisce tutto nei dettagli. Il processo, come afferma fin dall’inizio il codice di procedura penale, è pubblico. Alcune sue parti restano temporaneamente coperte da segreto istruttorio (la cui violazione è già reato) fino al deposito in cancelleria, che il codice chiama "pubblicazione". Da quel momento, anche per legittime ragioni di difesa e per doveroso rendiconto all’opinione pubblica, non solo si può, ma si deve pubblicare. E’ impegno giuridico e dovere giornalistico. Altrimenti diventerà una decisione del potere coprire o scoprire. O diventerà materia di ricatto.


giovedì 5 giugno 2008

CHI HA PAURA DELLA PAURA ?



Se non puoi attaccare il ragionamento, attacca il ragionatore.


Siamo presi tra due fuochi chiamati paura. Abbiamo paura della paura. Non soffriamo il terrore nel presente ( a parte rare ecezzioni ) ma ne soffriamo la sua presa sul futuro. Il nostro panico deriva dal trovarcelo perennamente davanti, descritto con minuzia di particolari, da tutti i mezzi di informazione . Questo alla lunga genera quel senso di inevitabilità a noi tanto comune. Non viviamo la paura, ma ne temiamo l’ombra che si proietta sulle nostre vite. Sappiamo che un giorno arriverà, e temiamo quel giorno. Temiamo il domani. Temiamo il futuro.
Ed allora diventa più chiaro un certo imbarbarimento sociale.
Perchè chi ha paura del futuro si rifugia nel passato, e dal passato pretende sicurezze, per questo deve essere un passato "forte", un passato sotto la cui ala rannicchiarsi, perchè solo li esiste la sicurezza, solo in quelle remote memorie l’ombra della paura non ci può raggiungere. Per questo credo, in questi giorni così soffocanti, vediamo il succedersi di questi teatrini tragici di nazi-fascista memoria, per questo vediamo riesumate dai libri di storia, croci celtiche, saluti romani e manganelli.
Qui non si tratta di interpretare "il territorio" o gli "umori della gente". Questa è paura, solo paura. Tutto il resto altro non sono che discorsi vuoti di politici troppo pieni di se.
Forse sarebbe importante indagarci sul perchè non vogliamo ribellarci e liberarci da questa paura che non solo non ci appartiene ma adirittura nutrendosi di se stessa e di quella degli altri, non possiede altro destino che non sia quello di crescere a dismisura. L’unico vero limite che possiamo porre alla nostra paura è la razionalità unità alla volonta di utilizzare il nostro pensiero critico come scudo contro "la pappa pronta" che i media giorno dopo giorno ci costringono ad ingoiare, nel più assoluto silenzio.
Essere razionali dicevo, ma la ragione per poter agire deve essere nutrita da fatti concreti, reali, e non dalla loro esaltazione o estrapolazione, non da congetture ma da dati.
Questo è quindi il fulcro del male che ci affligge. La nostra mancanza di capacità razionale, dovuta appunto alla scomparsa o ancor peggio alla mistificazione dei fatti, della realtà.
Storia antica, diranno alcuni, certo, da che il mondo è mondo, chi possiede/manipola l’informazione possiede il potere. E chi possiede la TOTALITÀ dell’informazione possiede il POTERE ASSOLUTO.


Eppure sappiamo che il potere corrompe, ed il potere assoluto corrompe in modo assoluto.


Già questo, in uno stato come il nostro dove la corruzione non è ecezzione ma stile di vita, dovrebbe essere sufficiente a farci riflettere, sul danno che ci stiamo procurando nell’assumere informazioni senza contradditorio, senza farle passare prima per il setaccio della razionalità.
Ed allora cari amici un invito, a chi di voi consideri giusto se non indispensabile, far si che esista ancora un’ informazione libera, degna di questo nome, a chi di voi ancora crede che solo la conoscenza e la memoria ci possono liberare dalle catene di alienazione che oggi stringono soffocandole le nostre menti, ecco a voi tutti io chiedo la voce, chiedo la forza delle vostre parole, chiedo la lucidità dei vostri pensieri.


Una nuova frequenza stà arrivando e stavolta vorrei fosse globale.
Di tutti e per tutti.

IL SILENZIO È DEI COLPEVOLI


La parola e` l’archetipo dal quale in ogni religione, la creazione prende origine.
L’essere umano e` la sola specie dotata di parola, siamo gli unici dunque, in grado di comprendere la creazione.

L’unione di molteplici punti di vista, la libera comunione d’idee ed esperienze sono per me, il solo sistema che possediamo per progredire com’esseri viventi. Questa è una delle ragioni che mi portano a scrivere. Perché la scrittura a differenza delle volatili parole, permane.
Non sono uno scrittore, non possiedo, infatti, l’arte del dire per iscritto. Da sempre pero` traccio segni indelebili, per raccontarmi e raccontare. Questo mi rende un semplice, artigiano di parole.

Quello che segue non ha altro valore oltre a quello che vorrete attribuirgli. Non vi sono verità assolute, ma opinioni che vi possono offrire alternativi punti di vista. Il mio unico auspicio è che possiate riflettere, così come ho fatto io, sulle molteplici cose che la vita mi ha portato a conoscere.