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mercoledì 4 luglio 2007

LE DOMANDE SENZA RISPOSTA DEL DR. CESTARI



Il dibattito intorno al tema ADHD ( " sindrome da deficit di
attenzione e iperattività" che secondo Sara soffro anch'io !!) è
incentrato
su tre differenti piani.
Il primo, quello su cui sembra accentrarsi l'interesse generale,
consiste nelle notevoli perplessità relative al trattamento
farmacologico di
bambini, molto spesso poco più che neonati,
ed in particolare agli effetti
secondari dei farmaci utilizzati.
Contrariamente all'opinione comune, ritengo
tale aspetto,
sebbene degno d'attenzione, del tutto secondario.

Le ragioni di questo mio atteggiamento sono semplici: oltre al
metilfenidato(Ritalin), esistono vari altri farmaci che vengono
utilizzati
(Adderall,Strattera, ecc., ognuno con molti e a volte
differenti effetti
secondari).Mi permetto inoltre di aggiungere
due riflessioni.

La prima è relativa all'età dei piccoli pazienti di cui stiamo
parlando. Un adulto od un giovane che assume una sostanza con
effetti psichici,
è in grado di collegare eventuali sensazioni,
percezioni, pensieri alterati
che sopravvengano, all'utilizzo
della sostanza stessa. Per un bambino di
due o tre o quattro
anni di vita, questo è impossibile, con tutte le
conseguenze che
potete immaginare.
Infine qui, oltre agli effetti collaterali,
entra in gioco anche
"l'effetto educativo": crescere una
generazione che si abitua come "modus
operandi" a dipendere da
questa o quella pastiglia. Quest'ultimo fenomeno è ben
evidente
se si ha occasione di frequentare i teenagers e i giovani americani

dell'ultima generazione.
Il secondo tema è, a mio avviso, la vera domanda: l'ADHD esiste?
Esiste
cioè un'entità patologica specifica che corrisponde alla
definizione che ne
viene data? In merito a questo secondo tema,
l'opuscolo "Perché non accada
anche in Italia", esprime
chiaramente le motivazioni dell'insussistenza della

ADHD. I sostenitori della ADHD parlano di un "disturbo
neurobiologico".
Vorrei sapere su quali basi. Vi sono domande a
cui nessuno pare sia in
grado di rispondere:
1.Quale è la specifica lesione anatomo patologica e quale è
l'alterazione funzionale biologica specifica?
2.Quali sono o sarebbero gli esami oggettivi che ne permettono la
rilevazione con sufficiente sensibilità e soprattutto con assoluta
specificità?
Nel caso poi vi sia una qualunque risposta alle domande 1 e 2:
questo
significherebbe che la diagnosi di ADHD è una vera diagnosi
medica, non
psichiatrica, bensì neurologica.
Preciso che ogni singola ricerca scientifica in merito alle cause
organiche della ADHD è stata non solo criticata, ma anche dimostrata
come falsata
o invalida, da vari autorevoli colleghi e ricercatori.
Ne consegue che chi risponde alle due domande precedenti, dovrebbe
essere in grado di comunicare quale sia l'esame o gli esami oggettivi
ed
essere in grado di fare diagnosi con quegli esami oggettivi da lui
stesso
indicati. Li sfiderò pertanto, pubblicamente, a farlo.
Comunque, a chiarimento definitivo di ogni e qualsiasi dubbio, esiste
un modo di togliersi d'impaccio: se l'ADHD è una malattia, allora si
faccia diagnosi utilizzando quegli esami oggettivi (test di laboratorio,
TAC, ecc.), che ne hanno dato la prova. Il resto sono chiacchiere.
L'obiezione: "Ma test di questo genere non esistono per nessuna
malattia mentale!", non dimostra nulla, se non (e qui scrivo una frase
per
cui sarò tacciato come eretico): la scarsa attendibilità dell'intero
soggetto.
Inoltre questo genere di argomentazione è sullo stesso piano
logico che
si verificherebbe quando, dopo un tumulto, uno degli arrestati,
rispondendo alla domanda: "Perché hai dato fuoco ad un'auto?", replicasse:
"Perché lo facevano in molti altri".
Poiché ho avuto occasione di confrontarmi con qualche sostenitore della
ADHD (sebbene molto raramente; di fatto sono fuggiti in tutte le occasioni
possibili di incontro / dibattito pubblico o televisivo), mi attendo le
solite risposte fumose: "l'ADHD è un disturbo multifattoriale",
"comorbilità", ecc. Una volta sviscerato il problema, arrivano a
parlare di
diagnosi differenziale: "Il bambino ADHD è quello dove gli altri
eventuali fattori, possibile causa della iperattività e disattenzione,
sono stati comunque esclusi".
Bene, questo è un argomento di reale interesse. Quindi il bambino
iperattivo
e disattento perché ha i genitori che si stanno separando, non è ADHD;
non lo è quello dove la causa sia una vera malattia fisica; non lo è
laddove vi siano problemi di relazione o affettivi; non lo è...
Ne dobbiamo dedurre che il bambino ADHD è quello iperattivo e
disattento, per il quale non siamo stati capaci di capire o spiegare
il perché. Una diagnosi veramente interessante in questo caso poiché
diagnostica, casomai, l'incapacità del medico.
Mi è stato riferito che si tratta di una questione di gravità: dipende
da quanto è grave questo comportamento, da quanto disturba gli altri e
ostacola se stesso.
Posso concordare, ma quali sono le cause di quel comportamento nello
specifico caso?
Se si tratta di un problema medico vero (svariate patologie mediche
possono provocare questi sintomi), allora vi sarà una diagnosi medica
e una
terapia conseguente. Se si tratta di un problema di relazioni
umane, ci si
dovrà muovere su un altro terreno. La gravità della
situazione, la sua
non può essere confusa con le cause che la
determinano.
Alcuni mi hanno mostrato grandi quantità di testi scritti
sulla ADHD:
la vastità della letteratura.
A costoro ho risposto e rispondo con una frase di Henri Poincaré,
tratta dal libro la Scienza e l'Ipotesi: "...un ammasso di dati non è
scienza più di quanto un mucchio di pietre sia una casa...."
Altri si appellano al numero ed alle qualifiche degli esperti a favore
della ADHD.
Questa argomentazione può far presa sugli ingenui e si fonda sul
principio d'autorità e sulla difficoltà di vedere ciò che si distacca
dalla cultura in cui siamo immersi.
Un neuropsichiatria infantile, non sapendo più cosa rispondere, mi ha
detto:
"Insomma, dobbiamo pur dare un nome alle cose!". Questa frase è stata
illuminante poiché mi ha condotto ad una scoperta, che presto renderò
pubblica.
Il terzo tema è la questione degli screening.
I test per l'ADHD nelle scuole italiane, compilati da psicologi,
insegnanti
e a volte dai genitori (ma non sempre - anzi in alcuni casi i genitori
non erano nemmeno stati informati), non sono limitati ai progetti di
ri cercanazionali (ufficialmente conclusi): si diffondono a macchia di
leopardo e proseguono, sostenuti attivamente da vari centri di
neuropsichiatria infantile particolarmente attivi sul loro territorio.
L'opera di diffusione certosina, se pur frammentaria, prosegue con
alacrità
e zelo tali da indurre persino ad ipotizzare un progetto orchestrato.
Contestando un mio articolo apparso su "Il Sole 24 Ore - Salute", sulla
stessa testata, il 12 Settembre, 2006, alcuni specialisti della ADHD,
scrivevano: "Lo screening di massa è una leggenda".
Sarà anche una leggenda, ma è quanto sta già accadendo, seppur in modo
frammentario. Sono decine le segnalazioni che ricevo in merito.
Inoltre non la scrissi certo io la proposta di legge, nella precedente
legislatura, che all'art. 14, comma 1, recitava: "Per l'individuazione
precoce delle situazioni di rischio psicopatologico e dei disturbi
psichici, il Ministro della salute, con proprio decreto, stabilisce le
modalità di realizzazione di specifici programmi atti alla diffusione di
appropriati e soddisfacenti interventi presso le scuole, ad iniziare da
quelle materne. I programmi devono prevedere procedure di screening e
preparazione degli insegnanti". Sebbene i test per l'ADHD siano solo ed
esclusivamente le solite domandine (ripeto: solo ed esclusivamente le
solite domandine - o loro varianti - e l'osservazione del bambino),
questo
non è un aspetto puramente scientifico o medico.
Apparentemente potrebbe configurarsi come un tema di politica
sanitaria.
In realtà è un argomento esclusivamente, profondamente,
radicalmente,
politico: è in gioco il concetto stesso della democrazia.
Molti ricorderanno circa 10 anni or sono la così definita emergenza
AIDS. Si ipotizzò una rapida diffusione della malattia, e qualcuno
propose di effettuare il test HIV a tutti i cittadini italiani.
Il Parlamento, l'allora Presidente della Repubblica Italiana, la Corte
Costituzionale, si alzarono all'unisono e dissero NO.
Un no chiaro ed inequivocabile poiché le massime autorità dello Stato
Italiano avevano ben chiara la nostra Costituzione ed i fondamenti
della democrazia.
Lo Stato democratico è al servizio dei cittadini; fornisce servizi su
richiesta dei cittadini; non entra nelle loro case e nella loro vita
per schedarli.
E si trattava, in quel caso, di una vera malattia, di una malattia
infettiva, di un test oggettivo e di un pericolo reale.
Qui, di fronte ad una malattia non dimostrata, certamente non
infettiva, di test non oggettivi, di nessun pericolo sanitario
incombente,
qualcuno vorrebbe fare gli screening. Che rileverebbero
inoltre dati
sensibili e come se non bastasse su bambini.
I test psicopatologici nelle scuole sono l'invasione dello stato
nella
famiglia e nella vita dei cittadini.
Si fondano su una visione di stato totalitaria e rappresentano un grave
rischio per la democrazia.
Il tema è prettamente politico e la politica ha il dovere di
esprimersi. Attendiamo quindi i pareri dei nostri politici e queste
saranno nel futuro chiare indicazioni di voto per chiunque abbia a
cuore la tutela dei bambini italiani.
* Dr. E. Roberto Cestari è Presidente del Comitato dei Cittadini per i
Diritti Umani Onlus

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IL SILENZIO È DEI COLPEVOLI


La parola e` l’archetipo dal quale in ogni religione, la creazione prende origine.
L’essere umano e` la sola specie dotata di parola, siamo gli unici dunque, in grado di comprendere la creazione.

L’unione di molteplici punti di vista, la libera comunione d’idee ed esperienze sono per me, il solo sistema che possediamo per progredire com’esseri viventi. Questa è una delle ragioni che mi portano a scrivere. Perché la scrittura a differenza delle volatili parole, permane.
Non sono uno scrittore, non possiedo, infatti, l’arte del dire per iscritto. Da sempre pero` traccio segni indelebili, per raccontarmi e raccontare. Questo mi rende un semplice, artigiano di parole.

Quello che segue non ha altro valore oltre a quello che vorrete attribuirgli. Non vi sono verità assolute, ma opinioni che vi possono offrire alternativi punti di vista. Il mio unico auspicio è che possiate riflettere, così come ho fatto io, sulle molteplici cose che la vita mi ha portato a conoscere.