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giovedì 5 luglio 2007

VECCHI COMPAGNI





È perfino ovvio e in sé non è affatto un male, (anzi, in sé, è un
portatore di progresso) il fatto che nel mondo globale lo Stato ha
perso la sovranità assoluta e che quindi non è più il solo garante
della vita sociale politica e culturale di un popolo-nazione. Ma il
grande problema èche questo vuoto non è stato riempito. E non è stato
riempito non perché i politici si intromettono troppo nelle «logiche»
di mercato ma perché lo Stato ha perso anche il monopolio della politica.
Non è poco.
Significa che non è più lui il garante della sovranità popolare cioè
dei diritti "uguali per tutti" che sono la base della cittadinanza.
E ciò perché sono entrati sulla scena (come sappiamo) altri poteri
molto potenti, non solo economici e finanziari, ma anche scientifici,
mediatici, culturali. Se questa analisi è corretta anche quei miei
amici che rappresentano il filone «liberal» dovrebbero cominciare a
pensare che la vecchia dicotomia tra Stato e mercato non ha più il
significato di una volta. La socialdemocrazia non c'entra. È del tutto
evidente (come è stato detto e stradetto) che lo squilibrio crescente
tra il «cosmopolitismo» dell'economia e il «localismo» della politica
ha travolto le basi del vecchio compromesso socialdemocratico. Ed è
anche vero che il neo-liberismo (vedi globalizzazione finanziaria ndr)
non solo ha vinto, ha stravinto ed è diventato da anni la ideologia
dominante.Ma posso cominciare a chiedermi se le cose, le cose del mondo
nuovo, lo strapotere della finanza mondiale, il sommarsi di ingiustizie
abissali con la formazione di una nuova oligarchia straricca, posso
cominciare a ragionare senza tabù anche sul rapporto tra mercato e sfera
pubblica e sociale? Attenzione, non sul mercato come strumento
essenziale dello scambio economico, evidentemente, ma come pretesa di
essere il presupposto di ogni sistema sociale e di rappresentare la
risposta ai bisogni di senso, di nuove ragioni dello stare insieme a
fronte del venir meno delle vecchie appartenenze .Spero che si capirà
il senso di queste mie osservazioni. Esse nascono dall'assillo di chi da
tempo è dominato dalla necessità di uscire da vecchie visioni, e pensa
che il problema di una nuova politica economica è creare un circolo
virtuoso tra crescita e coesione sociale e preservazione ambientale, tra
politica ed economia, non finanza, ma solo economia.
economia dal greco...
finanza..
Abbiamo bisogno di un nuovo pensiero e una rivoluzione culturale.
E torna in me, vecchio ex comunista italiano, il senso profondo
della eresia gramsciana,del Pisacane, di Mazzini o di quel pazzo
di Garibaldi.
L'idea della rivoluzione ITALIANA.
Popolare, intellettuale e morale.

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IL SILENZIO È DEI COLPEVOLI


La parola e` l’archetipo dal quale in ogni religione, la creazione prende origine.
L’essere umano e` la sola specie dotata di parola, siamo gli unici dunque, in grado di comprendere la creazione.

L’unione di molteplici punti di vista, la libera comunione d’idee ed esperienze sono per me, il solo sistema che possediamo per progredire com’esseri viventi. Questa è una delle ragioni che mi portano a scrivere. Perché la scrittura a differenza delle volatili parole, permane.
Non sono uno scrittore, non possiedo, infatti, l’arte del dire per iscritto. Da sempre pero` traccio segni indelebili, per raccontarmi e raccontare. Questo mi rende un semplice, artigiano di parole.

Quello che segue non ha altro valore oltre a quello che vorrete attribuirgli. Non vi sono verità assolute, ma opinioni che vi possono offrire alternativi punti di vista. Il mio unico auspicio è che possiate riflettere, così come ho fatto io, sulle molteplici cose che la vita mi ha portato a conoscere.