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martedì 18 dicembre 2007

IL FUTURO DI TUTTI O IL PRESENTE DI POCHI ?


Il futuro di tutti o il presente di pochi ?
Su questa linea, che risulta invisibile ai nostri occhi ammaestrati di consumatori ma ben visibile a tutti gli occhi affamati del pianeta, ci giochiamo il futuro in questo oscuro presente.
Perchè a voler essere sinceri, anche i migliori di noi, oggi, sono schierati dalla parte dei peggiori.
Possiamo continuare a crogiolarci nella nostra ipocrisia mentre facciamo il pieno alla macchina, o ci beviamo il nostro gin tonic in discoteca, ma sappiamo che la nostra vita non solo preserva ma adirrittura alimenta il male che stà consumando il nostro pianeta.
Sempre più spesso ci viene chiesto di schierarci, per dare senso e peso alle nostre parole.
Eppure anche se si moltiplicano le voci a favore dei tanti cambiamenti da fare, ancora non si vedono reali interventi.
Per riassumere, sembra quasi che si parli dei problemi per esorcizzarli, come si fà sul lettino dello psicologo con i ricordi dolorosi. Ma poi quando è il momento di trasformare in realtà tutto quello di cui si è parlato, ci si trova, guarda caso, soli.
Per questo, prima o poi, dovremo cadere dalle nostre nuvole di zucchero filato.
E sarà una caduta dolorosa.
Oggi noi facciamo parte del 20% fortunato del pianeta, siamo veramente così ingenui da pensare che il restante 80% non voglia avere anche lui tutti i nostri publiccizati privilegi ?
Ma di cosa stiamo parlando ?
Acqua.
Solo lo 0,7% di acqua del pianeta è potabile, oggi ci sono già 2 miliardi di persone che non possono accedervi, ed il loro numero aumenta in maniera devastante (il 20% annuo).
Rifiuti.
In Italia è emergenza da anni, ( fatevi un giro al Sud per vedere e annusare l’emergenza ) il resto del mondo segue a ruota, ma cosa faremo quando il Terzo mondo ( 65% della popolazione mondiale ) comincierà a produrli oltre che ( come adesso ) solo ricevere i nostri ?
Petrolio, Gas, Carbone
Dicono stia finendo, eppure non si vedono soluzioni ( se non sulla carta ) ma se il 20% della popolazione e le sue industrie sono stati in grado di portare alla sua scomparsa in poco più di 100 anni, cosa succederá quando tutti i Cinesi, gli Indiani, i Sud Americani, gli Africani, si andranno a comprare ( finalmente ) la loro bella automobile, o vorranno accendersi il riscaldamento d’inverno ?
Lavoro
Se nella osannata Europa il tasso medio di dissocupazione è del 15% e in quasi tutto il Terzo mondo raggiunge l’85% cosa succederà quando tutte queste brave persone decideranno di rimboccarsi le maniche ed iniziare a lavorare, trovandosi però con il problema che nei loro stati non c’è lavoro e nei nostri ( lo dicono le pubblicità ) si ?
Materie Prime
Dal disboscamento senza limiti che ha distrutto centinaia di ecositemi e portato all’estinzione migliaia di specie, alle forme di pesca che hanno portato all’esaurimento i grandi banchi incrinando profondamente il rapporto nascite-morti e quindi la ricreazione dei grandi banchi di pesci. Dall’inquinamento e conseguente cambio climatico che hanno reso inutilizzabile vastissime aree del nostro pianeta ora a rischio siccità o inondazioni, con la conseguente perdita di produzione agraria ( nella maggior parte dei casi per autosussistenza) all’abbandono di cultivi come quello dei cereali per fare spazio a grandi latifondi di soja ( vedi il caso del Brasile ) o altre piante coltivate non per nutrire ma per le loro qualità industriali ?
Se le materie prime cominciano a scarseggiare con l’automatico aumento dei loro prezzi ( vedi esempio della carta aumentata del 150% negli ultimi 10 anni) cosa succederà quando la maggior parte della popolazione vorrà potervi accedere ed i prezzi troppo alti oltre alla loro scarsità glielo impediranno ?

Ecco questo breve e sicuramente incompleto riassunto per dirvi, che chi ci guida ( e noi come loro complici silenziosi) non è assolutamente interessato al futuro nostro e del nostro pianeta, ma solo al loro dorato presente ed a tutti i soldi che in questo presente riusciranno a fare, e forse questa osessione del "tutto e subito" nasce proprio dal fatto che questi vecchi miliardari sanno che non ci sarà nessun futuro, dopo il loro, dorato presente

lunedì 10 dicembre 2007

PIÙ LE COSE CAMBIANO...


CARI COMPAGNI DI SEGUITO PUBBLICO ALCUNI PASSAGGI DEI NOSTRI " PROMESSI SPOSI ", PER VEDERE SE VI RICORDANO QUALCOSA.

A VOLTE PENSO CHE IL FUTURO PER NOI ITALIANI SIA COME IL SOLE PER ICARO...IMPOSSIBILE DA RAGGIUNGERE E CHE PROBABILMENTE L'UNICA COSA CHE POSSIAMO ASPETTARCI E PER L'APPUNTO LA FINE CHE FECE IL POVERO ICARO.

SPLASH.


L'impunità era organizzata, e aveva radici che le gride non toccavano, o non potevano smovere. Tali eran gli asili, tali i privilegi d'alcune classi, in parte riconosciuti dalla forza legale, in parte tollerati con astioso silenzio, o impugnati con vane proteste, ma sostenuti in fatto e difesi da quelle classi, con attività d'interesse, e con gelosia di puntiglio.


Ora, quest'impunità minacciata e insultata, ma non distrutta dalle gride, doveva naturalmente, a ogni minaccia, e a ogni insulto, adoperar nuovi sforzi e nuove invenzioni, per conservarsi. Così accadeva in effetto; e, all'apparire delle gride dirette a comprimere i violenti, questi cercavano nella loro forza reale i nuovi mezzi più opportuni, per continuare a far ciò che le gride venivano a proibire.

Gli uomini poi incaricati dell'esecuzione immediata, quando fossero stati intraprendenti come eroi, ubbidienti come monaci, e pronti a sacrificarsi come martiri, non avrebber però potuto venirne alla fine, inferiori com'eran di numero a quelli che si trattava di sottomettere, e con una gran probabilità d'essere abbandonati da chi, in astratto e, per così dire, in teoria, imponeva loro di operare.

Era quindi ben naturale che costoro, in vece d'arrischiare, anzi di gettar la vita in un'impresa disperata, vendessero la loro inazione, o anche la loro connivenza ai potenti, e si riservassero a esercitare la loro esecrata autorità e la forza che pure avevano, in quelle occasioni dove non c'era pericolo; nell'opprimer cioè, e nel vessare gli uomini pacifici e senza difesa.

O SONO IO CHE SONO PAZZO ? (2)


CARI COMPAGNI, ALCUNI MESI FA PUBBLICAVO UN POST SUI PROBLEMI DI SICUREZZA NEI POSTI DI LAVORO, DOVE L'ITALIA STRANAMENTE NON È IN CODA ( COME PER QUALSIASI ALTRA COSA) RISPETTO ALLA UE, MA PRIMA IN ASSOLUTO. OGNI GIORNO NUOVI MORTI E NUOVE TRAGEDIE ( COME QUELLA DI TORINO ) CI RICORDANO, QUANTA STRADA CI MANCHI, DAL POTER AFFERMARE DI ESSERE UNA VERA DEMOCRAZIA.

Il Governo dovrebbe indire un Consiglio dei Ministri straordinario per misure urgenti sulla sicurezza sul lavoro, ma il Governo non ha neppure il coraggio di ricevere il Dalai Lama. Quando si muore per gli estintori vuoti e per turni di 16 ore il proprietario va messo in galera senza passare dal via e si chiude temporaneamente la fabbrica.

Un Governo di centro sinistra, con due sindacalisti alla presidenza di Camera e Senato e un sindacalista ministro del Lavoro fa rimpiangere Berlusconi. ( E PIANGERE ME )

Transparency International www.transparency.org nel suo ultimo rapporto colloca l'Italia seconda in Europa per la corruzione dei partiti politici, ci salva la Bulgaria. Primi per assassinati sul lavoro e secondi per partiti corrotti, ci sarà un legame?

martedì 4 dicembre 2007

UNA VOCE DAL PASSATO


CARI COMPAGNI, ALCUNI DI VOI MI CHIEDEVANO DELLA FAMOSA " ULTIMA INTERVISTA DI BORSELLINO" GIÀ PRESENTE NEL BLOG FRA I VIDEO, COSÌ HO DECISO DI PUBBLICARNE L'ULTIMA PARTE ( A FUTURA MEMORIA ) INSIEME AD ALCUNE DICHIARAZIONI TRATTE DAGLI ARCHIVI DI FAMOSI GIORNALI.

"La verità è che se Berlusconi non fosse entrato in politica, se non avesse fondato Forza Italia, noi oggi saremmo sotto un ponte o in galera con l'accusa di mafia. Col cavolo che portavamo a casa il proscioglimento nel lodo Mondadori"
(Fedele Confalonieri, "la Repubblica" 25 giugno 2000).


"Per me Berlusconi era proprio come un parente. La fiducia che aveva in me era pari a quella che io avevo in lui e nella sua famiglia. A Berlusconi ci voglio bene, fino ad oggi. E' una persona onesta, scrivetelo"
(Vittorio Mangano, boss della famiglia di Porta Nuova, condannato a due ergastoli per mafia, omicidio e traffico di droga, "Corriere della sera", 14 luglio 2000).


"Almeno su una cosa gli italiani sono d'accordo, tanto è solarmente evidente: che fin quando non si sblocca il caso Berlusconi, non ci sarà dibattito politico cioè non ci potrà essere politica".
(Indro Montanelli "Corriere della sera", 20 luglio 1998 )



Fabrizio Calvi (pseudonimo di jeanClaude Zagdoun) e il regista jean-Pierre Moscardo per una tv francese intervistano Paolo Borsellino.
…..
Paolo Borsellino:Sì, Vittorio Mangano l'ho conosciuto anche in periodo antecedente al maxiprocesso e precisamente negli anni fra il 1975 e il 1980, e ricordo di aver istruito un procedimento che riguardava delle estorsioni fatte a carico di talune cliniche private palermitane. Vittorio Mangano fu indicato sia da Buscetta che da Contorno come "uomo d'onore" appartenente a Cosa nostra.
Fabrizio Calvi: Uomo d'onore di che famiglia?
Paolo Borsellino: Uomo d'onore della famiglia di Pippo Calò, cioè di quel personaggio capo della famiglia di Porta Nuova, famiglia della quale originariamente faceva parte lo stesso Buscetta. Si accertò, ma questo già risultava dal procedimento precedente che avevo istruito io, e risultava altresì da un procedimento cosiddetto "procedimento Spatola", che Falcone aveva istruito negli anni immediatamente precedenti al maxiprocesso, che Vittorio Mangano risiedeva abitualmente a Milano, città da dove come risultò da numerose intercettazioni telefoniche, costituiva un terminale del traffico di droga, di traffici di droga che conducevano le famiglie palermitane.
Fabrizio Calvi: E questo Mangano Vittorio faceva traffico di droga a Milano?
Paolo Borsellino: Vittorio Mangano, se ci vogliamo limitare a quelle che furono le emergenze probatorie più importanti, risulta l'interlocutore di una telefonata intercorsa fra Milano e Palermo, nel corso della quale lui, conversando con altro personaggio delle famiglie mafiose palermitane, preannuncia o tratta l'arrivo di una partita di eroina chiamata alternativamente, secondo il linguaggio convenzionale che si usa nelle intercettazioni telefoniche, come "magliette" o "cavalli".
Fabrizio Calvi: Comunque lei, in quanto esperto, può dire che quando Mangano parla di cavalli al telefono, vuol dire droga.
Paolo Borsellino: Sì. Tra l'altro questa tesi dei cavalli che vogliono dire droga, è una tesi che fu asseverata dalla nostra ordinanza istruttoria e che poi fu accolta al dibattimento, tant'è che Mangano fu condannato al dibattimento del maxiprocesso per traffico di droga.
Fabrizio Calvi: E Dell'Utri non c'entra in questa storia?
Paolo Borsellino: Dell'Utri non è stato imputato nel maxiprocesso, per quanto io ne ricordi. So che esistono indagini che lo riguardano e che riguardano insieme Mangano.
Fabrizio Calvi: A Palermo?
Paolo Borsellino: Sì, credo che ci sia un'indagine che attualmente è a Palermo con il vecchio rito processuale nelle mani del giudice istruttore, ma non ne conosco i particolari.
Fabrizio Calvi: Ma rcello Dell'Utri o Alberto Dell'Utri?
Paolo Borsellino: Non ne conosco i particolari, potrei consultare avendo preso qualche appunto... Cioè si parla di Dell'Utri Marcello e Alberto, di entrambi.
Fabrizio Calvi:I fratelli
Paolo Borsellino: Sì.
Fabrizio Calvi:.. Quelli della Publitalia.
Paolo Borsellino: Sì.
Fabrizio Calvi:Perché c'è, se ricordo bene, nell'inchiesta della San Valentino, un'intercettazione fra lui e Marcello Dell'Utri in cui si parla di "cavalli".
Paolo Borsellino: Beh, nella conversazione inserita nel maxiprocesso, se non piglio errore, si parla di cavalli che dovevano essere mandati in un albergo, quindi non credo che potesse trattarsi effettivamente di cavalli. Se qualcuno mi deve recapitare due cavalli, me li recapita all'ippodromo o comunque al maneggio, non certamente dentro l'albergo.
Fabrizio Calvi:C'è un socio di Marcello Dell'Utri, tale Filippo Rapisarda che dice che questo Dell'Utri gli è stato presentato da uno della famiglia di Stefano Bontate. Eh, Palermo è la città della Sicilia dove le famiglie mafiose erano più numerose. Si è parlato addirittura in certi periodi almeno di duemila uomini d'onore con famiglie numerosissime: la famiglia di Stefano Bontate sembra che in un certo periodo ne contasse almeno 200. Si trattava comunque di famiglie appartenenti a una unica organizzazione, cioè Cosa nostra, e quindi i cui membri in gran parte si conoscevano tutti, e quindi è presumibile che questo Rapisarda riferisca una circostanza vera. Fabrizio Calvi:Lei di Rapisarda ne ha sentito parlare?
Paolo Borsellino: So dell'esistenza di Rapisarda, ma non me ne sono mai occupato personalmente.
Fabrizio Calvi: Perché a quanto pare, Rapisarda, Dell'Utri, erano in affari con Ciancimino, tramite un tale Alamia (Francesco Paolo Alamia, ex assessore regionale.ndr )siciliano ai tempi di Ciancimino, sindaco di Palermo e socio di Filippo Rapisarda, ex datore di lavoro ed ex amico dei fratelli Dell'Utri.
Paolo Borsellino: Che Alamia fosse in affari con Ciancimino è una circostanza da me conosciuta e credo risulti anche da qualche processo che si è già celebrato. Per quanto riguarda Dell'Utri e Rapisarda, non so fornirle particolari indicazioni, trattandosi - ripeto sempre -di indagini di cui non mi sono occupato personalmente.
Fabrizio Calvi: Non le sembra strano che certi personaggi, grossi industriali come Berlusconi, Dell'Utri, siano collegati a uomini d'onore tipo Vittorio Mangano?
Paolo Borsellino: All'inizio degli anni '70, Cosa nostra cominciò a diventare un'impresa anch'essa: un'impresa nel senso che, attraverso l'inserimento sempre Più notevole, che a un certo punto diventò addirittura monopolistico, nel traffico di sostanze stupefacenti, Cosa nostra cominciò a gestire una massa enorme di capitali, una massa enorme di capitali, dei quali naturalmente cercò lo sbocco, perché questi capitali in parte venivano esportati o depositati all'estero, e allora così si spiega la vicinanza fra elementi di Cosa nostra e certi finanzieri che si occupavano di questi movimenti di capitali.
Fabrizio Calvi: Lei mi dice che è normale che Cosa nostra si interessa a Berlusconi?
Paolo Borsellino: E' normale il fatto che chi è titolare di grosse quantità di denaro cerchi gli strumenti per potere questo denaro impiegare, sia dal punto di vista del riciclaggio, sia dal punto di vista di far fruttare questo denaro.
Fabrizio Calvi: Mangano era un pesce pilota?
Paolo Borsellino: Sì, guardi, le posso dire che era uno di quei personaggi che, ecco, erano i ponti, le teste di ponte dell'organizzazione mafiosa nel Nord Italia.
Fabrizio Calvi: Si è detto che ha lavorato per Berlusconi.
Paolo Borsellino: Non le saprei dire in proposito, o... anche se le debbo far presente che, come magistrato, ho una certa ritrosia a dire le cose di cui non sono certo, poiché so che ci sono addirittura ancora delle indagini in corso in proposito, per le quali non conosco addirittura quali atti sono ormai conosciuti e ostensibili, e quali debbono rimanere segreti. Questa vicenda che riguarderebbe i suoi rapporti con Berlusconi è una vicenda che, la ricordi o non la ricordi, comunque è una vicenda che non mi appartiene. Non sono io il magistrato che se ne occupa, quindi non mi sento autorizzato a dirle nulla.
Fabrizio Calvi: C'è un'inchiesta ancora aperta?
Paolo Borsellino: So che c'è un'inchiesta ancora aperta.
Fabrizio Calvi: Su Mangano e Berlusconi, a Palermo?
Paolo Borsellino: Si.

lunedì 3 dicembre 2007

DOV'È VOLATA LA CIA ?


«Quando è partita veniva considerata dai governi un po’ come una statuetta di Capodimonte, una porcellana graziosa inutile da tenere dietro la vetrina...e invece, abbiamo fatto 80 audizioni, 8 missioni all’estero, ricostruito punto per punto 20 extraordinary renditions, ascoltato la testimonianza di chi era stato sequestrato e poi liberato, calcolato 1300 voli clandestini passati per aeroporti europei, raccolto 40mila pagine di verbali...insomma, un’inchiesta seria di fronte alla quale alcuni governi hanno accettato di collaborare, altri hanno riconosciuto che esistevano delle responsabilità che andavano accertate, dando vita a commissioni d’inchiesta. È accaduto in Spagna, Germania, Gran Bretagna. I nostri governi, precedente e attuale, hanno invece voltato lo sguardo dall’altra parte ritenendo che ci fossero cose più importanti che ristabilire la verità dei fatti e delle responsabilità sugli abusi commessi anche in questo paese in nome della lotta al terrorismo».


Claudio Fava Parlamentare Europeo , Presidente della commissione di inchiesta Ue sulle extraordinary renditions

LA SCOMPARSA DELLA GIUSTIZIA


Da Woodcock a Clementina Forleo. Per mesi e mesi l’informazione che conta, salvo rarissime eccezioni, ha avallato le balle assolute che i politici di destra e di sinistra coinvolti nello scandalo delle scalate han raccontato per tutta l’estate e l’autunno su quel gip che "abusa del suo potere", "calunnia" D’Alema e Latorre, "usurpa il potere della Procura" accusandoli di "complicità nel disegno criminoso" dei furbetti quando i pm non li hanno nemmeno indagati dunque li ritengono innocenti, e via delirando. Solo pochi esperti, come Franco Cordero e Giuseppe D’Avanzo su Repubblica, Michele Ainis sulla Stampa e Francesco Saverio Borrelli spiegarono l’assoluta correttezza dell’operato del gip in base alla demenziale (ora anche incostituzionale) legge Boato. Così ora le stesse bizzarrie si sono trasformate in un "capo di incolpazione" firmato dal Procuratore generale della Cassazione Mario Delli Priscoli, che ha avviato l’azione disciplinare contro la Forleo perché il Csm la sanzioni adeguatamente, oltre a esaminare (da lunedì) il suo eventuale trasferimento d’ufficio per incompatibilità ambientale, avendo osato andare addirittura in tv senza mai parlare dei suoi processi (il procuratore di Bari, invece, ha tenuto una conferenza stampa sull’arresto del padre dei bambini di Gravina, il procuratore di Arezzo ne ha tenuta un’altra sulla morte del tifoso della Lazio, ma nessuno ha ricordato loro che i magistrati non devono parlare dei loro processi, né tantomeno li ha proposti per il trasferimento). L’aspetto più stupefacente dell’azione intrapresa dal solerte Pg, sulla scia delle decine di iniziative assunte dai suoi predecessori contro l’intero pool di Milano, è che si basa su convincimenti errati e smentiti dai fatti che, però, sono diventati vulgata comune grazie alla disinfgormatija politico mediatica organizzata intorno allo scandalo delle scalate. Qualche esempio.

1) La Forleo avrebbe commesso una "negligenza grave e inescusabile" chiedendo alla Camera l’autorizzazione all’uso delle intercettazioni del caso Unipol-Bnl non solo a carico di Giovanni Consorte, ma anche a carico di Massimo D’Alema e Nicola Latorre, sebbene "estranei al procedimento penale in quanto nessuna iniziativa era stata adottata dal pm" nei loro confronti. Ma il Pg forse non sa che il pm, cioè Francesco Greco, dichiarò subito che i politici non erano stati indagati in base alle intercettazioni perché la legge Boato impedisce di utilizzarle come prove finchè il Parlamento non ne abbia autorizzato l’uso. E il pm titolare dell’inchiesta, Luigi Orsi, aveva chiesto al Gip di chiedere il permesso al Parlamento per procedere non solo a carico dei furbetti (già indagati in base ad altri elementi di prova), ma anche nei confronti di "altri da identificare": cioè gli interlocutori telefonici dei furbetti, cioè i parlamentari. Quindi il gip non è affatto andato al di là della richiesta della Procura, ma s’è limitato a recepirla e a inoltrarla al Parlamento, con le trascrizioni delle telefonate di cui si chiedeva il permesso all’uso e con una nota che spiegava la loro rilevanza penale anche a carico di due parlamentari. I quali appaiono – da quanto emerge dalle loro parole, non dalle congetture del giudice - "complici consapevoli del disegno criminoso", cioè dell’aggiotaggio di Consorte & C.

2) Secondo il Pg, quello della Forleo su D’Alema e Latorre fu "un abnorme, non richiesto e ultroneo giudizio anticipato, espresso in termini perentori, fortemente connotati da accenti suggestivi e stigmatizzatorii". Ma quella nota era "richiesta" dalla Procura e dalle legge, oltrechè da un dovere di lealtà nei confronti del Parlamento, che doveva ben sapere quale uso si sarebbe fatto delle telefonate, se autorizzate, e nei confronti di chi, e per quale reato. Il giudizio era tutt’altro che "abnorme", ma perfettamente aderente alla realtà emersa dalle intercettazioni, come può desumere chiunque legga le parole di D’Alema e Latorre, che trafficano con Consorte, per procurargli le alleanze auspicate in vista dell’acquisizione occulta del 51% di Bnl (con Vito Bonsignore e Francesco Gaetano Caltagirone, entrambi soci di Bnl).

3) Scrive ancora sorprendentemente il Pg che la Forleo ha arrecato ai parlamentari, "arbitrariamente coinvolti, un ingiusto danno… con espressioni che hanno leso i diritti personali (la reputazione, il prestigio, l’immagine) di uomini politici". Ma i parlamentari in questione si sono coinvolti da soli, partecipando attivamente a una scalata occulta e illegale, in pessima compagnia, e poi mentendo spudoratamente quando hanno negato di aver fatto nient’altro che un semplice, innocuo "tifo" per Unipol. E sono gli stessi parlamentari ad avere pregiudicato la propria reputazione, prestigio e immagine mettendosi in combutta con personaggi del calibro di Consorte, Sacchetti, Bonsignore, Caltagirone, alleati di altre preclare figure come Gnutti, Fiorani, Ricucci, Coppola, tre dei quali poi finiti in galera. Che doveva fare, il gip? Scrivere che quelle telefonate di grande rilevanza penale non avevano rilevanza penale solo per evitare di offendere i politici che le avevano fatte? Se lo specchio riflette una brutta faccia, la colpa è del titolare della faccia medesima, non dello specchio. Che queste cose fingano di non capirle i politici interessati, è comprensibile. Fanno propaganda e sollevano polveroni per nascondere le proprie vergogne. Ma che non lo capisca un alto magistrato come il Pg Delli Piscoli, è davvero allarmante.

4) Clementina Forleo, a suo avviso, va pure punita perché un giorno, avendo visto due poliziotti che pestavano un immigrato reo di non aver pagato il biglietto sulla metropolitana, intervenne a farli smettere gridando "è ora di finirla", salvando il malcapitato dal pestaggio e poi dichiarando ai giornali che i due agenti "l’hanno sbattuto brutalmente per terra". Che c’è che non va? Così facendo, secondo il Pg, la Forleo "dapprima offendeva l’onore e il decoro degli agenti" e addirittura "la reputazione dell’intero corpo di Polizia dello Stato", venendo così meno "ai doveri di correttezza e di equilibrio". Ecco: doveva lasciare che i due completassero l’opera, e magari venissero promossi dirigenti della Polizia o dei servizi segreti, come i loro colleghi del G8 di Genova. Peccato che il magistrato abbia l’obbligo di denunciare i reati di cui è a conoscenza e, se può, di impedire che vengano commessi. Sembra una macabra barzelletta, ma è anche per aver salvato un magrebino da un pestaggio che Clementina Forleo rischia di essere punita dal Csm (lo stesso Csm che ha reintegrato in Cassazione Corrado Carnevale, quello che cassava le condanne dei mafiosi perché mancava un timbro, che riceveva gli avvocati dei mafiosi in casa sua prima delle camere di consiglio, che insultava Falcone e Borsellino anche appena morti ammazzati). Il fatto che si stesse occupando anche dei possibili reati di Massimo D’Alema è puramente casuale.

LOTTA DI CLASSE


Oltre cento emendamenti potranno essere discussi alla Camera sulla class action. Tra di essi, diversi dovranno essere attentamente valutati in quanto sostenuti dalle componenti più arroccate del mondo imprenditoriale, con sponde in quello politico,che a ben vedere, tentano di affossare la normativa, approvata dal Senato.
Uno fra tanti, Montezemolo, che ha nuovamente parlato dell’azione collettiva, nel testo approvato a Palazzo Madama, come di un istituto contrario all’interesse del paese.
Poiché questa tesi è infondata - essendo la class action un avanzato strumento di democrazia economica che riequilibra i rapporti tra imprese e consumatori, questi ultimi contraenti deboli, ed è suscettibile di aprire una fase nuova di trasparenza e competitività - sarebbe singolare se le richieste sopra riportate, esse sì estremiste, fossero accolte. Gli utenti, i consumatori, i risparmiatori, sanno, debbono sapere, che non di una astratta querelle si tratta, ma di una sensibile innovazione capace di migliorare il loro potere negoziale. Le imprese, da una normativa del genere, potranno trarre la spinta per una maggiore capacità di competere, per un miglioramento della qualità dei prodotti, per una più diffusa trasparenza, per una più forte attenzione alla clientela.

COMPAGNI DI MERENDE ( OVVERO IL PARTITO DEMOCRATICO DEL POPOLO DELLE LIBERTÀ)


Mi interessa e mi mette in ansia, una frase di Veltroni che, giustamente soddisfatto del buon risultato della sua iniziativa, dice: «Penso che abbiamo introdotto qualcosa di molto importante: la fine del clima di rissa, di odio, di contrapposizione ideologica. Ora chi lo vuole riproporre se ne assumerà la responsabilità. Ma si è sperimentato che è possibile il dialogo, come nelle grandi democrazie del mondo». (Conferenza stampa alla Camera dopo l’incontro con Silvio Berlusconi, 30 novembre)
Forse è storia passata. Ma il conflitto di interessi e l’infezione che un potere multimiliardario porta nella politica è un argomento da sospendere nel tentativo di fare una buona legge elettorale o dobbiamo lasciar perdere adesso, e anche dopo, per non dare l’impressione che il tentativo di normalizzare e legalizzare la vita italiana non è altro che odio e vendetta contro Berlusconi?

giovedì 29 novembre 2007

MADE IN USA


Scrive Igor Fiatti, collaboratore dell’Associated Press: «Camp Bondsteel, la più grande base americana costruita all’estero dai tempi del Vietnam, è quasi stata completata nella provincia jugoslava del Kosovo. È localizzata vicino a oleodotti e corridoi energetici di vitale importanza, al momento ancora in costruzione, come ad esempio l’oleodotto transbalcanico, sponsorizzato dagli Stati Uniti. Grazie al coinvolgimento nella costruzione della base alcune società appaltatrici del ministero della Difesa, come ad esempio la «Brown and Root Services» (Società affiliata della compagnia petrolifera «Halliburton Oil»), stanno guadagnando una fortuna. «Secondo Alvaro Gil Robles, commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa, Camp Bondsteel sarebbe anche stato utilizzato come «sito nero» della Cia per le così dette extraordinary renditions, esportazione di pratiche di tortura nei confronti di presunti terroristi.Forse più grave del fatto in sé, che può essere variamente valutato, è il silenzio che lo circonda, in tutto l’Occidente (le fonti di Fiatti sono una rivista specializzata per ingegneri americani e due articoli di Le Monde, pubblicati il 25 e 26 novembre 2005) ma soprattutto in Italia, che non consente un dibattito informato sui destini di quella parte dell’ex Jugoslavia che a suo tempo provocò un intervento militare della Nato e che nelle prossime settimane potrebbe determinare un’ennesima crisi internazionale.Se l’esistenza di un’importante base militare americana, strategicamente collocata, spiega l’insistenza di Washington su un’indipendenza più o meno incondizionata (su ciò ancora si negozia) del Kosovo, è altrettanto rilevante sottolineare come quello Stato in fieri, malgrado la presenza di un contingente militare della Nato (2000 soldati sono italiani, con un ulteriore battaglione in preparazione come rivelato da l’Unità, 23 novembre) sia in balia della criminalizzata, della droga e del nazionalismo più estremo. Dopo la sua morte e quanto di partecipazione democratica aveva costruito Ibrahim Rugova, resta partito di maggioranza relativa quello di Hashimi Thaci, a suo tempo leader dell’Uck, incoronato freedom fighter da Madeline Albright, con rapporti con la perdurante violenza nei confronti della minoranza serba che sarebbe generoso definire ambigui.Che fare, alla vigilia delle decisioni (o delle non decisioni, perché la Russia sembra decisa ad esercitare il proprio diritto di veto nei confronti di ogni ipotesi di indipendenza) del Consiglio di sicurezza dell’Onu? Innanzitutto occorre mettere sul tavolo della diplomazia e dell’opinione pubblica tutto ciò che è stato trascurato o volutamente occultata: gli interessi strategici americani (ma sono soltanto americani), la violenza nei confronti della minoranza serba, la natura criminosa della situazione di fatto attuale. In tal modo si può rendere più difficile una dichiarazione unilaterale di indipendenza, magari suffragata da un riconoscimento da parte di Washington e di alcune capitali di un’Europa ancora divisa. Poi occorrerà ridiscutere il "piano Ahtisaari", magari rafforzato nelle sue garanzie nei confronti della minoranza serba, come del resto sta avvenendo in questi giorni. È particolarmente importante che Londra, sotto la nuova leadership di Gordon Brown, cessi di agire come la mosca cocchiera dell’alleato americano e si renda disponibile a una mediazione europea, anche nei confronti di Belgrado. Perché di territorio europeo si tratta ed è l’Unione Europea soltanto a disporre delle carote necessarie per placare gli animi nei Balcani (ammissione nell’Ue e conseguente sviluppo economico).

martedì 20 novembre 2007

E IO PAGO.....


CARI COMPAGNI, FACCIAMOCI DUE CONTI IN TASCA…..PER VEDERE SE OLTRE AL GRANDISSIMO TOTÒ ANCHE NOI…PAGHIAMO.




Gli stipendi non vanno. I prezzi, purtroppo, invece sì. E a rimetterci, lungo questa corsa impari, sono soprattutto impiegati e operai, che negli ultimi anni hanno visto le proprie finanze alleggerirsi di un peso che vale, in un anno, quasi duemila euro. I calcoli sono quelli dell’ultima indagine dell’Ires-Cgil ("I salari dal 2002 al 2007") presentata oggi a Roma. Secondo gli autori della ricerca, tra il 2002 e il 2007 chi aveva una retribuzione di fatto pari a 24.890 euro ha subito una perdita complessiva pari a 1.896 euro. Di questi, 1.210 euro sono dovuti alla diversa dinamica tra inflazione e retribuzioni mentre 686 euro sono imputabili alla mancata restituzione del fiscal drag (vedi tabella). Lo scenario del declino degli stipendi non può lasciare indifferenti. "Serve una nuova politica dei redditi - ha detto il segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani a margine della presentazione del rapporto - che affronti il problema della crescita bassa, dei salari bassi e della produttivià bassa. E' auspicabile che da gennaio, visto che si parla di riforme, sia elettorali che istituzionali, un capitolo sia dedicato a questo fondamentale tema". Se si guarda ai nuclei familiari si scopre che le cose sono andate ancora peggio e che, in questi anni, si è assistita ad una divaricazione della forbice tra chi ha più e chi ha meno. "La perdita di potere d’acquisto dei redditi della famiglie di operai e impiegati – dice Agostino Megale, presidente dell’Ires – si contrappone ad una crescita del potere d’acquisto delle famiglie degli imprenditori e dei liberi professionisti. Con le manovre fiscali del centro destra si è registrato un ulteriore allargamento della forbice a sfavore dei bassi redditi". In termini di dati si ritrova che il potere d’acquisto dei redditi familiari di imprenditori e liberi professionisti è cresciuto di 11.984 euro mentre quello degli impiegati è diminuito di 3.047 euro e quello degli operai di 2.592 euro. Oggi, dicono quelli dell'Ires, oltre quattordici milioni di lavoratori guadagnano meno di 1.300 euro al mese e di questi circa 7,3 milioni non superano neppure i mille euro al mese. Tra gli impiegati generici, solo l'11,9 per cento guadagna più di mille e trecento euro. Il 13,2 sta sotto gli 800 euro, il 15 per cento guadagna meno di mille euro e il 24,9 per cento tra 800 e mille euro. Simili percentuali per gli operai specializzati. Quanto agli impiegati di concetto solo il 24,3 per cento supera i 1.300 euro mensili. La modesta crescita delle retribuzioni, secondo gli autori dell’indagine, è da imputare allo scarto tra l’inflazione programmata (utilizzata per rinnovare la parte economica dei contratti) e l’inflazione attesa ed effettiva, i ritardi registrati nel rinnovo dei contratti e l’inadeguata retribuzione della produttività attraverso la contrattazione di secondo livello. Se si guarda poi all'età delle diverse componenti della forza lavoro, si scopre che sono ancora i giovani a portare il peso più gravoso. Tutti ancora sotto i novecento euro al mese. Tutti quasi sulla soglia della povertà. Secondo i dati presentati oggi un apprendista con meno di 24 anni guadagna al mese solo 736,85 euro, un collaboratore occasionale arriva a 768,80 euro mentre un co.co.pro o un co.co.co si deve accontentare di 899 euro. Dalle rilevazioni Istat, ricordano quelli dell’Ires, si ricava poi l’evidenza che il 13,7 per cento dei giovani (tra 18 e 34 anni) sono poveri. La situazione diventa ancor più gravosa se il giovane vive in coppia con tre o più figli: in questo caso sono poveri il 45,8 per cento. L'inadeguato incremento retributivo è anche imputabile alla lenta crescita della produttività della nostra economia che dal 1998 al 2007 è cresciuta di poco meno del 3 per cento mentre in Germania si sono registrati valori intonro all'8,5 per cento, nel Regno Unito pari al 20 per cento e negli Usa hanno addirittura toccato punte del 25 per cento.

SI VIS PACEM PARA BELLUM



Perpetual war for perpetual peace. Ossia, la guerra infinita, come quella in corso nel Medio Oriente. Nella guerra infinita nessuna sconfitta appare definitiva: il Bush sconfitto in Iraq può essere vincitore in Afghanistan dove la partita è aperta o in Iran dove la guerra è già cominciata senza dichiarazioni ufficiali. Che cos' è la guerra infinita che riempie le nostre televisioni, i nostri giornali, le nostre perpetue angosce? Come può durare senza soste? Come è possibile che i potenti la alimentino di continuo? Una delle ragioni per cui esistono queste guerre infinite è la scomparsa in molti paesi, negli Stati Uniti in particolare, della leva militare obbligatoria. Nella Seconda guerra mondiale, quando c'era la leva obbligatoria, il soldato lo facevano tutti e proprio per questo si arrivò a una pace che durò più di mezzo secolo. Furono gli Stati Uniti d'America a capire per primi che la guerra di tutti non era più possibile, che i giovani ricchi piuttosto di fare la guerra del Vietnam preferivano disertare in Canada o in Sudamerica. Allora finì l'esercito di leva e si arrivò all'esercito di mestiere: ufficiali istruiti e bianchi, truppa ignorante e di colore, cioè i poveracci in gran parte neri che per campare dovevano arruolarsi. Di costoro vivi o morti che siano ci si può occupare come carne da cannone. Se uno dei poveracci muore al Pentagono non si disturbano, mandano un telegramma alla famiglia e consegnano il cadavere a domicilio. La guerra infinita può continuare anche nella ricca America: la riserva di poveri che devono in qualche modo campare è senza fine. La guerra senza fine è possibile, anzi necessaria, perché l'impero ne ha fatto una parte integrante della sua economia: i 150 mila soldati mandati in Iraq, a cui aggiungere i 70 mila contractors, i mercenari che sostituiscono i soldati a stipendio di compagnie private come la gigantesca Halliburton del vicepresidente Dick Cheney, sono costati alla nazione americana una montagna di miliardi finiti per la maggior parte nelle tasche dei ricchi che giustamente considerano la guerra infinita il migliore e più sicuro degli investimenti. La guerra infinita è possibile perché infinita è la lotta per la sopravvivenza economica. Il presidente americano George Bush ha fatto guerra all'Iraq non perché Saddam Hussein era un dittatore feroce, non per esportare la democrazia, ma perché era in gioco il fondamento dell'impero, cioè l'indissolubile binomio del controllo del petrolio e della supremazia del dollaro. L'Inghilterra ha appena costruito una nuova potentissima flotta, la Russia vuol tornare minacciosa come ai tempi di Stalin. Persino i tedeschi hanno rimandato nel mar del Libano le loro navi da guerra e i cinesi tengono pronto un esercito di un milione e mezzo di uomini. La guerra infinita piace a tutti, non c'è piccolo paese che non spenda buona parte delle sue risorse nel commercio delle armi.

CHI HA PAURA DELL'UOMO NERO ?


LA GUERRA INFINITA E LA PAURA INFINITA SONO LE DUE FACCE DELLA STESSA MEDAGLIA, LA PRIMA VIENE RIVOLTA SEMPRE FUORI DAL PROPIO STATO, LA SECONDA È RIVOLTA SEMPRE VERSO L'INTERNO, L'OBIETTIVO SIAMO NOI CITTADINI. CI FANNO LA GUERRA ATTRAVERSO LA PAURA STRAVOLGENDO LA NOSTRA RELAZIONE CON LA REALTÀ E PORTANDOCI INEVITABILMENTE ALL'ALIENAZIONE VERSO GLI ALTRI E TROPPO SPESSO ANCHE VERSO NOI STESSI.




«Odio e sospetto alimentano generalizzazioni - si legge nel manifesto -: tutti i rumeni sono rom, tutti i rom sono ladri e assassini, tutti i ladri e gli assassini devono essere espulsi dall'Italia. Politici vecchi e nuovi, di destra e di sinistra, gareggiano a chi urla più forte, denunciando l'emergenza. Emergenza che, scorrendo i dati contenuti nel Rapporto sulla Criminalità (1993-2006), non esiste: omicidi e reati sono, oggi, ai livelli più bassi dell'ultimo ventennio, mentre sono in forte crescita i reati commessi tra le pareti domestiche o per ragioni passionali. Il rapporto Eures-Ansa 2005, L'omicidio volontario in Italia e l'indagine Istat 2007 dicono che un omicidio su quattro avviene in casa; sette volte su dieci la vittima è una donna; più di un terzo delle donne fra i 16 e i 70 anni ha subito violenza fisica o sessuale nel corso della propria vita, e il responsabile di aggressione fisica o stupro è sette volte su dieci il marito o il compagno: la famiglia uccide più della mafia, le strade sono spesso molto meno a rischio-stupro delle camere da letto».

Il rischio è enorme: «Si sta sperimentando la costruzione del nemico assoluto, come con ebrei e rom sotto il nazi-fascismo, in nome di una politica che promette sicurezza in cambio della rinuncia ai principi di libertà, dignità e civiltà; che rende indistinguibili responsabilità individuali e collettive, effetti e cause, mali e rimedi. Manca solo che qualcuno rispolveri dalle soffitte dell'intolleranza il triangolo nero degli asociali, il marchio d'infamia che i nazisti applicavano agli abiti dei rom».

venerdì 16 novembre 2007

LUTTO



CARI COMPAGNI MI SCRIVE ANGELA DELLA PIATTAFORMA "VERITÀ PER ALDO" E SE DEVO ESSERE VERAMENTE SINCERO, MI VIENE DA PIANGERE. PERCHÈ ALDO SONO IO. QUELLO CHE È SUCCESSO A LUI POTEVA SUCCEDERE A ME E PER LE STESSE RAGIONI. COLTIVARE UN PIANTA CHE DA MILLENNI È DI USO COMUNE IN TUTTO IL PIANETA, L'HO FATTO ANCHE IO E NON ABASSARE LA TESTA DI FRONTE ALLA VIOLENZA E ALL'ARROGANZA È UN MIO LATO CARATTERIALE CHE MI HA PORTATO A PRENDERMI PIÙ DI UNO SCHIAFFO NEL CORSO DELLA MIA VITA.
IMMAGINO, PENSO, A QUELL'UOMO IN CELLA DI ISOLAMENTO, SAPENDO CHE È UNA INGIUSTIZIA PER LUI TROVARSI LI IN QUEL MOMENTO, LO SCHERNO, LE BEFFE DELLE GUARDIE, LA SUA RISPOSTA DURA, ORGOGLIOSA, INNOCENTE, I PRIMI COLPI, SORDI, DURI, FORTI, IL SANGUE, IL DOLORE, L'AGONIA, POI IL BUIO, IL SILENZIO.

LA MORTE.


Aldo Bianzino e la sua compagna Roberta il 12 ottobre sono stati arrestai con l’accusa di possedere e coltivare alcune piante di marijuana. Trasferiti il giorno dopo al carcere di Capanne, sono separati. Roberta condotta in cella con altre donne, Aldo, in isolamento.
Da quel momento Roberta non vedrà più il suo compagno lasciato in buone condizioni di salute. La mattina seguente, domenica 14 ottobre alle 8,15, la polizia penitenziaria entrata nella cella, trova Aldo agonizzante che poco dopo muore.
Immediatamente la ex moglie, la compagna, i figli e gli amici si mobilitano per fare chiarezza su questa ingiusta morte chiedendo verità e giustizia perchè di carcere non si può morire!
Di fatto dopo un goffo tentativo di insabbiamento da parte delle autorità carcerarie (le prime indiscrezioni psulle cause della sulla morte si riferivano ad un improbabile infarto) famiglia e amici vengono a sapere che dall’autopsia risulta che Aldo è stato vittima di un vero e proprio pestaggio, il corpo infatti presentava una frattura alle costole, gravi lesioni al fegato, alla milza e al cervello.
Aldo Bianzino è morto ormai da più di due settimane.
Il silenzio delle istituzioni e dei rappresentanti della politica, dei cosiddetti garanti della nostra sicurezza sociale è assordante.
Indaffarati a sperimentare modelli di governance escludenti, a scagliarsi contro ambulanti, lavavetri, vagabondi, non hanno trovato, non stanno trovando, non trovano il tempo per superare l’alone di impunità, per denunciare chi umilia le persone sotto custodia, infligge sofferenze fisiche e psichiche ai detenuti, uccide.
E' tempo per noi di prendere posizione, spazio e voce.
Di raccontare. Di mantenere viva la memoria collettiva. Di evitare pericolosi insabbiamenti e difendere le nostre esistenze e le nostre pratiche identitarie da abusi, repressioni e pestaggi, "venduti"come atti di legalità.
Di resistere alla criminalizzazione degli stili di vita, alla violenza dell’intolleranza, all’esercizio arbitrario dei poteri di repressione e di controllo, alla manipolazione dell’informazione.
E’ tempo di agire, di porre interrogativi a chiunque desideri verità e giustizia per Aldo Bianzino, Giuseppe Ales, Federico Aldrovandi, Alberto Mercuriali. Marcello Lonzi.
E’ tempo di reclamare la scarcerazione immediata dei 5 ragazzi di Spoleto, vittime di una perversa applicazione del 270bis, strumento di controllo e intimidazione preventiva utilizzato ormai per sedare qualunque forma di dissenso.
E Aldo è morto. Come? Perchè? Chi è Stato?
L’accusa è di omissione di soccorso per i poliziotti incaricati di sorvegliare i detenuti quella notte.
Vogliamo chiarezza sui lati oscuri di questa vicenda.
Vogliamo che la responsabilità della morte di Aldo sia assunta colettivamente, non sia attribuita solo all’istituto penitenziario ma al suo sistema carcerario.
E’ tempo di costituirci in comitato per la verità su Aldo, Giuseppe Ales, Federico Aldrovandi, Alberto Mercuriali, Marcello Lonzi di ottenere verità e giustizia sugli omicidi di stato, di abrogare la legge Fini-Giovanardi e reclamare la fine di ogni proibizionismo, di contrastare e opporci ad una società che sempre meno tollera qualsiasi espressione fuori dalla norma, di farci carico delle sorti dei processi per il g8 di Genova rispondendo ai pruriti vendicativi del potere con una manifestazione nazionale che contrasti e interrompa la costruzione di processi di oblio e rimozione collettiva. Perchè non ci fidiamo di uno Stato che processa se stesso e che alla fine finisce sempre per autoassolversi o al massimo nel trovare un capro espiatorio che paghi al posto di un sistema che rende normale la violenza istituzionale e la tortura: quando la tortura non è reato il carcere uccide!

mercoledì 14 novembre 2007

CHE FREDDO CHE FA....


CARISSIMI COMPAGNI, PUBBLICO PARTE DELL'INTERVISTA PUBBLICATA SULL'UNITA A ROBERT AMSTERDAM AVVOCATO DI KHODORKOWSKY, EX MAGNATE DEL PETROLIO RUSSO. LO FACCIO PER DUE MOTIVI:
IL PRIMO E PER RICORDARVI ( OGNI VOLTA CHE ACCENDETE IL RISCALDAMENTO ) DA DOVE VIENE IL GAS CHE STATE USANDO E LE IMPLICAZIONI CHE A QUEL GAS SONO LEGATE.
IL SECONDO E PER FARVI RIFLETTERE SUL FATTO CHE BERLUSCONI, A QUANTO PARE, NON È L'UNICO CON CUI PUTIN VA A COLAZIONE.

Credo che il fatto che Prodi si sia impegnato con l’Eni in accordi sporchi con la Russia accresca la sensazione di impunità del signor Putin e mette seriamente in pericolo la vita del mio cliente». Robert Amsterdam è il legale di Mikhail Khodorkowsky, un tempo rampante proprietario del gigante privato del petrolio russo Yukos, oggi una pallida figura dietro alle sbarre di un campo di lavoro in Siberia, mentre è svanita la speranza che potesse essere rilasciato per buona condotta, oggi che ha già scontato metà degli 8 anni che gli sono stati inflitti per frode fiscale. Lui in carcere, la Yukos è stata fagocitata in casa e fuori: gli «accordi sporchi» a cui si riferisce Amsterdam sono l’acquisizione da parte dell’Eni di una fetta delle spoglie della Yukos, dopo il fallimento della società pilotato dal Cremlino sotto la copertura del processo. «Eni è la sola grande società straniera che abbia partecipato al banchetto - dice Amsterdam - e l’ha fatto per conto di Gazprom». L’accordo che è stato completato l’estate scorsa garantisce all’azienda italiana la fornitura di gas direttamente da Gazprom di qui al 2035 e la partecipazione ai processi industriali a monte in Russia. Ma per Robert Amsterdam è stata una resa: «Invece di far valere in Russia i valori europei e il rispetto della legge, sta succedendo il contrario: è la Russia che sta esportando il suo modello e i suoi valori criminali in Italia e in Europa. E questo è un pericolo non solo per Khodorkowsky ma per tutti noi».
Che cosa intende dire?
«Non c’è niente di legale in tutto ciò. Un giorno Prodi, l’Eni e quanti hanno stretto accordi ai danni della Yukos potrebbero trovarsi in una posizione molto scomoda. Oggi c’è una questione formale molto importante e cioè stabilire se Yukos esista o meno dal punto di vista della legge internazionale. Beh, la Yukos esiste ancora perché è stata rubata illegalmente dal governo russo: è un argomento molto serio per il futuro. La più alta Corte svizzera recentemente ha respinto la rogatoria russa per acquisire documenti sulla Yukos necessari ad un secondo processo contro Khodorkowsky. E l’ha fatto usando un’inusitata durezza di modi».
La Corte svizzera ha parlato di "processo politico e discriminatorio", di «strumentalizzazione di procedure criminali a scopo intimidatorio». Ma è difficile per l’Italia criticare il paese dal quale dipende per le sue risorse energetiche.
«È solo questione di coraggio, le alternative ci sono. Ad esempio in Nord-Africa. Invece è stata scelta la soluzione più facile e più economica. Quello che l’Italia non sembra capire è che l’accordo Eni-Gazprom è un accordo contro l’Europa. In cambio di una parvenza di sicurezza energetica».
Anche altri paesi europei hanno stretto accordi bilaterali, come la Germania.
«Certo, ma Eni è il più grosso partner di Gazprom».
Vi aspettavate che Khodorkowsky non sarebbe stato scarcerato?
«Non ero affatto ottimista e non lo sono per il futuro».
Come ha reagito Khodorkowsky?
«Che cosa può fare? Sa che è un prigioniero politico e ora deve affrontare un nuovo processo. Finiranno per spedirlo in qualche prigione ancora più sperduta. E magari lo uccideranno».
Perché questo accanimento? Dopo aver perduto la Yukos, Khodorkowsky è teoricamente un signor nessuno in un paese forte, con un uomo forte alle redini.
«Non è così. È molto conosciuto e apprezzato in Russia. Quello che in Italia sembrate non capire è che la Russia è una grande repubblica delle banane. L’insicurezza è ai massimi livelli, c’è uno scontro fortissimo all’interno del Cremlino, ci sono morti. E questo in parte ha a che fare con il fatto che hanno rubato un sacco di denaro e ora si pone un problema di legittimità. Putin è esattamente il contrario di un uomo forte, lui stesso non sa bene ora che cosa fare, perché di fatto la Costituzione non c’è più. Se fosse forte davvero avrebbe il coraggio di affrontare gli elettori ad armi pari, non avrebbe soppresso la stampa libera, consentito che uccidessero i giornalisti scomodi, attaccato gli oppositori politici, spedito in carcere uno come Khodorkowsky. Le elezioni sono una farsa assoluta. La verità è che la Russia sta tornando all’epoca del partito unico e l’unica cosa di cui davvero non ha bisogno è l’impunità».

martedì 13 novembre 2007

ITALIA VANDALICA


COME SEMPRE RIMANGO ESTREMAMENTE IMPRESSIONATO QUANDO TELEVISIONI E GIORNALI ESTERI FANNO ECO A TRAGEDIE ITALIANE, E DEVO AMMETTERE, CON UN CERTO ORGOGLIO, CHE NELLE ULTIME SETTIMANE SIAMO STATI ( COME NAZIONE ) AL CENTRO DI NUMEROSISSIMI ARTICOLI E POLEMICHE. PARTENDO DAL CASO ROM CHE È COSTATA A PRODI LA PRIMA PAGINA DEL NEW YORK TIMES ARRIVANDO ALLA PICCOLA RIVOLUZIONE DEI TIFOSI DI QUESTA DOMENICA.
COME DICEVO, È MERAVIGLIOSO DA EMIGRATO QUALE SONO ACCENDERE LA TELEVISIONE IN SPAGNA E SENTIRE SEMPRE PARLARE D' ITALIA.
NOTO VERAMENTE UNA RINASCITA IN ME DI QUELLA SENSAZIONE DI AMOR PATRIO CHE PENSAVO DI AVER PERDUTO PER SEMPRE.
PER QUESTO RINGRAZIO TUTTI GLI ITALIANI RIMASTI IN ITALIA, CHE CON GRANDE SFORZO E PASSIONE STANNO FACENDO SAPERE AL MONDO CHE GRANDE PAESE È IL NOSTRO.
La verità è che la gente stà male.
Non vi è altra spiegazione ma il vero problema è che non c'è soluzione, non in vista almeno.
La verità è che un polizziotto a ucciso un ragazzo.
Che sia stato un incidente o meno, non interessa in questa sede.
La cosa importante è stata la reazione.
E la reazione non si sposava con la causa.
Un poliziotto uccide un ragazzo. E ? È una disgrazia senza dubbio. Ma ?
Ma quel ragazzo era un tifoso.
Un poliziotto uccide un tifoso.
Allora si che i tifosi si sentono chiamati in causa.
Però quel ragazzo non era solo un tifoso era anche un operaio, un figlio, un fratello, un amante, un giocatore di tennis.
Ma di domenica a quanto pare conta solo l'essere tifosi.
Domenica infatti non abbiamo visto i fratelli d'italia assaltare due caserme di polizia o gli operai, o i giocatori di tennis. Abbiamo visto i tifosi, tutti i tifosi.
Mi tornano in mente le parole del ex sindaco di N.Y Giuliani quando definiva la polizia la banda delle bande. Perchè questo è successo domenica in Italia.
Si sono scontrate due bande ( come ogni giorno nel bronx di Giuliani) a causa di un omicidio/miccia. Ed esattamente come bande di strada si sono comportati.
Tu uccidi uno di noi e noi ne facciamo fuori 10 dei tuoi.
Guerra tra bande.
Le tifoserie si sono unite, Romanisti e Laziali a braccietto non si erano mai visti in italia, domenica si.
Sono stati perfetti e non ci hanno lasciato dubbi.
Quelli di domenica non erano tifosi, ma una banda a tutti gli effetti, nuovi vandali di una vecchia Italia.
Resta da capire, cosa centrino questi Vandali con il calcio.

venerdì 9 novembre 2007

ZINGARI, ZIGANI, GITANI....


DI SEGUITO PUBBLICO UNA LETTERA DI ELISA, SU UNO DEI MOLTEPLICI PROBLEMI LEGATI ALLE ETNIE DI CUI SOPRA. TRA TUTTI MI SEMBRA IL PROBLEMA PIÙ URGENTE DA RISOLVERE O QUANTO MENO DA CHIARIRE...


Il termine zingari, o zigani, o gitani (dall’ungherese Cigány) è usato per indicare varie etnie. Quelli che vengono chiamati zingari comprendono sia un insieme di popolazioni parlanti lingue di origine indiana che un insieme di popolazioni parlanti lingue di altra origine. Questi due grandi insiemi condividono caratteristiche di vita, segnate per esempio dal nomadismo in certe regioni d’Europa, e da altri tratti culturali in altre regioni. Contrariamente alla credenza comune, la maggior parte degli zingari sono sedentari e non nomadi. In Italia sono presenti, per la massima parte, i rom, i sinti (o sinte) e i camminanti (o caminanti). Gli zingari che oggi sono situati per la maggior parte in Romania vengono considerati rumeni, ma è sbagliato perche loro essendo un popolo nomade hanno migrato verso l’Europa dell’Est insieme agli Unni.
TENTA SEQUESTRO BIMBO DI TRE ANNI AL MARE, ARRESTATA ROMENA
29 luglio 2007

PALERMO - Avrebbe abbracciato un bambino di tre anni e dopo averlo avvolto nella sua gonna lo avrebbe spinto fuori dallo stabilimento balneare dove il piccolo era in compagnia dei genitori. Protagonista della vicenda, avvenuta ieri sera a Isola delle femmine, nel Palermitano, è una donna romena che è stata arrestata dai carabinieri per tentativo di sequestro e sottrazione di minorenne. A bloccare il sequestro del bambino sono stati alcuni bagnanti che hanno richiamato l’attenzione dei genitori del bambino e contemporaneamente chiamato i carabinieri della compagnia di Carini. Vistosi scoperta la donna, della quale non sono state fornite le generalità, ha cercato di darsi alla fuga, ma è stata trovata e arrestata dai militari dell’Arma. La Procura della Repubblica ha disposto il suo trasferimento nel carcere Pagliarelli di Palermo.
Il tentato sequestro sarebbe avvenuto al Lido dei ferrovieri, gestito da Vincenzo Inzirillo, 41 anni, il quale racconta che ieri intorno alle 18.30 due donne, "una sulla cinquantina - dice - e l’altra un po’ più giovane, mi hanno chiesto se potevano andare in spiaggia per chiedere qualche spicciolo ai bagnanti. Impietosito, ho detto loro di sì". Poco dopo una delle due avrebbe avvolto nella gonna il bimbo di tre anni. "Una delle bagnanti - aggiunge Inzirillo - si è accorta di quanto stava accadendo e, gridando, le ha strappato il bambino". A quel punto la romena è fuggita. Secondo alcuni testimoni, le due donne non sarebbero state sole: fuori dallo stabilimento una macchina con loro connazionali le avrebbe attese. Ma la donna, quando è stata arrestata, era a piedi e si trovava nei paraggi della caserma dei carabinieri di Capaci.
Alcuni bagnanti, in particolare, hanno riferito di avere notato anche due uomini, uno dei quali suonava l’organetto probabilmente per distrarre l’attenzione della gente che si trovava sul posto. Sempre secondo alcune testimonianze i due, nella confusione generale, si sarebbero allontanati a bordo di un’auto di colore blu. La donna arrestata, che ha 45 anni, è senza fissa dimora; per gli investigatori graviterebbe in un campo nomadi del trapanese. Le indagini sono coordinate dal pm Ennio Petrigni.
IL GIP SCARCERA LA DONNA RUMENA ACCUSATA DI AVER TENTATO DI SEQUESTARE IL PICCOLO DI TRE ANNI. L’UNICA TESTIMONE HA RITRATTATO.
31 luglio 2007

PALERMO - Una vicenda in cui la psicosi collettiva e il pregiudizio contro gli zingari si sono coniugati, producendo un mostro sbattuto in prima pagina per tre giorni. Questo il senso - e in alcuni casi anche le parole - usate dal gip di Palermo Maria Elena Gamberini nel provvedimento con cui ha ordinato la scarcerazione di Maria Feraru, 45 anni, la donna romena accusata di avere tentato di sequestrare, sabato pomeriggio, un bambino di tre anni davanti al «Lido del ferroviere» di Isola delle Femmine (Palermo).
Al di là delle decine di testimonianze raccolte dagli stessi cronisti dopo il presunto tentativo di sequestro, l’unica persona che aveva effettivamente visto qualcosa era stata A.D., una donna che sin dalle prime battute dell’interrogatorio reso domenica ai carabinieri, aveva ammesso di essere letteralmente «terrorizzata dagli zingari». Un atteggiamento mentale ribadito dalla teste anche martedì mattina, davanti al pubblico ministero Ennio Petrigni, che, per niente convinto, ha voluto risentirla di persona. A.D. ha detto di aver avuto paura, di avere provato la sensazione che Maria Feraru stesse tentando di portare via il bimbo di tre anni: dopo avere ricostruito minuziosamente i fatti, la testimone ha pure ammesso che non era stata la zingara a correre verso il bambino, ma il piccolo a scappare verso l’uscita dello stabilimento. La gonna -sotto la quale, secondo la versione passata di bocca in bocca e data per verità assodata, la rom avrebbe cercato di nascondere il bambino- si era aperta perchè la Feraru si era piegata in avanti per raccogliere qualcosa. Insomma, come la stessa A.D. ha riconosciuto, «si è trattato di un fuoco di paglia».
Durissimo il gip in alcuni punti: «Se lo stesso gesto di piegarsi verso il bambino l’avesse compiuta una qualsiasi altra bagnante, sarebbe stato interpretato come manifestazione di comportamenti tutti leciti. Invece è stato visto come un atto idoneo a configurare un rapimento solo e soltanto perchè posto in essere da una zingara». Il pm Petrigni aveva in un primo momento chiesto convalida del fermo e ordine di custodia; dopo aver sentito la teste, ha chiesto solo la convalida del fermo e la scarcerazione. Secondo il giudice, invece, non c’erano i presupposti nemmeno per procedere all’arresto in flagranza. Maria Feraru, difesa dagli avvocati Maria Antonietta Marchione e Giorgio D’Agostino, però davanti ai carabinieri non aveva aperto bocca. Un comportamento con cui aveva alimentato i sospetti su di lei.
Inchiesta lunga più di un anno in ambienti zingari permette di recuperare sette bambini venduti
Sette bébé venduti da alcuni nomadi bulgari a coppie adottive sono stati trovati in buona salute ieri mattina nella regione parigina e in provincia dalla polizia, che indaga da più di un anno su questo traffico in ambienti zingari. Quattordici padri e madri adottivi negli ultimi diciotto mesi sono stati indagati. Hanno pagato tutti «5 000 euro se si trattava di una figlia, 6 000 euro per un ragazzo», secondo un inquirente. Le madri biologiche, «spesso prostitute e di condizioni molto modeste», hanno preso 400, 800, 1 000 o 2 000euro ognuna per dare i propri figli a una famiglia zingara in parte residente nella regione della Senna-Saint-Denis e originaria delle coste del Mar Nero. Si tratta di coppie sterili? Hanno tentato procedure legali di adozione? Gli inquirenti che hanno interrogato sette coppie adottive sono perplessi. Credono piuttosto che i futuri genitori abbiano trovato nella rete criminale «una possibilità più pratica» per ottenere un neonato: «E’ difficile scoprire perchéi.Alcune hanno già figli. Talvolta hanno solo figlie e vogliono un figlio maschio». Questo traffico di neonati venuti dai Balcani è emerso il 7 luglio 2004 con la denuncia di Maya, bulgara di 23 anni, per il rapimento di suo figlio. Questa donna ha raccontato quanto le avevano proposto i compatrioti: comprare il bambino. Di fronte al suo rifiuto, glielo hanno rapito. Incuriositi dal fatto che avesse aspettato due mesi per segnalare il rapimento, gli inquirenti hanno messo a fuoco l’ipotesi di un pagamento mai arrivato. Hanno monitorato i registri di stato civile del municipio del XIX arrondissement di Parigi. E hanno scoperto che il bébé scomparso era stato riconosciuto da un uomo dal cognome portoghese residente à Montreuil (Seine-Saint-Denis) e hanno cominciato ad ascoltare le sue telefonate.


Tentato rapimento, ci sono gli identikit - Blitz nei campi nomadi
BOLOGNA, 22 APRILE 2006
- Gli inquirenti stanno lavorando alacremente per cercare di dare un volto ai nomadi che, dal racconto di una giovane madre, avrebbero tentato di rapirle la figlia di 4 mesi. Le indagini sono dirette anche ai pronto soccorso dove uno dei due zingari avrebbe potuto farsi medicare dopo aver ricevuto un morso dal cane della donna.
Lei, 22 anni, è certa: i due uomini che l’hanno aggredita volevano la bambina. Uno dei due sconosciuti ha afferrata per le gambe la piccola mentre la mamma la tratteneva disperatamente contro il proprio petto. Solo l’intervento del cane Tyson, che ha azzannato a un polpaccio l’aggressore, ha riscritto il finale di una storia che era destinata a finire male.(…)
Cronaca di un bambino rapito
Cronaca / Portato via alla sua famiglia dagli zingari, costretto a mendicare, ora è libero«Ho visto zingari rubare i bambini», così inizia il drammatico racconto di Rey, oggi 27 anni, con una moglie e un figlio, che è stato rapito dagli zingari e costretto alla vita da mendicante. Ora chiede di salvare tutti quei bimbi che sono stati rubati e venduti.(…)
Joshua
Mary, una giovane donna irlandese che si trovava a Napoli, incinta e con il piccolo figlio Joshua, nove mesi fa ha conosciuto un gruppo di nomadi che l’ha attirata in una trappola. Nel loro accampamento nel quartiere Scampia, anziché offrirle l’ospitalità promessa, lei è stata sequestrata e sottoposta a violenze, mentre Joshua veniva usato per chiedere l’elemosina. (…)
Perchè non fare un censimento ?
Perchè non fare la prova del DNA a tutti questi bambini ?
Quelli ai semafori ?
Quelli che vediamo chiedere l’elemosina ?
Quelli che vogliono venderci le rose al ristorante ?
In un intervista, la Dott.ssa Maria Rosa Dominici riferisce che da un controllo effettuato:
Su 11 bambini:
3 erano realmente i figli dei genitori…
5 erano "in affitto"…
e dei restanti 3 non si sapeva nulla…
Ma gli zingari rapiscono i bambini ? Finchè rimarrà questa domanda, che molti non si vogliono porre, un pò per paura di essere additati come razzisti, un pò per paura di ritorsioni, chi ci rimetterà sempre come al solito saranno e sono :
I bambini
Poi non ci lamentiamo se una zingara avvicinandosi al nostro bambino, il primo pensiero che ci assale è: "Me lo vuole rapire ?"
I problemi vanno risolti, affrontandoli e non girandoci attorno.
Art. 671 CODICE PENALE
Impiego di minori nell’accattonaggio
Chiunque si vale, per mendicare, di una persona minore degli anni quattordici o, comunque, non imputabile, la quale sia sottoposta alla sua autorità o affidata alla sua custodia o vigilanza, ovvero permette che tale persona mendichi, o che altri se ne valga per mendicare, è punito con l’arresto da tre mesi a un anno.Qualora il fatto sia commesso dal genitore o dal tutore, la condanna importa la sospensione dall’esercizio della potestà dei genitori o dall’ufficio di tutore.
PERCHE’ NON VIENE APPLICATA ?

IO SONO UN UOMO....

CARI COMPAGNI, ANCORA RATTRISTATO PER LA MORTE DI ENZO BIAGI, MI ACCINGO A SCRIVERE QUESTE POCHE RIGHE.
PRENDETELE PER CIÒ CHE SONO...

Siamo sicuri, che durante il cammino non si sia persa di vista la strada ed ora i nostri passi ci stiano spingendo nel vuoto ?
Sono certo che così è stato, almeno per me. La vita me lo ricorda costantemente, non c’è terreno sotto i miei piedi, non c’è certezza, solo il vuoto.
Occhi ben aperti e fiatone. Breve descrizione dei miei ultimi anni. Non ho mai smesso di osservare, per capire, e di camminare, per proseguire.
Non fermarti mai uomo, mai almeno fino a quando la certezza del tuo essere fughi ogni dubbio, almeno fino a quando la tua forza non sia diventata quella del mondo ed il tuo coraggio quello degli uomini.
Perchè fermarsi, in questa vita e in questi anni, equivale ad affrontare la sfinge che assopita vigila la nostra anima. Fissarla, se non si è pronti, porta ad un solo risultato. La pietra.
Immobile statua a memoria di una vita persa nel convulso mare che è la ricerca di se stessi.
Per questo non mi fermo, non ancora, per questo esercito il mio sguardo, rafforzandolo nell’esperienza, perchè già intravedo all’orrizzonte la Sfinge che mi aspetta e con lei attendono le sue domande, a cui per forza. in quel giorno, dovrò saper rispondere.
Non mi aspetto di vincere senza combattere. Mi aspetto, invece, di dover combattere senza saper di vincere. Questa è la sfida insita nell’umana natura. Avere il coraggio di affrontare le tue paure senza la certezza del risultato.
Ma mi chiedo, come si può scappare ? senza finire per fuggire da se stessi.
Come si può non combattere ? senza trasformarsi in mute statue.
Come si può evitare il nostro destino ? e continuare a chiamarsi uomini.

E nel bene e nel male, con tutti i miei ( tanti ) difetti ed i miei ( pochissimi ) pregi, Io sono e voglio continuare ad essere, un Uomo
Ale.

martedì 6 novembre 2007

ENZO CI SALUTA


IERI MORIVA ENZO BIAGI, IN SUO ONORE PUBBLICO UNA SUA INTERVISTA DEL 1984 A GIUSEPPE FAVA UCCISO DALLA MAFIA.
RICORDIAMOCI DI ENZO E RICORDIAMOCI DELLA MAFIA.
ENZO E LA MAFIA HANNO UNA COSA IN COMUNE ENTRAMBI HANNO "SCRITTO" LA STORIA D'ITALIA.
ENZO È MORTO, LA MAFIA CON IL CASO DE MAGISTRIS CI RICORDA CHE NON È MAI STATA TANTO VIVA E TANTO POTENTE.


Biagi: Giuseppe Fava, giornalista, scrittore catanese, autore di romanzi e di opere per il teatro. Fava, per i suoi racconti a cosa si è ispirato?
Fava: alle mie esperienze giornalistiche. Io ti chiedo scusa ma sono esterrefatto di fronte alle dichiarazioni del regista svizzero. Mi rendo conto che c'è un'enorme confusione sul problema della mafia. Questo signore ha avuto a che fare con quelli che dalle nostre parti sono chiamati "scassapagliare". Delinquenti da tre soldi come se ne trovano su tutta la terra. I mafiosi sono in ben altri luoghi e in ben altre assemblee. I mafiosi stanno in Parlamento, sono a volte ministri, sono banchieri, sono quelli che in questo momento sono ai vertici della nazione. Bisogna chiarire questo equivoco di fondo: non si può definire mafioso il piccolo delinquente che ti impone la taglia sulla tua piccola attività commerciale… quella è piccola criminalità che credo esista in tutte le città italiane e europee. Il problema della mafia è molto più tragico e importante, è un problema di vertici della nazione che rischia di portare alla rovina, al decadimento culturale definitivo l'Italia.
Biagi: Tu hai fatto conoscenza diretta del mondo della mafia, come giornalista?
Fava: Sì, ho conosciuto diversi personaggi dell'una e dell'altra parte. Attraverso le cronache, le indagini che andavamo conducendo e che abbiamo puntualmente riferito sui nostri giornali.
Biagi: Chi ricordi di più di questi tipi? Dei vecchi mafiosi, ad esempio? Sono cambiati?
Fava: Un uomo sì. C'è un abisso tra la mafia di vent'anni fa e quella di oggi. Allora il mafioso per eccellenza era Genco Russo. Io sono stato a casa di Genco Russo e, mi si perdoni il termine, sono stato l'unico ad avere l'onore di intervistarlo. Ad avere un memoriale firmato che iniziava con le parole "Io sono Genco Russo, il re della mafia". Genco Russo governava il territorio di Mussomeli dove, da vent'anni, non c'era stato non dico un omicidio ma nemmeno uno schiaffo. Non c'era un furto, tutto procedeva in ordine, nella legalità più assoluta. Era la vecchia mafia agricola, la quale governava un territorio di una forza straordinaria che il mondo di allora non poteva ignorare. Controllava tra i 15 e i 40mila voti di preferenza.Nessun uomo politico poteva ignorare questa potenza determinate. Era sufficiente che Russo spostasse quei voti non da un partito all'altro, ma anche all'interno dello stesso partito per determinare la fortuna o meno di un uomo politico.Ecco perché poteva andare alla Regione Sicilia e spalancare con un calcio la porta degli assessori: lui era il padrone.Poi la società si modificò e i mafiosi non furono più quelli come Genco Russo.I mafiosi non sono quelli che ammazzano, quelli sono gli esecutori. Anche al massimo livello. Si fanno i nomi dei fratelli Greco. Si dice che siano i mafiosi vincenti a Palermo, i governatori della mafia. Non è vero: sono anche loro degli esecutori. Sono nella organizzazione, stanno al posto loro. Un'organizzazione che riesce a manovrare centomila miliardi l'anno. Più, se non erro, del bilancio di un anno dello Stato italiano. E' in condizione di armare degli eserciti, di possedere flotte, di avere una propria aviazione. Infatti sta accadendo che la mafia si sia impadronita, almeno nel Medio Oriente, del commercio delle armi.
Gli americani contano in questo, ma neanche loro avrebbero cittadinanza in Italia, come mafiosi, se non ci fosse il potere politico e finanziario che consente loro di esistere. Diciamo che questi centomila miliardi, un terzo resta in Italia e bisogna riciclarlo, ripulirlo, reinvestirlo. E quindi ecco le banche, questo prolificare di banche nuove. Il Generale Dalla Chiesa l'aveva capito, questa era stata la sua grande intuizione, che lo portò alla morte. Bisogna frugare dentro le banche: lì ci sono decine di miliardi insanguinati che escono puliti dalle banche per arrivare alle opere pubbliche. Si dice che molte chiese siano state costruite con i soldi insanguinati della mafia.
Biagi: una volta si diceva che la forza dei mafiosi è la capacità di tacere. Adesso?
Fava: Io sono d'accordo con Nando Dalla Chiesa: la mafia ha acquisito una tale impunità da essere diventata perfino tracotante. Le parentele si fanno ufficialmente. Certo, si alzano le mani quando qualcuno sta per essere ammazzato, si cerca di tirare fuori l'alibi personale e morale. Io ho visto molti funerali di Stato. Ora dico una cosa di cui solo io sono convinto, quindi può non essere vera: ma molto spesso gli assassini erano sul palco delle autorità.
Biagi: cosa vuol dire essere "protetti", secondo il linguaggio dei mafiosi?
Fava: Poter vivere dentro questa società. Ho letto un'intervista esemplare, a quel signore di Torino che ha corrotto tutto l'ambiente politico torinese. Diceva una cosa fondamentale, una legge mafiosa che è diventata parte della cultura nazionale: non si fa niente senza l'assenso del politico e se il politico non è pagato. Noi viviamo in questo tipo di società, dove la protezione è indispensabile se non si vuol condurre la vita da lupo solitario. Questa vita può essere anche affascinante, orgogliosamente soli fino all'ultimo, ma 60 milioni di italiani non potranno farlo.
Biagi: Secondo lei cosa si deve fare per eliminare questo fenomeno?
Fava: A mio parere tutto parte dall'assenza dello Stato e al fallimento della società politica italiana. Forse è necessario creare una seconda Repubblica, in Italia, che abbia delle leggi e una struttura democratica che elimini il pericolo che il politico possa diventare succube di se stesso, della sua avidità, della ferocia degli altri, della paura o che possa anche solo diventare un professionista della politica. Tutto parte da lì, dal fallimento degli uomini politici e della politica. Della nostra democrazia, così come con la nostra buona fede l'abbiamo appassionatamente costruita e che ci si sta sgretolando nelle mani.


Biagi: Vorrei fare a tutti una domanda: secondo voi cosa si deve fare per eliminare questo fenomeno?


CIAO ENZO E GRAZIE PER ESSERE STATO IN QUESTI 60 ANNI UNA DELLE POCHE VOCI VERE IN QUESTA ITALIA MALATA DI SILENZIO

venerdì 26 ottobre 2007

IO MI INCAZZO...



CARI COMPAGNI OGGI FINISCE UN'ALTRA GROTTESCA SETTIMANA ITALIANA, DOVE VICENDE COME IL CASO DE MAGISTRIS-MASTELLA, O LA SFIDUCIA AL CDA RAI, O IL PRESUNTO ATTENTATO ALLA LIBERTA DI ESPRESSIONE IN INTERNET, CI RICORDANO CHE IL NOSTRO PAESE È ANCORA LONTANO DALLE PAROLE REPUBBLICA DEMOCRATICA PER QUESTO VOGLIO RIPORTARVI ALCUNI DATI RIGUARDANTI LA SITUAZIONE ECONOMICO LAVORATIVA ITALIANA.
AMMETO CHE SI FATICA A CREDERCI MA SONO TUTTI SFORTUNATAMENTE VERI E COMPROVABILI.
PER PUNIZIONE ( UNA PROTESTA SERIA NEI CONTENUTI E FORTE NELLA PARTECIPAZIONE ERA ED È VERAMENTE INDISPENSABILE ) CONIUGHIAMO 300 VOLTE IL VERBO INCAZZARE
IO MI INCAZZO
TU TI INCAZZI
NOI CI INCAZZIAMO
VOI VI INCAZZATE
LORO SI INCAZZANO ?


«Alla fine degli anni ‘80 le retribuzioni nette mensili degli uomini tra i 19 e i 30 anni erano del 20% più basse di quelle degli uomini tra i 31 e i 60 anni; nel 2004 la differenza è quasi raddoppiata in termini relativi salendo al 35%». Non solo, ma «nel decennio 1992-2002 il salario mensile iniziale è diminuito di oltre l’11% per i giovani entrati sul mercato del lavoro tra i 21 e i 22 anni presumibilmente diplomati (da 1200 euro mensili a meno di 1100 euro) e dell’8% per i lavoratori tra i 25 e i 26 anni, potenzialmente laureati (da 1300 a 1200 euro mensili). Per entrambe le classi di età i salari di ingresso sono tornati nel 2002 ai livelli di 20 anni prima».
Secondo dati della Banca d’Italia in dieci anni la ricchezza (case, titoli e moneta) del 10% delle famiglie più ricche è passata dal 41% al 48% della ricchezza nazionale, quella del 40% delle famiglie di mezzo è passata dal 34% al 29% mentre quella del 50% delle famiglie più povere è passata dal 25% al 23%.
Se oggi l’Italia è un’azienda indebitata e sottocapitalizzata, come dice Padoa Schioppa, se essa è patria dei più bassi salari d’Europa, va ricordato che, come dicono sempre i dati Bankitalia, essa è anche patria dei cittadini più ricchi d’Europa: la ricchezza in case, titoli e moneta degli italiani è pari a nove volte il Pil, più di 21mila miliardi di euro su 1.540 miliardi di Pil. Per capire come la redistribuzione della ricchezza dell’ultimo ventennio abbia arricchito una minoranza di italiani a spese delle masse, basta guardare alla ricchezza posseduta dai cittadini di altri Paesi europei che non supera mai cinque volte il loro Pil. Sotto quest’aspetto l’Italia assomiglia più agli Stati Uniti che a Francia e Germania, essendo come noto il gigante d’oltre Atlantico il Paese socialmente più diseguale al mondo.
Mentre l’Italia è il Paese più indebitato (105% del Pil) e più povero d’Europa (in 10 anni il Pil unitario è passato da +10% a -5% rispetta alla media europea) gli italiani sono il popolo "mediamente" più ricco d’Europa.
A questi dati andrebbero aggiunti i dati fiscali di varie categorie di lavoratori autonomi.
La media delle dichiarazioni dei redditi annuali esempio per :
Gioielleri 16.000 euro
Avvocati 22.000 euro
Architetti 24.000 euro
Dentisti 42.000 euro
Sarebbe altresi interessante valutare i 600 miliardi di euro guadagnati ogni anno dalle Mafie Italiane dove raggiungiamo limiti vicino all'inverosimile quando scopriamo che solo in Sicilia la Mafia guadagna 36 miliardi di euro all'anno e tutte le imprese Siciliane al completo arrivano solo a 22 miliardi.


IO MI INCAZZO
TU TI INCAZZI
NOI CI INCAZZIAMO
VOI VI INCAZZATE
LORO SI INCAZZANO ?

giovedì 25 ottobre 2007

AL LUPO AL LUPO....


IL NOSTRO CARO LUCA BEDOGNI http://www.lucabedogni.it CI AVVERTE DI UN PRIMO SEGNALE POSITIVO, MA INVITO TUTTI I LETTORI DEL BLOG A NON ABASSARE LA GUARDIA, FORSE ABBIAMO VINTO UNA BATTAGLIA MA LA GUERRA È APPENA INIZIATA



ANSA- ROMA, 24 OTT - Il sottosegretario Ricardo Levi ha proposto un 'comma aggiuntivo' al ddl di riforma dell'editoria che esclude i blog dall'articolo 7. La norma impone l'iscrizione al Registro operatori della comunicazione (Roc) per i siti internet e il comma dice che sono esclusi dall'obbligo i soggetti che accedono o operano su internet per prodotti o siti ad uso personale. 'Sono esclusi - spiega Levi - i blog che non rientrano in questo comma teso a ridefinire le responsabilita' di chi opera sul web'.


martedì 23 ottobre 2007

LA BUFALA DELLE BUFALE


CARI COMPAGNI SIAMO CIÒ CHE MANGIAMO, MA SE QUELLO CHE MANGIAMO È ADULTERATO ALLORA SIAMO ADULTERI. PRENDIAMOCI LE NOSTRE RESPONSABILITÀ!!. SAPERE COSA STIAMO MANGIANDO SIGNIFICA SEMPRE PIÙ SAPERE DI QUELLO CHE STIAMO MORENDO E SE LA ALTERNATIVA RIMANE QUELLA DI "O QUESTA MINESTRA O LA FINESTRA", IO SCELGO LA SECONDA. AUGURATEMI BUON VIAGGIO.
CONSIGLIO A TUTTI LA VISIONE DI FASTFOOD NATION.


CASERTA - Le mozzarelle galleggiano nella vasca di raffreddamento. Sbattono una contro l'altra. Hanno cortecce nodose, imperfette. Il tempo di arrivare a temperatura, di rassodarsi, e un nastro d'acciaio le destina alla salamoia, ultima liturgia prima del confezionamento. "Queste se ne vanno in America" fa il casaro senza staccare gli occhi dalle sue creature. Sono mozzarelle di bufala taroccate. Piene di latte boliviano. Latte in polvere rigenerato, corretto col siero innesto e mischiato con quello locale casertano, che costa quattro volte tanto e per questo sta attraversando un periodo di vacche magre. Il "boliviano" arriva ogni settimana via Olanda ai porti di Napoli e Salerno. Con le loro autocisterne i produttori campani si attaccano alle navi come fossero mammelle. Fanno il pieno. Poi riempiono i serbatoi dei caseifici. Agro aversano, litorale domizio, alto avellinese, salernitano. Incrociano e imbastardiscono. E guadagnano. Le bufale bolicasertane il casaro le piazza sul mercato a 6 euro al chilo anziché 9. Per produrle spende una miseria. La materia prima per fare un chilo di mozzarella costa circa 5 euro. Il latte di bufala 1,35 al kg. Con 1 kg di latte boliviano (50 centesimi) di chili di mozzarella se ne fanno 5. Una "bufala" delle bufale che ammazza il mercato. Una delle tante sofisticazioni che infettano le terre da dove vengono i migliori e anche i peggiori prodotti agro alimentari su piazza. Puglia, Campania, basso Lazio. E' un mondo senza etica e con regole fisse (le loro) quello dei pirati della tavola. Abbattere i costi. Creare un prodotto mediocre, a volte immangiabile. Che però viene immesso normalmente sul mercato. Rischi bassissimi, ottimi guadagni, possibilità di riciclare ingenti quantità di denaro. "Il business più fiorente è il riciclaggio di prodotti scaduti - dice il colonnello Ernesto Di Gregorio, comandante dei Nas di Napoli con delega su tutto il Sud - . Poi, certo, i tarocchi: latticini, olio, vino, concentrato di pomodoro, carne, pesce". Sconfezionano e riconfezionano gli spacciatori di cibo. Appiccicano etichette posticce, "rinfrescano" prosciutti e salami. Tengono in vita la carne con nitrati e solfiti. I primi abbattono la flora batterica, i secondi mantengono il colore. Così hamburger e salsicce possono resistere per giorni, senza dare nell'occhio, al banco della vendita. "Tagliano" le mozzarelle, le sbiancano, le gonfiano. Allungano e colorano l'olio, impestano il vino. Sganciano bombe sul nostro sistema gastrointestinale e circolatorio. Sono banditi della tavola. Professionisti della frode capaci di inserirsi nella catena della piccola e della grande distribuzione, di puntellare con quintali di merce truccata un mercato che rende qualcosa come 1 miliardo di euro l'anno. Smerciano prodotti che invadono le nostre tavole, che riempiono gli scaffali delle botteghe e dei supermercati, che ritroviamo proposti nei menù dei ristoranti e in quelli meno ambiziosi delle mense e delle tavole calde. Aziende, uffici pubblici, navi, caserme. "Vede, queste invece vanno al Nord. Ormai su la bufala la trovi dappertutto, e la compri anche bene". L'uomo ha un faccione ispido. I polpastrelli duri e ustionati (mettete le mani nella pasta di latte a 90 gradi per vent'anni). I modi smaliziati del sensale di un tempo. Apprezza il "don" anteposto al nome. "'A bufala piace a tutti, ce la chiedono, e noi gliela mandiamo... ", gongola. E' un produttore sofisticatore. Tarocca mozzarelle e ricotte. Le produce mischiando latte bufalino locale e latte congelato e liofilizzato proveniente dall'estero. Cagliate targate Romania, Ungheria, Polonia, Estonia, Lituania. E, ultima novità, il "boliviano". "Almeno la metà dei 130 caseifici che hanno il marchio Dop sofisticano la mozzarella di bufala", è l'allarme lanciato da Lino Martone, segretario del Siab, il sindacato degli allevatori bufalini di Caserta. "Non è così, il prodotto Dop, almeno quello, lo garantiamo", replica Luigi Chianese che del consorzio Mozzarella di bufala campana è il presidente. "Con gli altri prodotti forse qualche problemino c'è - ammette - ma dobbiamo ancora capire bene dove sta". Pare tutto perfetto, tutto normale in questo caseificio di Cancello e Arnone. Alto casertano, 5 mila anime a cavallo delle due rive del Volturno. Una densità casearia pari a quella camorristica. Trattori e Mercedes tirate a lucido. Fa impressione vederle scivolare tra le campagne impregnate di diossina (per questo, dice Guglielmo Donadello di Legambiente, "la mozzarella campana oggi è uno dei prodotti più pericolosi d'Italia"). Al volante, uomini in canotta e in età matura. Accade a Casal di Principe, a Castel Volturno, a Grazzanise, a Marcianise. Sono i feudi del clan dei casalesi, i potenti camorristi le cui fortune milionarie poggiano soprattutto sul calcestruzzo. Ma non solo. Nascono come allevatori e casificatori i casalesi, molti di loro continuano il mestiere (come racconta un'indagine della Dda di Napoli). Le famiglie Schiavone, Zagaria, Iovine: ognuna ha parenti che allevano bufale e vacche. Ognuna rifornisce caseifici o ne possiede. Come Claudio Schiavone, cugino del boss Francesco "Sandokan" Schiavone. Una stradina defilata di Casal di Principe. Vendita di latticini al minuto. Dicono le mozzarelle di bufala più buone della zona. "I più bravi nel settore sono proprio loro, i casalesi", ragiona un esperto che è anche conoscitore delle tecniche di adulterazione dei derivati del latte. Ci sono caseifici che spuntano come funghi nella notte. Senza licenza edilizia. Vi lavorano, in media, una decina di persone. Se il capo ordina, bisogna obbedire. Truccare. "Il latte di bufala concentrato, unito al siero dolce, ti dà una mozzarella gonfiata dieci volte superiore al normale" - spiega ancora Martone che ha presentato una denuncia alla Procura della Repubblica. C'è qualcosa che non va nell'area dop (250 mila bufale) da Latina a Foggia passando da Caserta e Salerno. "Molte aziende rifiutano il latte di bufala nostrano. Il prezzo alla stalla è sceso di 20 centesimi al litro. Eppure la produzione di mozzarelle non diminuisce, anzi. E allora: con che latte le fanno?". Con le cagliate romene. Le congelano di inverno e le scongelano d'estate, quando la richiesta di latticini aumenta del 30 per cento. Per sbiancarle (arrivano in Italia scurite dal tempo e dal viaggio) usano la calce e la soda caustica. La usano anche per correggere l'acidità della mozzarella. O per "tirare" la ricotta, perché così si accelera il processo di separazione del grasso dal siero e si favorisce l'affioramento del formaggio fresco. In certi caseifici tengono scorte di sacchi di calce."Quando li becchiamo il casificatore si giustifica dicendo che serve per pitturare una parete scrostata" - dice il colonnello Di Gregorio. Dal suo ufficio all'ultimo piano di una torre del centro direzionale di Napoli, tra la Procura e il carcere di Poggioreale, si domina un pezzo di città. "Sequestriamo di tutto, anche l'inimmaginabile. La calce qui la mettono pure sullo stoccafisso, per sbiancarlo e renderlo più morbido". Ne combinavano di tutti i colori al mercato ittico di Porta Nolana, il più antico di Napoli. I Nas l'hanno chiuso il 29 luglio. Sequestro di tutta l'area. Rivolta dei venditori. Decine di cassonetti bruciati. Igiene sanitaria da suk terzomondiale. Molluschi turchi e greci importati coi Tir, moribondi, marci, rianimati con acqua di mare. Anguille cinesi vendute come pescato locale. Dal mare si risale verso i piccoli centri dell'entroterra campano. Per fare una prova abbiamo bussato in una macelleria dalle parti di Baiano, ai confini dell'Agro Nolano: "Ho della carne in scadenza, manzo, la ritirate?". "Per questo mese siamo a posto, ma se ripassate tra una decina di giorni ve la ritiro", ha risposto il figlio del titolare. Siamo in area dot: denominazione origine tarocca. Mani esperte manipolano i cibi, li ingentiliscono dopo averli acquistati già "avviati" dall'Est europeo. Prendiamo la pummarola. "Le importazioni dalla Cina sono triplicate del 207 per cento, con un trend che porterà in Italia oltre 150 milioni di chili a fine anno - spiega Vito Amendolara, direttore della Coldiretti campana - Il concentrato di pomodoro che arriva a Napoli e Salerno viene rielaborato, riconfezionato, etichettato e esportato come Dop". Un flagello, da queste parti, la sofisticazione. I rapporti delle operazioni dei Nas e dei Nac dei carabinieri disegnano una mappa che parte dal Lazio, taglia la Campania e piega verso Puglia e Sicilia, lambendo anche la Basilicata che si sta affacciando sul mercato della pirateria agro alimentare. Cinquecento chili di capperi marocchini spacciati come "di Pantelleria". Quintali di miele moldavo pieno di pesticidi. Centinaia di fusti di sale industriale - estratto dalle saline nordafricane infestate dai colibatteri fecali - smerciato come sale alimentare. Tutta roba scoperta nell'hinterland napoletano, e destinata con marchio falsificato al mercato nazionale e internazionale. Sulla torta del cibo truccato la camorra ha messo le mani da tempo, assieme alle organizzazioni criminali dell'Est europeo e cinesi. Un coinvolgimento organico di cui la Dia ha preso atto. La stessa cosa avviene in Puglia. Qui il prodotto taroccato per eccellenza è l'olio. La molitura delle olive e l'imbottigliamento rappresentano, da soli, il 2 per cento del Pil regionale. Peccato che gli ulivi siano diventati terra di conquista dei corsari. L'extravergine d'oliva "corretto": è questo il loro fiore all'occhiello. Importano olio di colza o di nocciolino dalla Spagna, dalla Turchia, dalla Grecia, dalla Tunisia. Lo allungano col verdone per dargli il colore. Lo profumano. "Almeno il 75 per cento del nostro olio non ha una chiara origine certificata - dice Antonio De Concilio della Coldiretti pugliese - . In pratica è ad alto rischio sofisticazione". Un litro di extravergine vero costa 5 o 6 euro, farlocco 50 o 60 centesimi. Ma dove finisce? Chi lo compra? Finisce nelle grandi catene dei discount. Nelle botteghe di paese. Nelle mense pubbliche e private, nelle pizzerie. A fianco del listino prezzi abbattuto, scoprendo i magheggi dei pirati agroalimentari, ritornano alla mente i sacchi di calce. I caseifici a scomparsa e le mozzarelle drogate. L'olio pitturato, il vino sintetico. Il pesce in coma. Il menù dell'altra alimentazione.

IL SILENZIO È DEI COLPEVOLI


La parola e` l’archetipo dal quale in ogni religione, la creazione prende origine.
L’essere umano e` la sola specie dotata di parola, siamo gli unici dunque, in grado di comprendere la creazione.

L’unione di molteplici punti di vista, la libera comunione d’idee ed esperienze sono per me, il solo sistema che possediamo per progredire com’esseri viventi. Questa è una delle ragioni che mi portano a scrivere. Perché la scrittura a differenza delle volatili parole, permane.
Non sono uno scrittore, non possiedo, infatti, l’arte del dire per iscritto. Da sempre pero` traccio segni indelebili, per raccontarmi e raccontare. Questo mi rende un semplice, artigiano di parole.

Quello che segue non ha altro valore oltre a quello che vorrete attribuirgli. Non vi sono verità assolute, ma opinioni che vi possono offrire alternativi punti di vista. Il mio unico auspicio è che possiate riflettere, così come ho fatto io, sulle molteplici cose che la vita mi ha portato a conoscere.