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martedì 18 dicembre 2007

IL FUTURO DI TUTTI O IL PRESENTE DI POCHI ?


Il futuro di tutti o il presente di pochi ?
Su questa linea, che risulta invisibile ai nostri occhi ammaestrati di consumatori ma ben visibile a tutti gli occhi affamati del pianeta, ci giochiamo il futuro in questo oscuro presente.
Perchè a voler essere sinceri, anche i migliori di noi, oggi, sono schierati dalla parte dei peggiori.
Possiamo continuare a crogiolarci nella nostra ipocrisia mentre facciamo il pieno alla macchina, o ci beviamo il nostro gin tonic in discoteca, ma sappiamo che la nostra vita non solo preserva ma adirrittura alimenta il male che stà consumando il nostro pianeta.
Sempre più spesso ci viene chiesto di schierarci, per dare senso e peso alle nostre parole.
Eppure anche se si moltiplicano le voci a favore dei tanti cambiamenti da fare, ancora non si vedono reali interventi.
Per riassumere, sembra quasi che si parli dei problemi per esorcizzarli, come si fà sul lettino dello psicologo con i ricordi dolorosi. Ma poi quando è il momento di trasformare in realtà tutto quello di cui si è parlato, ci si trova, guarda caso, soli.
Per questo, prima o poi, dovremo cadere dalle nostre nuvole di zucchero filato.
E sarà una caduta dolorosa.
Oggi noi facciamo parte del 20% fortunato del pianeta, siamo veramente così ingenui da pensare che il restante 80% non voglia avere anche lui tutti i nostri publiccizati privilegi ?
Ma di cosa stiamo parlando ?
Acqua.
Solo lo 0,7% di acqua del pianeta è potabile, oggi ci sono già 2 miliardi di persone che non possono accedervi, ed il loro numero aumenta in maniera devastante (il 20% annuo).
Rifiuti.
In Italia è emergenza da anni, ( fatevi un giro al Sud per vedere e annusare l’emergenza ) il resto del mondo segue a ruota, ma cosa faremo quando il Terzo mondo ( 65% della popolazione mondiale ) comincierà a produrli oltre che ( come adesso ) solo ricevere i nostri ?
Petrolio, Gas, Carbone
Dicono stia finendo, eppure non si vedono soluzioni ( se non sulla carta ) ma se il 20% della popolazione e le sue industrie sono stati in grado di portare alla sua scomparsa in poco più di 100 anni, cosa succederá quando tutti i Cinesi, gli Indiani, i Sud Americani, gli Africani, si andranno a comprare ( finalmente ) la loro bella automobile, o vorranno accendersi il riscaldamento d’inverno ?
Lavoro
Se nella osannata Europa il tasso medio di dissocupazione è del 15% e in quasi tutto il Terzo mondo raggiunge l’85% cosa succederà quando tutte queste brave persone decideranno di rimboccarsi le maniche ed iniziare a lavorare, trovandosi però con il problema che nei loro stati non c’è lavoro e nei nostri ( lo dicono le pubblicità ) si ?
Materie Prime
Dal disboscamento senza limiti che ha distrutto centinaia di ecositemi e portato all’estinzione migliaia di specie, alle forme di pesca che hanno portato all’esaurimento i grandi banchi incrinando profondamente il rapporto nascite-morti e quindi la ricreazione dei grandi banchi di pesci. Dall’inquinamento e conseguente cambio climatico che hanno reso inutilizzabile vastissime aree del nostro pianeta ora a rischio siccità o inondazioni, con la conseguente perdita di produzione agraria ( nella maggior parte dei casi per autosussistenza) all’abbandono di cultivi come quello dei cereali per fare spazio a grandi latifondi di soja ( vedi il caso del Brasile ) o altre piante coltivate non per nutrire ma per le loro qualità industriali ?
Se le materie prime cominciano a scarseggiare con l’automatico aumento dei loro prezzi ( vedi esempio della carta aumentata del 150% negli ultimi 10 anni) cosa succederà quando la maggior parte della popolazione vorrà potervi accedere ed i prezzi troppo alti oltre alla loro scarsità glielo impediranno ?

Ecco questo breve e sicuramente incompleto riassunto per dirvi, che chi ci guida ( e noi come loro complici silenziosi) non è assolutamente interessato al futuro nostro e del nostro pianeta, ma solo al loro dorato presente ed a tutti i soldi che in questo presente riusciranno a fare, e forse questa osessione del "tutto e subito" nasce proprio dal fatto che questi vecchi miliardari sanno che non ci sarà nessun futuro, dopo il loro, dorato presente

lunedì 10 dicembre 2007

PIÙ LE COSE CAMBIANO...


CARI COMPAGNI DI SEGUITO PUBBLICO ALCUNI PASSAGGI DEI NOSTRI " PROMESSI SPOSI ", PER VEDERE SE VI RICORDANO QUALCOSA.

A VOLTE PENSO CHE IL FUTURO PER NOI ITALIANI SIA COME IL SOLE PER ICARO...IMPOSSIBILE DA RAGGIUNGERE E CHE PROBABILMENTE L'UNICA COSA CHE POSSIAMO ASPETTARCI E PER L'APPUNTO LA FINE CHE FECE IL POVERO ICARO.

SPLASH.


L'impunità era organizzata, e aveva radici che le gride non toccavano, o non potevano smovere. Tali eran gli asili, tali i privilegi d'alcune classi, in parte riconosciuti dalla forza legale, in parte tollerati con astioso silenzio, o impugnati con vane proteste, ma sostenuti in fatto e difesi da quelle classi, con attività d'interesse, e con gelosia di puntiglio.


Ora, quest'impunità minacciata e insultata, ma non distrutta dalle gride, doveva naturalmente, a ogni minaccia, e a ogni insulto, adoperar nuovi sforzi e nuove invenzioni, per conservarsi. Così accadeva in effetto; e, all'apparire delle gride dirette a comprimere i violenti, questi cercavano nella loro forza reale i nuovi mezzi più opportuni, per continuare a far ciò che le gride venivano a proibire.

Gli uomini poi incaricati dell'esecuzione immediata, quando fossero stati intraprendenti come eroi, ubbidienti come monaci, e pronti a sacrificarsi come martiri, non avrebber però potuto venirne alla fine, inferiori com'eran di numero a quelli che si trattava di sottomettere, e con una gran probabilità d'essere abbandonati da chi, in astratto e, per così dire, in teoria, imponeva loro di operare.

Era quindi ben naturale che costoro, in vece d'arrischiare, anzi di gettar la vita in un'impresa disperata, vendessero la loro inazione, o anche la loro connivenza ai potenti, e si riservassero a esercitare la loro esecrata autorità e la forza che pure avevano, in quelle occasioni dove non c'era pericolo; nell'opprimer cioè, e nel vessare gli uomini pacifici e senza difesa.

O SONO IO CHE SONO PAZZO ? (2)


CARI COMPAGNI, ALCUNI MESI FA PUBBLICAVO UN POST SUI PROBLEMI DI SICUREZZA NEI POSTI DI LAVORO, DOVE L'ITALIA STRANAMENTE NON È IN CODA ( COME PER QUALSIASI ALTRA COSA) RISPETTO ALLA UE, MA PRIMA IN ASSOLUTO. OGNI GIORNO NUOVI MORTI E NUOVE TRAGEDIE ( COME QUELLA DI TORINO ) CI RICORDANO, QUANTA STRADA CI MANCHI, DAL POTER AFFERMARE DI ESSERE UNA VERA DEMOCRAZIA.

Il Governo dovrebbe indire un Consiglio dei Ministri straordinario per misure urgenti sulla sicurezza sul lavoro, ma il Governo non ha neppure il coraggio di ricevere il Dalai Lama. Quando si muore per gli estintori vuoti e per turni di 16 ore il proprietario va messo in galera senza passare dal via e si chiude temporaneamente la fabbrica.

Un Governo di centro sinistra, con due sindacalisti alla presidenza di Camera e Senato e un sindacalista ministro del Lavoro fa rimpiangere Berlusconi. ( E PIANGERE ME )

Transparency International www.transparency.org nel suo ultimo rapporto colloca l'Italia seconda in Europa per la corruzione dei partiti politici, ci salva la Bulgaria. Primi per assassinati sul lavoro e secondi per partiti corrotti, ci sarà un legame?

martedì 4 dicembre 2007

UNA VOCE DAL PASSATO


CARI COMPAGNI, ALCUNI DI VOI MI CHIEDEVANO DELLA FAMOSA " ULTIMA INTERVISTA DI BORSELLINO" GIÀ PRESENTE NEL BLOG FRA I VIDEO, COSÌ HO DECISO DI PUBBLICARNE L'ULTIMA PARTE ( A FUTURA MEMORIA ) INSIEME AD ALCUNE DICHIARAZIONI TRATTE DAGLI ARCHIVI DI FAMOSI GIORNALI.

"La verità è che se Berlusconi non fosse entrato in politica, se non avesse fondato Forza Italia, noi oggi saremmo sotto un ponte o in galera con l'accusa di mafia. Col cavolo che portavamo a casa il proscioglimento nel lodo Mondadori"
(Fedele Confalonieri, "la Repubblica" 25 giugno 2000).


"Per me Berlusconi era proprio come un parente. La fiducia che aveva in me era pari a quella che io avevo in lui e nella sua famiglia. A Berlusconi ci voglio bene, fino ad oggi. E' una persona onesta, scrivetelo"
(Vittorio Mangano, boss della famiglia di Porta Nuova, condannato a due ergastoli per mafia, omicidio e traffico di droga, "Corriere della sera", 14 luglio 2000).


"Almeno su una cosa gli italiani sono d'accordo, tanto è solarmente evidente: che fin quando non si sblocca il caso Berlusconi, non ci sarà dibattito politico cioè non ci potrà essere politica".
(Indro Montanelli "Corriere della sera", 20 luglio 1998 )



Fabrizio Calvi (pseudonimo di jeanClaude Zagdoun) e il regista jean-Pierre Moscardo per una tv francese intervistano Paolo Borsellino.
…..
Paolo Borsellino:Sì, Vittorio Mangano l'ho conosciuto anche in periodo antecedente al maxiprocesso e precisamente negli anni fra il 1975 e il 1980, e ricordo di aver istruito un procedimento che riguardava delle estorsioni fatte a carico di talune cliniche private palermitane. Vittorio Mangano fu indicato sia da Buscetta che da Contorno come "uomo d'onore" appartenente a Cosa nostra.
Fabrizio Calvi: Uomo d'onore di che famiglia?
Paolo Borsellino: Uomo d'onore della famiglia di Pippo Calò, cioè di quel personaggio capo della famiglia di Porta Nuova, famiglia della quale originariamente faceva parte lo stesso Buscetta. Si accertò, ma questo già risultava dal procedimento precedente che avevo istruito io, e risultava altresì da un procedimento cosiddetto "procedimento Spatola", che Falcone aveva istruito negli anni immediatamente precedenti al maxiprocesso, che Vittorio Mangano risiedeva abitualmente a Milano, città da dove come risultò da numerose intercettazioni telefoniche, costituiva un terminale del traffico di droga, di traffici di droga che conducevano le famiglie palermitane.
Fabrizio Calvi: E questo Mangano Vittorio faceva traffico di droga a Milano?
Paolo Borsellino: Vittorio Mangano, se ci vogliamo limitare a quelle che furono le emergenze probatorie più importanti, risulta l'interlocutore di una telefonata intercorsa fra Milano e Palermo, nel corso della quale lui, conversando con altro personaggio delle famiglie mafiose palermitane, preannuncia o tratta l'arrivo di una partita di eroina chiamata alternativamente, secondo il linguaggio convenzionale che si usa nelle intercettazioni telefoniche, come "magliette" o "cavalli".
Fabrizio Calvi: Comunque lei, in quanto esperto, può dire che quando Mangano parla di cavalli al telefono, vuol dire droga.
Paolo Borsellino: Sì. Tra l'altro questa tesi dei cavalli che vogliono dire droga, è una tesi che fu asseverata dalla nostra ordinanza istruttoria e che poi fu accolta al dibattimento, tant'è che Mangano fu condannato al dibattimento del maxiprocesso per traffico di droga.
Fabrizio Calvi: E Dell'Utri non c'entra in questa storia?
Paolo Borsellino: Dell'Utri non è stato imputato nel maxiprocesso, per quanto io ne ricordi. So che esistono indagini che lo riguardano e che riguardano insieme Mangano.
Fabrizio Calvi: A Palermo?
Paolo Borsellino: Sì, credo che ci sia un'indagine che attualmente è a Palermo con il vecchio rito processuale nelle mani del giudice istruttore, ma non ne conosco i particolari.
Fabrizio Calvi: Ma rcello Dell'Utri o Alberto Dell'Utri?
Paolo Borsellino: Non ne conosco i particolari, potrei consultare avendo preso qualche appunto... Cioè si parla di Dell'Utri Marcello e Alberto, di entrambi.
Fabrizio Calvi:I fratelli
Paolo Borsellino: Sì.
Fabrizio Calvi:.. Quelli della Publitalia.
Paolo Borsellino: Sì.
Fabrizio Calvi:Perché c'è, se ricordo bene, nell'inchiesta della San Valentino, un'intercettazione fra lui e Marcello Dell'Utri in cui si parla di "cavalli".
Paolo Borsellino: Beh, nella conversazione inserita nel maxiprocesso, se non piglio errore, si parla di cavalli che dovevano essere mandati in un albergo, quindi non credo che potesse trattarsi effettivamente di cavalli. Se qualcuno mi deve recapitare due cavalli, me li recapita all'ippodromo o comunque al maneggio, non certamente dentro l'albergo.
Fabrizio Calvi:C'è un socio di Marcello Dell'Utri, tale Filippo Rapisarda che dice che questo Dell'Utri gli è stato presentato da uno della famiglia di Stefano Bontate. Eh, Palermo è la città della Sicilia dove le famiglie mafiose erano più numerose. Si è parlato addirittura in certi periodi almeno di duemila uomini d'onore con famiglie numerosissime: la famiglia di Stefano Bontate sembra che in un certo periodo ne contasse almeno 200. Si trattava comunque di famiglie appartenenti a una unica organizzazione, cioè Cosa nostra, e quindi i cui membri in gran parte si conoscevano tutti, e quindi è presumibile che questo Rapisarda riferisca una circostanza vera. Fabrizio Calvi:Lei di Rapisarda ne ha sentito parlare?
Paolo Borsellino: So dell'esistenza di Rapisarda, ma non me ne sono mai occupato personalmente.
Fabrizio Calvi: Perché a quanto pare, Rapisarda, Dell'Utri, erano in affari con Ciancimino, tramite un tale Alamia (Francesco Paolo Alamia, ex assessore regionale.ndr )siciliano ai tempi di Ciancimino, sindaco di Palermo e socio di Filippo Rapisarda, ex datore di lavoro ed ex amico dei fratelli Dell'Utri.
Paolo Borsellino: Che Alamia fosse in affari con Ciancimino è una circostanza da me conosciuta e credo risulti anche da qualche processo che si è già celebrato. Per quanto riguarda Dell'Utri e Rapisarda, non so fornirle particolari indicazioni, trattandosi - ripeto sempre -di indagini di cui non mi sono occupato personalmente.
Fabrizio Calvi: Non le sembra strano che certi personaggi, grossi industriali come Berlusconi, Dell'Utri, siano collegati a uomini d'onore tipo Vittorio Mangano?
Paolo Borsellino: All'inizio degli anni '70, Cosa nostra cominciò a diventare un'impresa anch'essa: un'impresa nel senso che, attraverso l'inserimento sempre Più notevole, che a un certo punto diventò addirittura monopolistico, nel traffico di sostanze stupefacenti, Cosa nostra cominciò a gestire una massa enorme di capitali, una massa enorme di capitali, dei quali naturalmente cercò lo sbocco, perché questi capitali in parte venivano esportati o depositati all'estero, e allora così si spiega la vicinanza fra elementi di Cosa nostra e certi finanzieri che si occupavano di questi movimenti di capitali.
Fabrizio Calvi: Lei mi dice che è normale che Cosa nostra si interessa a Berlusconi?
Paolo Borsellino: E' normale il fatto che chi è titolare di grosse quantità di denaro cerchi gli strumenti per potere questo denaro impiegare, sia dal punto di vista del riciclaggio, sia dal punto di vista di far fruttare questo denaro.
Fabrizio Calvi: Mangano era un pesce pilota?
Paolo Borsellino: Sì, guardi, le posso dire che era uno di quei personaggi che, ecco, erano i ponti, le teste di ponte dell'organizzazione mafiosa nel Nord Italia.
Fabrizio Calvi: Si è detto che ha lavorato per Berlusconi.
Paolo Borsellino: Non le saprei dire in proposito, o... anche se le debbo far presente che, come magistrato, ho una certa ritrosia a dire le cose di cui non sono certo, poiché so che ci sono addirittura ancora delle indagini in corso in proposito, per le quali non conosco addirittura quali atti sono ormai conosciuti e ostensibili, e quali debbono rimanere segreti. Questa vicenda che riguarderebbe i suoi rapporti con Berlusconi è una vicenda che, la ricordi o non la ricordi, comunque è una vicenda che non mi appartiene. Non sono io il magistrato che se ne occupa, quindi non mi sento autorizzato a dirle nulla.
Fabrizio Calvi: C'è un'inchiesta ancora aperta?
Paolo Borsellino: So che c'è un'inchiesta ancora aperta.
Fabrizio Calvi: Su Mangano e Berlusconi, a Palermo?
Paolo Borsellino: Si.

lunedì 3 dicembre 2007

DOV'È VOLATA LA CIA ?


«Quando è partita veniva considerata dai governi un po’ come una statuetta di Capodimonte, una porcellana graziosa inutile da tenere dietro la vetrina...e invece, abbiamo fatto 80 audizioni, 8 missioni all’estero, ricostruito punto per punto 20 extraordinary renditions, ascoltato la testimonianza di chi era stato sequestrato e poi liberato, calcolato 1300 voli clandestini passati per aeroporti europei, raccolto 40mila pagine di verbali...insomma, un’inchiesta seria di fronte alla quale alcuni governi hanno accettato di collaborare, altri hanno riconosciuto che esistevano delle responsabilità che andavano accertate, dando vita a commissioni d’inchiesta. È accaduto in Spagna, Germania, Gran Bretagna. I nostri governi, precedente e attuale, hanno invece voltato lo sguardo dall’altra parte ritenendo che ci fossero cose più importanti che ristabilire la verità dei fatti e delle responsabilità sugli abusi commessi anche in questo paese in nome della lotta al terrorismo».


Claudio Fava Parlamentare Europeo , Presidente della commissione di inchiesta Ue sulle extraordinary renditions

LA SCOMPARSA DELLA GIUSTIZIA


Da Woodcock a Clementina Forleo. Per mesi e mesi l’informazione che conta, salvo rarissime eccezioni, ha avallato le balle assolute che i politici di destra e di sinistra coinvolti nello scandalo delle scalate han raccontato per tutta l’estate e l’autunno su quel gip che "abusa del suo potere", "calunnia" D’Alema e Latorre, "usurpa il potere della Procura" accusandoli di "complicità nel disegno criminoso" dei furbetti quando i pm non li hanno nemmeno indagati dunque li ritengono innocenti, e via delirando. Solo pochi esperti, come Franco Cordero e Giuseppe D’Avanzo su Repubblica, Michele Ainis sulla Stampa e Francesco Saverio Borrelli spiegarono l’assoluta correttezza dell’operato del gip in base alla demenziale (ora anche incostituzionale) legge Boato. Così ora le stesse bizzarrie si sono trasformate in un "capo di incolpazione" firmato dal Procuratore generale della Cassazione Mario Delli Priscoli, che ha avviato l’azione disciplinare contro la Forleo perché il Csm la sanzioni adeguatamente, oltre a esaminare (da lunedì) il suo eventuale trasferimento d’ufficio per incompatibilità ambientale, avendo osato andare addirittura in tv senza mai parlare dei suoi processi (il procuratore di Bari, invece, ha tenuto una conferenza stampa sull’arresto del padre dei bambini di Gravina, il procuratore di Arezzo ne ha tenuta un’altra sulla morte del tifoso della Lazio, ma nessuno ha ricordato loro che i magistrati non devono parlare dei loro processi, né tantomeno li ha proposti per il trasferimento). L’aspetto più stupefacente dell’azione intrapresa dal solerte Pg, sulla scia delle decine di iniziative assunte dai suoi predecessori contro l’intero pool di Milano, è che si basa su convincimenti errati e smentiti dai fatti che, però, sono diventati vulgata comune grazie alla disinfgormatija politico mediatica organizzata intorno allo scandalo delle scalate. Qualche esempio.

1) La Forleo avrebbe commesso una "negligenza grave e inescusabile" chiedendo alla Camera l’autorizzazione all’uso delle intercettazioni del caso Unipol-Bnl non solo a carico di Giovanni Consorte, ma anche a carico di Massimo D’Alema e Nicola Latorre, sebbene "estranei al procedimento penale in quanto nessuna iniziativa era stata adottata dal pm" nei loro confronti. Ma il Pg forse non sa che il pm, cioè Francesco Greco, dichiarò subito che i politici non erano stati indagati in base alle intercettazioni perché la legge Boato impedisce di utilizzarle come prove finchè il Parlamento non ne abbia autorizzato l’uso. E il pm titolare dell’inchiesta, Luigi Orsi, aveva chiesto al Gip di chiedere il permesso al Parlamento per procedere non solo a carico dei furbetti (già indagati in base ad altri elementi di prova), ma anche nei confronti di "altri da identificare": cioè gli interlocutori telefonici dei furbetti, cioè i parlamentari. Quindi il gip non è affatto andato al di là della richiesta della Procura, ma s’è limitato a recepirla e a inoltrarla al Parlamento, con le trascrizioni delle telefonate di cui si chiedeva il permesso all’uso e con una nota che spiegava la loro rilevanza penale anche a carico di due parlamentari. I quali appaiono – da quanto emerge dalle loro parole, non dalle congetture del giudice - "complici consapevoli del disegno criminoso", cioè dell’aggiotaggio di Consorte & C.

2) Secondo il Pg, quello della Forleo su D’Alema e Latorre fu "un abnorme, non richiesto e ultroneo giudizio anticipato, espresso in termini perentori, fortemente connotati da accenti suggestivi e stigmatizzatorii". Ma quella nota era "richiesta" dalla Procura e dalle legge, oltrechè da un dovere di lealtà nei confronti del Parlamento, che doveva ben sapere quale uso si sarebbe fatto delle telefonate, se autorizzate, e nei confronti di chi, e per quale reato. Il giudizio era tutt’altro che "abnorme", ma perfettamente aderente alla realtà emersa dalle intercettazioni, come può desumere chiunque legga le parole di D’Alema e Latorre, che trafficano con Consorte, per procurargli le alleanze auspicate in vista dell’acquisizione occulta del 51% di Bnl (con Vito Bonsignore e Francesco Gaetano Caltagirone, entrambi soci di Bnl).

3) Scrive ancora sorprendentemente il Pg che la Forleo ha arrecato ai parlamentari, "arbitrariamente coinvolti, un ingiusto danno… con espressioni che hanno leso i diritti personali (la reputazione, il prestigio, l’immagine) di uomini politici". Ma i parlamentari in questione si sono coinvolti da soli, partecipando attivamente a una scalata occulta e illegale, in pessima compagnia, e poi mentendo spudoratamente quando hanno negato di aver fatto nient’altro che un semplice, innocuo "tifo" per Unipol. E sono gli stessi parlamentari ad avere pregiudicato la propria reputazione, prestigio e immagine mettendosi in combutta con personaggi del calibro di Consorte, Sacchetti, Bonsignore, Caltagirone, alleati di altre preclare figure come Gnutti, Fiorani, Ricucci, Coppola, tre dei quali poi finiti in galera. Che doveva fare, il gip? Scrivere che quelle telefonate di grande rilevanza penale non avevano rilevanza penale solo per evitare di offendere i politici che le avevano fatte? Se lo specchio riflette una brutta faccia, la colpa è del titolare della faccia medesima, non dello specchio. Che queste cose fingano di non capirle i politici interessati, è comprensibile. Fanno propaganda e sollevano polveroni per nascondere le proprie vergogne. Ma che non lo capisca un alto magistrato come il Pg Delli Piscoli, è davvero allarmante.

4) Clementina Forleo, a suo avviso, va pure punita perché un giorno, avendo visto due poliziotti che pestavano un immigrato reo di non aver pagato il biglietto sulla metropolitana, intervenne a farli smettere gridando "è ora di finirla", salvando il malcapitato dal pestaggio e poi dichiarando ai giornali che i due agenti "l’hanno sbattuto brutalmente per terra". Che c’è che non va? Così facendo, secondo il Pg, la Forleo "dapprima offendeva l’onore e il decoro degli agenti" e addirittura "la reputazione dell’intero corpo di Polizia dello Stato", venendo così meno "ai doveri di correttezza e di equilibrio". Ecco: doveva lasciare che i due completassero l’opera, e magari venissero promossi dirigenti della Polizia o dei servizi segreti, come i loro colleghi del G8 di Genova. Peccato che il magistrato abbia l’obbligo di denunciare i reati di cui è a conoscenza e, se può, di impedire che vengano commessi. Sembra una macabra barzelletta, ma è anche per aver salvato un magrebino da un pestaggio che Clementina Forleo rischia di essere punita dal Csm (lo stesso Csm che ha reintegrato in Cassazione Corrado Carnevale, quello che cassava le condanne dei mafiosi perché mancava un timbro, che riceveva gli avvocati dei mafiosi in casa sua prima delle camere di consiglio, che insultava Falcone e Borsellino anche appena morti ammazzati). Il fatto che si stesse occupando anche dei possibili reati di Massimo D’Alema è puramente casuale.

LOTTA DI CLASSE


Oltre cento emendamenti potranno essere discussi alla Camera sulla class action. Tra di essi, diversi dovranno essere attentamente valutati in quanto sostenuti dalle componenti più arroccate del mondo imprenditoriale, con sponde in quello politico,che a ben vedere, tentano di affossare la normativa, approvata dal Senato.
Uno fra tanti, Montezemolo, che ha nuovamente parlato dell’azione collettiva, nel testo approvato a Palazzo Madama, come di un istituto contrario all’interesse del paese.
Poiché questa tesi è infondata - essendo la class action un avanzato strumento di democrazia economica che riequilibra i rapporti tra imprese e consumatori, questi ultimi contraenti deboli, ed è suscettibile di aprire una fase nuova di trasparenza e competitività - sarebbe singolare se le richieste sopra riportate, esse sì estremiste, fossero accolte. Gli utenti, i consumatori, i risparmiatori, sanno, debbono sapere, che non di una astratta querelle si tratta, ma di una sensibile innovazione capace di migliorare il loro potere negoziale. Le imprese, da una normativa del genere, potranno trarre la spinta per una maggiore capacità di competere, per un miglioramento della qualità dei prodotti, per una più diffusa trasparenza, per una più forte attenzione alla clientela.

COMPAGNI DI MERENDE ( OVVERO IL PARTITO DEMOCRATICO DEL POPOLO DELLE LIBERTÀ)


Mi interessa e mi mette in ansia, una frase di Veltroni che, giustamente soddisfatto del buon risultato della sua iniziativa, dice: «Penso che abbiamo introdotto qualcosa di molto importante: la fine del clima di rissa, di odio, di contrapposizione ideologica. Ora chi lo vuole riproporre se ne assumerà la responsabilità. Ma si è sperimentato che è possibile il dialogo, come nelle grandi democrazie del mondo». (Conferenza stampa alla Camera dopo l’incontro con Silvio Berlusconi, 30 novembre)
Forse è storia passata. Ma il conflitto di interessi e l’infezione che un potere multimiliardario porta nella politica è un argomento da sospendere nel tentativo di fare una buona legge elettorale o dobbiamo lasciar perdere adesso, e anche dopo, per non dare l’impressione che il tentativo di normalizzare e legalizzare la vita italiana non è altro che odio e vendetta contro Berlusconi?

IL SILENZIO È DEI COLPEVOLI


La parola e` l’archetipo dal quale in ogni religione, la creazione prende origine.
L’essere umano e` la sola specie dotata di parola, siamo gli unici dunque, in grado di comprendere la creazione.

L’unione di molteplici punti di vista, la libera comunione d’idee ed esperienze sono per me, il solo sistema che possediamo per progredire com’esseri viventi. Questa è una delle ragioni che mi portano a scrivere. Perché la scrittura a differenza delle volatili parole, permane.
Non sono uno scrittore, non possiedo, infatti, l’arte del dire per iscritto. Da sempre pero` traccio segni indelebili, per raccontarmi e raccontare. Questo mi rende un semplice, artigiano di parole.

Quello che segue non ha altro valore oltre a quello che vorrete attribuirgli. Non vi sono verità assolute, ma opinioni che vi possono offrire alternativi punti di vista. Il mio unico auspicio è che possiate riflettere, così come ho fatto io, sulle molteplici cose che la vita mi ha portato a conoscere.