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venerdì 16 novembre 2007

LUTTO



CARI COMPAGNI MI SCRIVE ANGELA DELLA PIATTAFORMA "VERITÀ PER ALDO" E SE DEVO ESSERE VERAMENTE SINCERO, MI VIENE DA PIANGERE. PERCHÈ ALDO SONO IO. QUELLO CHE È SUCCESSO A LUI POTEVA SUCCEDERE A ME E PER LE STESSE RAGIONI. COLTIVARE UN PIANTA CHE DA MILLENNI È DI USO COMUNE IN TUTTO IL PIANETA, L'HO FATTO ANCHE IO E NON ABASSARE LA TESTA DI FRONTE ALLA VIOLENZA E ALL'ARROGANZA È UN MIO LATO CARATTERIALE CHE MI HA PORTATO A PRENDERMI PIÙ DI UNO SCHIAFFO NEL CORSO DELLA MIA VITA.
IMMAGINO, PENSO, A QUELL'UOMO IN CELLA DI ISOLAMENTO, SAPENDO CHE È UNA INGIUSTIZIA PER LUI TROVARSI LI IN QUEL MOMENTO, LO SCHERNO, LE BEFFE DELLE GUARDIE, LA SUA RISPOSTA DURA, ORGOGLIOSA, INNOCENTE, I PRIMI COLPI, SORDI, DURI, FORTI, IL SANGUE, IL DOLORE, L'AGONIA, POI IL BUIO, IL SILENZIO.

LA MORTE.


Aldo Bianzino e la sua compagna Roberta il 12 ottobre sono stati arrestai con l’accusa di possedere e coltivare alcune piante di marijuana. Trasferiti il giorno dopo al carcere di Capanne, sono separati. Roberta condotta in cella con altre donne, Aldo, in isolamento.
Da quel momento Roberta non vedrà più il suo compagno lasciato in buone condizioni di salute. La mattina seguente, domenica 14 ottobre alle 8,15, la polizia penitenziaria entrata nella cella, trova Aldo agonizzante che poco dopo muore.
Immediatamente la ex moglie, la compagna, i figli e gli amici si mobilitano per fare chiarezza su questa ingiusta morte chiedendo verità e giustizia perchè di carcere non si può morire!
Di fatto dopo un goffo tentativo di insabbiamento da parte delle autorità carcerarie (le prime indiscrezioni psulle cause della sulla morte si riferivano ad un improbabile infarto) famiglia e amici vengono a sapere che dall’autopsia risulta che Aldo è stato vittima di un vero e proprio pestaggio, il corpo infatti presentava una frattura alle costole, gravi lesioni al fegato, alla milza e al cervello.
Aldo Bianzino è morto ormai da più di due settimane.
Il silenzio delle istituzioni e dei rappresentanti della politica, dei cosiddetti garanti della nostra sicurezza sociale è assordante.
Indaffarati a sperimentare modelli di governance escludenti, a scagliarsi contro ambulanti, lavavetri, vagabondi, non hanno trovato, non stanno trovando, non trovano il tempo per superare l’alone di impunità, per denunciare chi umilia le persone sotto custodia, infligge sofferenze fisiche e psichiche ai detenuti, uccide.
E' tempo per noi di prendere posizione, spazio e voce.
Di raccontare. Di mantenere viva la memoria collettiva. Di evitare pericolosi insabbiamenti e difendere le nostre esistenze e le nostre pratiche identitarie da abusi, repressioni e pestaggi, "venduti"come atti di legalità.
Di resistere alla criminalizzazione degli stili di vita, alla violenza dell’intolleranza, all’esercizio arbitrario dei poteri di repressione e di controllo, alla manipolazione dell’informazione.
E’ tempo di agire, di porre interrogativi a chiunque desideri verità e giustizia per Aldo Bianzino, Giuseppe Ales, Federico Aldrovandi, Alberto Mercuriali. Marcello Lonzi.
E’ tempo di reclamare la scarcerazione immediata dei 5 ragazzi di Spoleto, vittime di una perversa applicazione del 270bis, strumento di controllo e intimidazione preventiva utilizzato ormai per sedare qualunque forma di dissenso.
E Aldo è morto. Come? Perchè? Chi è Stato?
L’accusa è di omissione di soccorso per i poliziotti incaricati di sorvegliare i detenuti quella notte.
Vogliamo chiarezza sui lati oscuri di questa vicenda.
Vogliamo che la responsabilità della morte di Aldo sia assunta colettivamente, non sia attribuita solo all’istituto penitenziario ma al suo sistema carcerario.
E’ tempo di costituirci in comitato per la verità su Aldo, Giuseppe Ales, Federico Aldrovandi, Alberto Mercuriali, Marcello Lonzi di ottenere verità e giustizia sugli omicidi di stato, di abrogare la legge Fini-Giovanardi e reclamare la fine di ogni proibizionismo, di contrastare e opporci ad una società che sempre meno tollera qualsiasi espressione fuori dalla norma, di farci carico delle sorti dei processi per il g8 di Genova rispondendo ai pruriti vendicativi del potere con una manifestazione nazionale che contrasti e interrompa la costruzione di processi di oblio e rimozione collettiva. Perchè non ci fidiamo di uno Stato che processa se stesso e che alla fine finisce sempre per autoassolversi o al massimo nel trovare un capro espiatorio che paghi al posto di un sistema che rende normale la violenza istituzionale e la tortura: quando la tortura non è reato il carcere uccide!

1 commento:

Anonimo ha detto...

BISOGNA VERAMENTE AVERE PAURA!!SIGH

GIULIANO

IL SILENZIO È DEI COLPEVOLI


La parola e` l’archetipo dal quale in ogni religione, la creazione prende origine.
L’essere umano e` la sola specie dotata di parola, siamo gli unici dunque, in grado di comprendere la creazione.

L’unione di molteplici punti di vista, la libera comunione d’idee ed esperienze sono per me, il solo sistema che possediamo per progredire com’esseri viventi. Questa è una delle ragioni che mi portano a scrivere. Perché la scrittura a differenza delle volatili parole, permane.
Non sono uno scrittore, non possiedo, infatti, l’arte del dire per iscritto. Da sempre pero` traccio segni indelebili, per raccontarmi e raccontare. Questo mi rende un semplice, artigiano di parole.

Quello che segue non ha altro valore oltre a quello che vorrete attribuirgli. Non vi sono verità assolute, ma opinioni che vi possono offrire alternativi punti di vista. Il mio unico auspicio è che possiate riflettere, così come ho fatto io, sulle molteplici cose che la vita mi ha portato a conoscere.