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venerdì 24 aprile 2009

INTERVISTA COL FUTURO



Oggi tornano le interviste col futuro, con un ospite eccezzionale, che non ha bisogno di presentazioni.


Furio Colombo.


Uno dei più grandi giornalisti viventi. Una sua breve biografia la trovate qui :
http://it.wikipedia.org/wiki/Furio_Colombo
Amico personale dei Kennedy e di Martin Luther King, sua è l'ultima intervista a Pasolini.
Cominciamo...


CRNM: Intanto la ringrazio per aver accettato questa intervista con il futuro.


F.C.: Ringrazio voi per la gentilezza e la pazienza.


CRNM: Cominciamo con la prima domanda: Oltre alla progressiva scomparsa delle notizie dal panorama italiano, notiamo anche la deriva che l'informazione sta avendo nei confronti dello spettacolo. Sacrificando così la verità e l'etica professionale, per audience e pubblicità. L'informazione quando diventa di "consumo" perde la sua poesia e quindi la sua capacità di toccare l'anima degli uomini. Condivide ?


F.C.: La tua domanda è molto bella e poetica. No, non è un errore. La risposta è sepolta sotto il controllo aziendale dell’editoria. È come se sulle notizie si fossero abbattute le macerie di un sisma lento e inesorabile che è avvenuto nel giro degli ultimi tre decenni. Il sisma ha portato ad uno smottamento continuo nella rilevanza del giornalista come reporter, come commentatore, come editorialista, come contributore di idee, e ha provocato la tendenza ad aggirarsi con l’elmetto della disciplina aziendale, del "qui si fa così", del "questo si dice e questo non si dice". A suo modo fascismo e antifascismo negli anni ’20 sono stati un fior di confronto, nel senso che ognuna delle due parti aveva in mente una visione del mondo. Una visione del mondo, non un aggiustamento del potere. Ecco, non è più il caso. Qui il caso è, sul territorio limitato della singola esperienza del fare il giornalista, l’assestarsi degli interessi dell’editore-imprenditore in modo da prevalere. Sul piano più vasto del paesaggio circostante, il potere dell’editore-imprenditore ha cominciato a dipendere a sua volta, e sempre più drammaticamente, o da un altro editore-imprenditore, o da interessi più forti e troppo forti che comunque impedivano dialettiche e discussioni. Quindi le strade si accostano, si assomigliano, si ingrigiscono, si appiattiscono e fatalmente il desiderio mattutino del cittadino normale di mettere le mani sulla copia fresca del giornale appena uscito è diventato sempre e dovunque molto più debole.


CRNM: Nel 1979 Guy Debord scriveva (Prefazione alla quarta edizione italiana de La società dello Spettacolo) che "se Marx pubblicasse oggi " Il Capitale", andrebbe una sera a spiegare le sue intenzioni in una trasmissione letteraria della televisione, e l'indomani non se ne parlerebbe più. [...] Evidentemente, se qualcuno pubblica ai giorni nostri un vero libro di critica sociale, si asterrà certamente dall'andare in televisione, o di partecipare ad altri colloqui dello stesso genere; di modo che, dieci o vent'anni dopo, se ne parlerà ancora.". Lei stesso ha invitato gli esponenti del centrosinistra italiano a "non andare a Porta a porta", a disertare lo "show gladiatorio" delle trasmissioni "tagliate su misura" (Bruno Vespa). La neutralizzazione dello Spettacolo da parte della Verità passa necessariamente attraverso la scelta di un distacco?


F.C.: Ecco, questo non è più vero in gran parte del mondo, però continua ad esserlo in Italia. Penso alla posizione di coloro che non intendono discutere la condizione delle informazioni, delle notizie, del giornalismo, della televisione, dei media e persino della rete in Italia senza discutere del conflitto di interessi. Della rinuncia di non discutere mai più il conflitto di interessi. E questa è la sola condizione alla quale i dominatori dell’Impero delle notizie ti accettano, e tu diventi di colpo il loro beniamino. Il conflitto di interessi è quello che consente di nominare tutte le cariche della Rai al Capo del Governo dalla propria abitazione privata mentre è concessionario dello Stato in quanto proprietario di tutte le altre televisioni private del paese. In altre parole: ignorate lo scandalo immenso e sarete ammessi all’Ordine dei giornalisti. Non ignoratelo e entrerete a far parte di una nuova categoria che chiamerei sottordine dei giornalisti. Caratteristica dell’Ordine è di essere citati, intervistati e trasportati come madonne pellegrine in televisione. Caratteristica del sottordine dei giornalisti è di non essere mai citati, persino se siete deputati alla Camera e se fate discorsi che è un po’ difficile non citare, non perché siano bellissimi ma perché dicono alcune cose che provocano per esempio grande risentimento e reazione nel piccolo pubblico della Camera o del Senato. Ma se appartenete al sottordine questo non fa notizia. Quanto alla mia raccomandazione di non andare a Porta a porta, per tornare alla tua domanda, era una raccomandazione di tipo politico. Anche Porta a porta è una bandiera. La trasmissione è truccata, è rigorosamente al servizio del padrone, questo è stato detto in almeno dieci importanti libri di giornalismo italiano, testimoniato da almeno dieci importanti ed autorevoli voci del giornalismo e della politica italiani, da Pannella a Giovanni Sartori, senza bisogno di entrare nella divisione tra destra e sinistra. Porta a porta è una trasmissione truccata che ha come scopo di far vincere sempre la pallina che appartiene ad una certa persona, ad un certo giro e ad un certo partito. Però dà una grande visibilità. Ecco, io avevo chiesto con tutto cuore ai miei colleghi del Pd e del centrosinistra di rinunciare a questa visibilità, per togliere legittimità a quella trasmissione, in modo che si vedesse subito e a prima vista che è falsa. In altre parole intendo dire che bisognava "ritirare la delegazione", mostrare che non c’era dibattito, perché il dibattito era evidentemente impossibile. La prima dimostrazione sono sempre state le scritte proiettate sulla parete di fondo alle spalle del conduttore, fatte in modo da dare il senso dell’evento prima ancora di avere aperto il confronto. Non andare a Porta a porta non era poi un sacrificio spaventoso. Io facevo un discorso esclusivamente su Porta a porta, non perché ami gli altri talk show ma perché un esempio lo puoi dare solo se ti limiti, e certamente Porta a porta è il peggio, su questo non c’è dubbio. Per esempio a volte io dissento profondamente da Annozero, ma Santoro si espone personalmente, incassa insulti e improperi, si espone nella trasmissione ma soprattutto nella vita, nel senso che prende talmente parte e in un modo talmente vistosamente inclinato che toglie ogni trucco. Poi si può dissentire in modo clamoroso, ma dissentire è uno degli effetti più benefici del giornalismo, mentre "consentire credendo che" è uno degli inganni più gravi. Io mi accorgo molto spesso, nelle e-mail che ricevo o anche nelle domande che mi sento fare nelle sezioni del Pd, quando vado a parlare in periferia o in provincia, che l’argomento parte da Porta a porta. Non parte dalla politica, dalla realtà, ma da Porta a porta. Insomma, in sintesi e per tornare alla tua domanda, Porta a porta è un esempio di trasmissione truccata molto potente che deriva in modo diretto dal conflitto di interessi.


CRNM: Dobbiamo quindi, considerare il fatto che le possibilità di intraprendere in Italia un percorso di giornalismo politico e culturale professionista siano oggi praticamente nulle. Trovare rifugio nella rete è spesso e volentieri l’unica alternativa praticabile per gran parte della nuova generazione culturale e intellettuale del nostro Paese…


F.C.: Il rifugio nella rete è cosa buona, ma è pur sempre un rifugio: paradossalmente conta poco in un mondo di para-notizie. La rete ha due caratteristiche, da una parte brulica di tutte le notizie possibili e quindi di una quantità di notizie vere ed attendibili, dall’altra brulica di un’infinità di altre notizie che non sono necessariamente vere né attendibili. Inoltre non esiste un filtro che possa guidare, se non esperienza politica, di diritto, cultura, riferimento a grandi quadri del passato che servano ad orientarti, insomma un notevole grado di sofisticazione che ti metta in grado di usare la rete in un certo senso come un grande repertorio della vita. La vita non fa che offrirti contraddizioni e inspiegabili fenomeni. Le persone più straordinarie sono quelle che si avventurano dentro le contraddizioni, dentro questi fenomeni inspiegabili ed escono con una risposta d’arte, di scienza o di organizzazione. Queste sono le persone che lasciano il segno, altrimenti l’affollamento delle notizie determina una foresta molto fitta e poco interpretabile. Io penso sempre al fatto che uno dei più grandi utenti della rete che conosca è Umberto Eco. Resta il fatto che Umberto Eco è identico a quando io lo conoscevo, dotato di decine e decine di scatole da scarpe piene di decine di migliaia di schede. Ricordo che in un periodo in cui giovanissimi abitavamo insieme per sostenere le spese di un’abitazione, il suo trasloco consisteva soprattutto nello spostare queste scatole da scarpe piene di schede annotate in calligrafia minutissima, e tante agendine in cui ogni evento era quotidianamente annotato. Ecco, lui aveva già il suo computer, anche se gli mancava l’ordinatore, la possibilità di toccare un tasto e far comparire esattamente ed immediatamente il risultato della ricerca. Si dà il caso che la sua memoria assolutamente fuori dall’umano lo mettesse nelle condizioni di dirigersi direttamente verso la scatola giusta e di estrarre nel punto giusto la scheda giusta, nel momento in cui ne aveva bisogno per una citazione. Quindi non so bene se il computer lo abbia semplicemente indotto ad una vita più distante o se non abbia fatto che rappresentare ciò che lui era già. Però ci vuole una bella statura per usare il computer come strumento culturale e come strumento di notizie, altrimenti si forma da una parte una foresta-rifugio, che però è un po’ fiabesca e assomiglia molto all’universo di Tolkien, e dall’altra si vive in un mondo di para-notizie, che è quello in cui stiamo vivendo noi, che è un mondo in cui le notizie non sono veramente i fatti ma sono la pastorizzazione dei fatti secondo l’ambientazione politico-culturale del momento, del tempo, del luogo e del leader. Queste para-notizie non si incontrano mai con le notizie del web, e allora assistiamo ad un altro uso della rete che è una sorta di continua e frenetica comunicazione.Quindi c’è uno scambio fremente e continuo di contatti che non si alza mai da un piano basso a un piano alto, ma che continua ad estendere un territorio disperatamente uguale.


CRNM: Alla fine, internet non è altro che uno strumento, che anzi potrebbe dimostrarsi più regressivo che progressivo ?


F.C.: Volendo fare una sorta di giudizio sintetico direi che è la condizione ideale per ambientare e rendere felici le intelligenze medie che vogliono sapere quantitativamente di più ma non hanno l’ansia e la disperazione di salire più in alto o di scendere più in profondo. Sembrerà strano che lo dica dopo aver nominato Umberto Eco ma è così, il web non ha nulla a che fare né con l’ansia di salire in alto, né con la lotta, la disperazione, il desiderio, il bisogno di scendere e di esplorare il profondo. La Rete dà a tutti i suoi terminali, a tutte le decine e centinaia di milioni di persone che la usano, come impiegati di una stessa azienda che mantiene tutti più o meno allo stesso livello, salvo la retribuzione. Insomma, non è uno spettacolo straordinario, a meno che non sia incartato dentro lo spettacolo per me indimenticabile della cerimonia di apertura delle Olimpiadi cinesi, che in fondo ci ha offerto una visualizzazione straordinaria del che cosa fa il computer. Vale la pena di vederlo o di ritrovarlo, quello spettacolo realizzato dal regista cinese Zhang Yimou, che è lo stesso autore di un film quasi identico che si intitola "La città proibita". Tutta la sigla di apertura dei Giochi olimpici di Pechino mostrava migliaia di persone, di cui quasi la metà bambini, che facevano gesti quasi identici, appena sfasati di frammenti di secondo, in modo da creare delle continuità e delle armonie che erano possibili soltanto attraverso una partecipazione di massa e una disciplina immensa. A me è sembrata una sorta di clamorosa profezia. Ecco, vorrei che chi può tornasse a vedersi tutta la sequenza dell'apertura dei Giochi olimpici di Pechino.


CRNM: Lei sa che personalmente credo che non vi possa essere una reale rivoluzione senza passare per il cuore e l'anima degli uomini. Come considera dunque il ruolo dell'arte, poesia, musica, ecc. All'interno di un qualsiasi movimento politico ?


F.C.: Immenso ma non misurabile. E il ruolo degli artisti è di essere artisti. La sinistra o la destra non sono una condizione dell'arte e non sono neanche un dato dell'arte. Basti pensare ad Ezra Pound, che è indiscutibilmente un grande poeta. Quindi la mia risposta è un sì incondizionato al contributo dell’arte, anche perché la misteriosità della poesia, come la misteriosità della musica, una volta che scatta e comincia ad esistere non sai dove ti porta, e non ha alcuna importanza se ti porta più vicino o più lontano da ciò che ti sembrano in quel momento certi ideali. È chiaro che probabilmente ti porterà sempre più verso un mondo che hai intuito, che hai amato, che hai intravisto, che hai visto nella nebbia, che hai intercettato da lontano, che ti ha agganciato in un momento di fantasia, di ragione o di cognizione. Però è la poesia che decide, come è la musica che decide. Sono strumenti immensamente più liberi. E quindi la risposta è: immenso, il contributo, ma non misurabile.

CRNM: Per cocludere, lei quali suggerimenti da su come operare, nel presente, una efficace e non autoreferenziale resistenza umanistica ed intellettuale? Come disobbedire?

F.C.: Ci sono due modi per disobbedire. Uno si sta espandendo nel mondo ed è il fuggire fuori dalla politica, invadere i parlamenti, sequestrare i manager, distruggere cose. Una sorta di luddismo contemporaneo che si sta diffondendo e che è facilissimo trasformare in notizia, trasformare in scandalo, così come è facilissimo giocare sulla paura e trasformarlo in strumento di potere. L'altro modo di disobbedire è invece quello che stiamo facendo tu ed io, con precisione insistita e continua. Anche le gocce contano.


CRNM: Grazie di tutto, ma sopratutto di aver trovato il tempo.


F.C.: Dopo quasi un'anno, devo ringraziare voi per la pazienza e la perseveranza. Siete il futuro, non deludeteci...

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IL SILENZIO È DEI COLPEVOLI


La parola e` l’archetipo dal quale in ogni religione, la creazione prende origine.
L’essere umano e` la sola specie dotata di parola, siamo gli unici dunque, in grado di comprendere la creazione.

L’unione di molteplici punti di vista, la libera comunione d’idee ed esperienze sono per me, il solo sistema che possediamo per progredire com’esseri viventi. Questa è una delle ragioni che mi portano a scrivere. Perché la scrittura a differenza delle volatili parole, permane.
Non sono uno scrittore, non possiedo, infatti, l’arte del dire per iscritto. Da sempre pero` traccio segni indelebili, per raccontarmi e raccontare. Questo mi rende un semplice, artigiano di parole.

Quello che segue non ha altro valore oltre a quello che vorrete attribuirgli. Non vi sono verità assolute, ma opinioni che vi possono offrire alternativi punti di vista. Il mio unico auspicio è che possiate riflettere, così come ho fatto io, sulle molteplici cose che la vita mi ha portato a conoscere.