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martedì 4 marzo 2008

IN MEMORIAM


La morte di un amico, non è mai piacevole, ma lo è ancor meno, se ha 29 anni, se è sposato da un anno, se sua moglie aspetta il primo figlio, che sarà una magnifica bambina, che avrá i suoi occhi ma nei suoi occhi non si potrà mai specchiare. Le rimarranno alcune foto, le più belle, quelle che mamma ha scelto per mostrarle suo padre, nel migliore dei modi e nell’unico modo che le rimane, attraverso il ricordo.
Non so come ti chiamerà la mamma, ma credo che sarai Vittoria, come voleva il tuo babbo. E a te Vittoria scrivo questa lettera che sarà già vecchia e dimenticata quando comincerai a leggere le prime lettere all’asilo.
Ma te la scrivo lo stesso, per un motivo molto semplice e altrettanto profondo;
Io ci volevo bene al tuo babbo.
Abbiamo lavorato assieme anche se a 2500 km di distanza per un anno, parlandoci, 2,3,4,5 volte al giorno. La simpatia e la stima tra noi sono state immediate, cosa rara in questo lavoro. Poi finalmente un mese fa ci siamo conosciuti, propio li, nella tua Messina, nella tua città.
Città che il tuo babbo amava, e tanto, ma tanto che bastava guardarlo negli occhi, in quegli occhi che adesso sono i tuoi, quando parlava della sua Messina, per capire, che la sua terra e il suo mare lui ce li aveva piantati nel cuore.
Dicono che tendiamo ad amare di più propio ciò che ci fa soffrire. Forse per questo tuo Padre amava tanto la sua città.
Per questo credo che volesse chiamarti Vittoria, perchè questo significavi per lui.
Eri la sua Vittoria, su una vita impossibile, dove non conoscere le persone giuste o non possedere il giusto cognome, è già di per se sinonimo di fallimento, di sacrifici, di battaglie giornaliere per la sopravvivenza.
Tuo padre questo lo sapeva e ci conviveva dalla nascita. Ma non si era arreso, anzi. Aveva fatto di queste difficoltà la sua palestra, e di te piccola Vittoria la sua Fede nella speranza per il Futuro. Il tuo Futuro.
Piccola Vittoria, tuo padre non ti potrà più stringere, ne consolare, ne farti ridere a crepapelle e non potrà farlo, perchè era Italiano e ancor di più perchè Siciliano.
Tuo padre è stato ucciso. Questà è la realtà, l’unica possibile nella tua terra, se non sei “uno di loro” o se davanti a “loro” non ti sei inginocchiato. Non ti sei arreso.
Ho provato e sto provando a capire a raccogliere informazioni Vittoria, ma a parte le capacità quello che mi manca è il coraggio. Quello che servirebbe per fare le domande alle persone giuste e poi fare conoscere le risposte. Quello che serve quando sai che facendoti notare entrerai nel loro mirino.
Ho una moglie e una famiglia, e mi chiedo, vale la pena metterli a richio solo per sapere ? Solo per rispetto e giustizia nei confronti di tuo Padre ?
Questo non è un film, non è “la piovra” ma è la vita quotidiana. Dove il sangue è quello vero, quello delle persone che amiamo di più.
Non so perchè tuo padre sia stato ucciso Vittoria, ma so che nella nostra mentalità ipocrita e malata, il solo fatto che sia stato ucciso dalla parola che inizia per M, anche il solo pensarlo, lo colloca già all’interno di quella realtà, lo rende già un poco di buono.
Questo è quello che mi fa più male.
Il fatto che quando tuo padre è morto la sua lapide era già scritta. Il suo posto già inserito nel contesto. La sua vita già marchiata da quella scomoda M.
Questo è quello che credo non avrebbe mai potuto acettare tuo padre. Non dopo i sacrifici, i salti mortali, i dubbi, le paure che aveva passato e subito per mantenersi “pulito”, perchè sapeva che per dare una possibilità alla tua vita, per dargli un senso, un significato, un valore, lui non si sarebbe mai dovuto sporcare le mani. Perchè quelle stesse mani un domani, lui sapeva, ti avrebbero abracciato, acarezzato, trattenuto e sospinto, ma sopratutto protetto. Per questo le sue mani dovevano rimanere pulite, limpide, immacolate.
Per questo credo che chi lo ha ucciso, mirasse ad altro.
Forse tuo padre aveva visto qualcosa che non doveva. Passando dal posto sbagliato al momento sbagliato. Nel resto di Italia, questo significa al massimo un paio di schiaffi o di parolacce o addirittura una semplice denuncia. Nella tua terra, in questa nostra Italia, invece, troppo spesso ha significato e significa, solo una cosa. Morte.
Oppure, ed io credo sia cosi, tuo padre era un messaggio. Carta da lettere timbrata a fuoco e spedita col sangue. Il suo sangue. Dovevano mandare un messaggio a qualcuno a lui vicino, qualcuno con cui era in rapporti di lavoro. O forse è stata la fatale congiunzione di queste due possibilità.
Non lo so e non ho le prove.
Una cosa la so però, seguirò da vicino le indagini. Ma non mi aspetto molto. I giornali della tua città hanno solo accennatto il fatto, poche righe, troppo poche per 29 anni di vita vissuta in quelle realtà. Troppe poche per te e tua Madre.
Per questo ti scrivo Vittoria, anche se non mi leggerai mai. Per provare, aspettando il coraggio per fare di più, almeno a riequilibrare la bilancia di quello che non è stato scritto su tuo Padre. Per rivendicare la sua vita ONESTA, per far si che almeno l’esempio lasciatoci da quel lottatore che era tuo Padre Giancarlo, ci continui ad accompagnare ed a insegnare che vita e morte non sono uguali nella nostra Terra. E che proprio per questo certe vite, certi modi di viverle, valgono di più, molto di più.

Ciao Vittoria un bacio e abbraccio forte come la vita.

Ciao Gianc. Hasta pronto.

2 commenti:

Michelerovatti ha detto...

molto bello questo articolo

Anonimo ha detto...

non so chi era ne cosa è successo, ma se era davvero un tuo amico, mi unisco alle condoglianze.

un abbraccio sincero
Filippo

IL SILENZIO È DEI COLPEVOLI


La parola e` l’archetipo dal quale in ogni religione, la creazione prende origine.
L’essere umano e` la sola specie dotata di parola, siamo gli unici dunque, in grado di comprendere la creazione.

L’unione di molteplici punti di vista, la libera comunione d’idee ed esperienze sono per me, il solo sistema che possediamo per progredire com’esseri viventi. Questa è una delle ragioni che mi portano a scrivere. Perché la scrittura a differenza delle volatili parole, permane.
Non sono uno scrittore, non possiedo, infatti, l’arte del dire per iscritto. Da sempre pero` traccio segni indelebili, per raccontarmi e raccontare. Questo mi rende un semplice, artigiano di parole.

Quello che segue non ha altro valore oltre a quello che vorrete attribuirgli. Non vi sono verità assolute, ma opinioni che vi possono offrire alternativi punti di vista. Il mio unico auspicio è che possiate riflettere, così come ho fatto io, sulle molteplici cose che la vita mi ha portato a conoscere.